Ex capo della polizia partigiana interrogato per la «corriera della morte»

Ex capo della polizia partigiana interrogato per la «corriera della morte» M MM M11 ! M11M M M f 111M H II1111MIM1111111MIM [ 11111MI ! HM! 111M11MIM1[1LE INDAGINI SULLA TRAGiCA FOSSA DI SAN POSSIDONIO Ex capo della polizia partigiana interrogato per la «corriera della morte» Ha 50 anni e fa il mediatore di bestiame - Sarebbe stato messo a confronto con un testimone che lo avrebbe accusato di aver partecipato all'eccidio - A tutte le contestazioni ha risposto con sicurezza: « Non so di che cosa state parlando, lo non ho mai fatto male a una mosca » L'ex capo partigiano Armando Borsari interrogato ieri a Concordia (Telefoto) (Dal nostro inviato speciale) Modena, 2 febbraio. A Concordia sono cominciati oggi gli interrogatori dei sette partigiani, che secondo la lettera anonima ricevuta dai carabinieri, e le successive indagini del maresciallo D'Ambrogio, sarebbero stati presenti all'esecuzione dei passeggeri della tragica corriera fantasma. Come è noto, gli uccisi furono 23: fascisti o compromessi con la Repubblica di Salò. Viaggiavano da Brescia diretti a Bologna e Roma. Nonostante un lasciapassare del C.L.N., vennero fermati a Concordia, ed il 18 maggio rinchiusi nel municipio di San Possidonio. Qui, dopo un processo sommario, furono condannati a morte e fucilati nella stessa notte. Unica sopravvissuta, una ragazza dì 17 anni, a cui venne concessa la grazia in considerazione della giovane età. Il primo dei convocati è stato il comandante della polizia partigiana di San Possidonio — Armando Borsari, 50 anni, abitante a Santa Caterina di Concordia —. Sposato, con due figli, di cui il maggiore è attualmente militare, è stato contadino, poi salariato, ed infine mediatore di bestiame. Piccolo, atticciato, è giunto in caserma con aria disinvolta; ai giornalisti ha detto: « Fotografatemi pure, non ho nulla da nascondere ». Era ad attenderlo, oltre il maresciallo D'Ambrosio, il capitano Trucco dei carabinieri di Carpi. L'interrogatorio è durato oltre un'ora, e sembra che abbia avuto momenti drammatici. Il Borsari avrebbe ascoltato ogni contestazione, rispondendo invariabilmente: « Non so di cosa stiate parlando ». Ad un certo punto sarebbe stato messo a confronto con un testimone, che gli avrebbe detto: « Tu mi hai ordinato di andare a prendere la pala per sotterrare i cadaveri ». Ed il Borsari: « Ma che storia racconti, io non ti conosco nemmeno ». E poi, rivolgendosi al maresciallo: « Sono innocente, è una congiura. Non ha mai fatto male ad una mosca ». Il Borsari è già noto alle cronache per un processo avvenuto a Bologna nel '51: fu condannato a due anni (poi condonati), per sottrazione di cadavere. L'episodio avvenne a Pecugnaga, nel Mantovano. In paese comunque è noto per essere una brava persona. Durante la Resistenza combatté contro i fascisti con lealtà e coraggio; più. di una volta rischiò di essere ucciso. All'uscita dalla caserma ha cercato di nascondersi ai lampi dei fotografi, gridava: « Andate via, non voglio parlare con nessunq ». Si è allontanato a passo svelto, quasi di corsa, dimenando le braccia in segno di protesta, fra la curiosità dei passanti. Dopo averlo interrogato, sembra che i carabinieri abbiano deciso dì riprendere gli scavi nel fosso anticarro nella cascina Telila. Intanto sono stati consegnati al prof. Marcialis, dell'Istituto di medicina legale dì Modena, i resti dissepolti la settimana scorsa: tre sacchetti di cellofan. Ora si cercherà di ricomporre gli scheletri: un lavoro difficile, che richiederà almeno un mzse e mezzo. Stamane si è presentato ai carabinieri di Bondeno, un paese a cinquanta chilometri da Concordia, l'ex fidanzato di Maria Tirabassi, la giovane che sarebbe stata uccisa insieme ai passeggeri della corriera fantasma, e di cui « La Stampa » ha pubblicato la fotografia. L'uomo — Raul Accorsi, abitante a Bolzano — ha confermato che la ragazza era salita sulla corriera partita da Brescia il 14 maggio 1945. Avevano fatto insieme un tratto di strada, poi l'Accorsi era sceso a Cassano d'Adda, in attesa di un altro pullman per Milano. Pochi chilometri dopo, il pullman veniva fermato e dirottato a Concordia. Pietro Squillerò