Il rapporto Beolchini sul Sifar sarà letto giovedì in Tribunale di Guido Guidi

Il rapporto Beolchini sul Sifar sarà letto giovedì in Tribunale Era stato compilato per ordine di Tremelloni Il rapporto Beolchini sul Sifar sarà letto giovedì in Tribunale In seguito ai risultati di quella inchiesta il governo nell'aprile scorso aveva sostituito De Lorenzo nella carica di Capo di Stato Maggiore dell'esercito - Il generale Beolchini avrebbe accertato che il Sifar aveva schedato 157 mila persone (compresi 4500 sacerdoti) - I giudici interrogheranno ancora due generali e un colonnello dei carabinieri, poi parleranno gli avvocati (Nostro servizio particolare) Roma, 27 gennaio. Negli archivi del Sifar soìio stati trovati ì nomi di 157 mila persone la cui attività il servizio informazioni militari ha dettagliatamente controllato ed annotato in altrettanti fascicoli. Di questi fascicoli, 4500 si riferiscono a sacerdoti. Il criterio con cui si procedeva a questo controllo e a queste annotazioni era semplice: il Sifar prendeva nota di tutto ciò che facevano uomini di governo, parlamentari, sindacalisti, dirigenti di partiti politici, religiosi, militari. Questi dati sono stati forniti dal gen. Beolchini nella relazione conclusiva dell'indagine compiuta dalla Commissione incaricata dal ministro della Difesa di ricostruire la attività svolta dal Sifar e dì accertare se eventualmente non vi siano state delle « deinazioni ». I dati e questa relazione con la successiva istruttoria compiuta dalla Procura generale presso la Corte d'appello di Roma conclusasi con l'archiviazione perché la indagine si è dovuta fermare di fronte all'ostacolo costituito dal segreto militare o politico sono finiti negli atti del processo in tribunale originato dalla querela del generale De Lorenzo contro « L'Espresso ». I giudici oggi hanno deciso: l'indagine sugli avvenimenti dell'estate '64 può dirsi conclusa; è superfluo ascoltare, come testimoni, il presidente del Consiglio on. Moro, il vice presidente on. Nenni, il ministro della Difesa on. Tremelloni, l'ex capo di Stato Maggiore dell'esercito generale Aloia; è inutile chiedere al servizio informazioni militari le liste, compilate dal Sifar quattro anni or sono, con i nomi di coloro che, considerati pericolosi per la sicurezza dello Stato, avrebbero dovuto essere arrestati dai carabinieri; è opportuno, invece, interrogare ancora tre ufficiali dei carabinieri — due generali ed un colonnello — che a suo tempo consultarono le liste; è necessario soprattutto allegare agli atti del processo la relazione del gen. Beolchini in modo che giovedì quando sarà ripreso il dibattimento, conclusi gli ultimi interrogatori, si possa passare alla discussione. II gen. Beolchini ha accolto in 40 pagine dattiloscritte i risultati dell'inchiesta e le impressioni della commissione sottolineando alcuni punti di notevole rilievo: 1) che le persone schedate in Italia erano 157 mila di cui 4 mila e 500 religiosi: 2) che le per- \ sone schedate erano suddivise per categorie: uomini di governo, parlamentari, uomini politici ecc.; 3) che il gen. De Lorenzo aveva in pratica creato un « centro di potere occulto » controllando contemporaneamente il Sifar e l'Arma dei carabinieri anche quando aveva lasciato il comando del servizio informazioni; 4) che vi erano slate nell'attività svolta dal Sifar delle « deviazioni » costituite soprattutto dal criterio con cui si è proceduto alla raccolta degli elementi relativi alle 157 mila persone di cui veniva seguita ogni attività pubblica e privata; 5) che il gen. De Lorenzo non ha agito per «interferenze esterne»; 6) che delle «deviazioni» constatate nell'attività del Sifar la responsabilità è soltanto del gen. De Lorenzo. Oggi, in Tribunale un'udienza dedicata interamente alle ultime richieste e alla decisione dei giudici. L'avv. Franco De Cataldo, legale del col. Filippi, ha chiesto che venissero allegate le liste del Sifar; l'avv. Anselmo Crisafulli (ad evitare possibili errori di omonimia precisiamo che non è il prof. Vezio Crisafulli, ordinario di diritto costituzionale all'Università di Roma), legale del gen. De Lorenzo, ha rinunciato all'interrogatorio dell'on. Moro, dell'on. I Nenni, dell'on. Tremelloni, del gen. Aloia e del gen. Mancinelli ma ha chiesto che venisse ascoltato il consigliere di Stato dott. Lugo che fece parte della commissione presieduta dal gen. Beolchini e che venissero allegate le motivazioni delle medaglie del gen. De Lorenzo e le sue note caratteristiche militari. L'avv. Pisapia difensore de « L'Espresso », ha chiesto invece che venissero interrogati alcuni ufficiali: il gen. Dagoberto Azzari il quale al gen. Manes spiegò che nelle liste non vi erano indicate tutte persone pericolose per la sicurezza dello Stato, ma vi erano indicati i nomi di persone iscritte al pei: il gen. Lepore e il col. Sottiletti che vennero interrogati anche loro dal gen. Manes: il gen. Aurigo e il col. Sarti che parteciparono alla riunione svoltasi al Comando di divisione dei carabinieri a Milano di cui ha parlato il gen. Zinza e durante la quale furono impartiti gli ordini di scegliere i luoghi dove concentrare gli arrestati. Inoltre l'avv. Pisapia ha chiesto alcuni confronti: fra il gen. Zinza, il gen: Markert e il col. Mingarelli; fra il gen. Manes e il col. Dalla Chiesa. Il pubblico ministero ha insistito nella sua tesi: l'indagine può considerarsi completa ed è giunto il momento di passare alla discussione. Soltanto su una richiesta ha insistito: che venisse allegato il fascicolo con la relazione del gen. Beolchini. « Per quanto riguarda le liste — ha osservato il P. M. — non sarebbe diffìcile rintracciarle, ma sarebbe pressoché impossibile stabilire se esse sono quelle di cui stiamo trattando. Non abbiamo alcun elemento di garanzia. Non si tratta di documenti regolarmente protocollati, ma di semplici fogli di carta senza tenere conto poi che ci verrebbe risposto che si tratta di un segreto militare. Si potrebbe andare avanti nella indagine ma allora bisognerebbe interrogare tutti, anche i marescialli che vennero incaricati di trovare le chiavi dei portoni in modo che tutto fosse pronto per procedere agli arresti. Ma non credo che sia opportuno in questa sede ascoltare altri testimoni. Chi viene citato in questo processo non è soltanto un testimone, ma un protagonista che ha problemi suoi da risolvere pur non essendo affatto intenzionato a dire 11 falso ». Due ore di riunione in Camera dì consiglio, poi il tribunale ha deciso: solo tre testimoni da interrogare ancora (il gen. Azzari, il gen. Lepore e il col. Sottiletti). Acquisire le note caratteristiche militari del gen. De Lorenzo e la relazione del gen. Beolchini con i suoi dati dì cui sinora sì ignorava l'esistenza. Guido Guidi

Luoghi citati: Aurigo, Italia, Milano, Roma