La ribellione e la stanchezza del «Lutero» di John Osborne

La ribellione e la stanchezza del «Lutero» di John Osborne IN «PRIMA» TORINESE AL GOBETTI La ribellione e la stanchezza del «Lutero» di John Osborne Lutero, un « arrabbiato »? Nel 1961. quando John Osborne presentò a Londra il suo dramma sul riformatore tedesco, la tesi era meno arrischiata di quanto oggi possa apparire. A soli cinque anni dal clamoroso esordio con Ricorda con rabbia, sembrava inevitabile che il capofila degli « àngry men » inglesi avesse riversato su Lutero la collera e la protesta di Jimmy Porter. protagonista di quella prima commedia. Ora, tolti di mezzo, con l'abolizione della censura, gli ostacoli che essa aveva frapposti, Lutero si rappresenta anche da noi. In ritardo, è vero, ma con il moderato vantaggio di poterlo collocare in j una più esatta prospettiva. Questo Lutero è un ribelle, ha la rabbia in corpo ma Osborne, arieggiando deliberatamente le «chronicle plays» scespiriane e gli schemi epici di Brecht (che del resto si rifaceva volentieri anche lui agli elisabettiani), ha delineato una cornice storica che è sufficiente a non confondere il padre della Riforma con un giovanotto anticonformista del nostro tempo. Se mai, si può rimproverare ad Osborne di non avere approfondito il personaggio. La vita di Martin Lutero è narrata in una serie di quadri che fissano i momenti culminanti di trent'anni di lotta contro i tre grandi suoi nemici: se stesso. Satana, la Chiesa romana. Assistiamo alla vestizione di Lutero, alla sua prima Messa, e ne ascoltiamo gli sfoghi mistici, le dispute con il padre minatore, e già piccolo capitalista, che sì rifiuta di accettare quella vocazione. Ma degli uni e delle altre ci sfuggono i moventi più autentici. (Oltre a tutto, in questa edizione è stato tagliato il dialogo iniziale, piuttosto illuminante, tra il padre di Martino e un amico). E, più avanti, da dove nasce e di che natura è l'ira furibonda di questo frate, contro il mercato delle indulgenze, contro la soggezione al Papato, un'ira che, dopo l'affissione delle famose novantacinque tesi sul portale della chiesa di Wittemberg. lo spinge a rifiutare la scomunica, a rompere tutti i ponti con Roma? Iai rivolta di Lu tero è talvolta a vuoto: mancano gli antagonisti.. Attribuire una ribellione di così grande portata soltanto ai mali fisici, la stitichezza soprattutto, che afflissero Lutero, ne immiserirebbe la figura. Eppure Osborne non sempre evita questo pericolo, anzi vi insiste con compiacenza (il suo protagonista ha sempre mal di pancia), anche se al terzo atto, davanti all'indifferenza con cui Lutero lascia massacrare i contadini che pure si erano sollevati in suo nome, accenna ad una interpretazione, parziale ma acuta, della Riforma luterana come di un movimento di enormi implicazioni sociali e politiche, oltre che religiose, ma quasi indipendenti dalla volontà del suo iniziatore. Alla fine, Lutero si acqueta in una pigra esistenza bor¬ ghese accanto alla donna che gli darà sei figli. E' il ribelle che torna all'ovile, come tanti « arrabbiati » di Osborne, ma è anche un riferimento al lassismo e alla sensualità del Galileo brechtiano. Qui, in una scena toccante nella sua semplicità — Lutero con il suo primogenito in fasce — si placano anche le furie di Virginio Gazzolo che indubbiamente non sbaglia impostando una recitazione convulsa e nevrotica, nonostante qualche intemperanza da « beatnik ». Lutero è andato in scena ieri sera al Gobetti, finalmente riaperto alla prosa. L'ha presentato un gruppo di attori riuniti coraggiosamente in tt sociale » con il regista Beppe Menegatti che lia allestito, con le sobrie e ingegnose scene di Silvano Falleni e gli effetti sonori del Bussotti, uno spettacolo modesto ma decoroso, non senza squilibri e bizzarrie, ma anche con felici intuizioni. Con il Gazzolo, interessante protagonista, recitano altri dieci interpreti: Anna Malvica è l'unica donna tra Corrado Olmi, Cesare Bettarini, Andrea Bosic, Antonio Nediani, Graziano Giusti, il Lux, il Ferrarone e- il Ciccocioppo. Tutti si prodigano con abnegazione, alcuni in doppie parti, e contribuiscono in uguale misura al successo dello spettacolo, accolto con calorosi applausi. Si replica. Alberto Blandi

Luoghi citati: Londra, Roma