La fusione tra Bmh e Leyland conferma una tendenza europea

La fusione tra Bmh e Leyland conferma una tendenza europea La fusione tra Bmh e Leyland conferma una tendenza europea 111| gruppo M&mieft e èvesteto 4 «b#6 M «towte * U tappe Sul piano economico-industriale, il 1968 è cominciato con un avvenimento di notevole portata che riguarda l'Inghilterra: la fusione della British Motor Holding con il Gruppo Leyland. Il nuovo complesso, che ha preso la ragione sociale di British Leyland Motor Corporation, con quasi 200 mila dipendenti e una cifra di affari globale che nel 1967 dovrebbe aver sfiorato i 1200 miliardi di lire, si pone nell'industria automobilistica europea subito dopo la Fiat e la Volkswagen per quanto riguarda la potenzialità produttiva, e al sesto posto nel mondo. Per avere un'idea dell'ampiezza dell'operazione^ ricordiamo che la Bmh comprendeva le marche Austin, Morris, Mg, Riley, Wolseley e Jaguar; ta Leyland è il più forte produttore europeo di autocarri e autobus, e sei anni fa aveva assorbito la Standard-Triumph. E' stata in un certo senso una specie dì concentrazioni a catena: nel 1952 la Austin e il Gruppo Nuffleld (che a sua volta era nato nell'anteguerra con la fusione della Morris, della Mg, della Riley e della Wolseley) avevano dato origine alla British Motor Corp.; nel 1966 la Bmc aveva acquistato la Jaguar (già proprietaria della Rover e della Alvis) trasformandosi nella British Motor Holding. A sua volta, come abbiamo accennato, la Leyland rilevava nel 1962 la StandardTriumph, nata 10 anni prima dalla fu- sione tra queste due ultime marche, e l'anno scorso la Rover. Il consolidamento si è adesso completato nella British Leyland Motor Corp., con un capitale di 290 milioni dì sterline (435 miliardi di lire), dì cut 165 milioni di sterline apportati dalla Bmh. e 125 milioni dalla Leyland. La nuova holding rappresenta oggi quasi il 55 per cento della produzione automobilistica inglese nel settore vetture, e il 75 per cento in quello degli autoveicoli industriali. Ed è significativo osservare che la Blmc è rimasta in Gran Bretagna l'unico complesso al 100 per cento inglese, di fronte agli altri tre gruppi a capitale americano, cioè la Ford, la Vauxhall (General Motors) e la Rootes (Chrysler). Molti si chiedono, in Inghilterra, quale potrà essere nella costituita nuova società il peso dei rispettivi gruppi d'origine. Si fa notare che il bilancio della British Motor Holding per l'anno finanziario 1966-1967 sì è chiuso con una perdita di 5 milioni di sterline (sette miliardi e mezzo di lire, al nuovo cambio), mentre l'anno precedente aveva registrato un utile di 20 milioni di sterline. Per contro, la Leyland aveva affrontato la crisi congiunturale dell'anno scorso in condizioni assai migliori, accusando unicamente negli ultimi due esercizi una diminuzione degli utili da 16 a 12 milioni dì sterline. Comunque, anche in ragione del maggior apporto di capitale da parte della Bmh, presidente del consiglio di amministrazione della British Leyland Motor Corporation è stato nominato sir George Harriman, già presidente della stessa Bmh, mentre sir Donald Stokes (che presiedeva la Leyland), ha assunto la carica di direttore generale. Sir Donald, 55 anni, è considerato l'« uomo forte » dell'industria automobilistica inglese, e gli esperti si attendono che dalla sua gestione energica e dinamica il gruppo tragga grandi benefici. Si tratta in ogni modo della maggior concentrazione industriale mai avvenuta, in Europa, nell'ambito dell'industria automobilistica. Gli altri esempi degli ultimi anni sono dati dall'assorbimento della Panhard e della Berliet da parte della Citroen, dì quello della AutoUnion ad opera della Volkswagen, e della Glas entrata a far parte della Bmw. Si può infine ricordare il recente accordo di « associazione » tra la Renault e la Peugeot. Ferruccio Bernabò

Persone citate: Donald Stokes, Ferruccio Bernabò, George Harriman, Glas, Riley

Luoghi citati: Europa, Gran Bretagna, Inghilterra