I pensionati dell'lnps del Cotonificio Valle Susa
I pensionati dell'lnps del Cotonificio Valle Susa LETTERE AL DIRETTORE I pensionati dell'lnps del Cotonificio Valle Susa Signor direttore, leggo su « La Stampa » del 17 gennaio, nella rubrica « Specchio del tempi », una lettera rivolta soprattutto a me e che riguarda i pensionati Inps già dipendenti del fallito Cotonificio Valle Susa. Della grave vicenda di quei pensionati mi sono occupato intensamente, provocando riunioni ed incontri presso il prefetto di Torino e recandomi tra l'altro almeno cinque volte a Milano dal presidente della Sezione fallimenti del Tribunale, dott. Gianni. Il CVS sembra debitore di 2 miliardi verso l'Inps — senza contare le indennità di mora — per i 7700 dipendenti che contava. Dopo avere tentato varie altre soluzioni, respinte dall'Inps, per la sistemazione dei pensionati prima della chiusura del fallimento — che avrebbe potuto e potrà ancora tardare di mesi e di anni —, la direzione dell' Inps accettò quella del versamento non delle sole marchette (di scarsissimo valore), ma anche dei contributi relativi agli 815 ex dipendenti del CVS ormai in età di pensione: 136 milioni circa. Il comitato dei creditori del CVS deliberò in tal senso ed io ne ebbi finalmente comunicazione in novembre dal presidente Gianni, come fu pubblicato dai giornali. Successivamente, tuttavia, il curatore del fallimento, dott. Gambiglioni Zoccoli, non ha ritenuto di effettuare il versamento perché esso non rispetterebbe la graduatoria dei pagamenti dei creditori cosiddetti privilegiati (il credito deil'lnps figura dagli 11 miliardi in poi nella lunga fila dei 40 e più miliardi del conto passivo del CVS, cui peraltro sembra po- ter corrispondere un notevole conto attivo che copre largamente le spettanze dei creditori privilegiati). Perché si è comportato in tal modo il dott. Gambiglioni Zoccoli? Perché il curatore risulta l'unico responsabile dei pagamenti del fallimento ed egli non si fida di alterare l'ordine di legge. Mentre questo increscioso contrattempo si verificava, l'Inps notificava ad alcuni pensionabili o pensionati ex CVS che la loro pensione 0 riliquidazione di pensione avrebbe avuto decorrenza dal mese successivo a quello del pagamento dei contributi: i pensionati, cioè, perderebbero la pensione o una quota della pensione dal momento in cui ne hanno maturato il diritto a quando (nel 1968? nel '69? nel '70?) il fallimento del CVS pagherà finalmente l'Inps. Nel ridiscutere il problema col presidente Gianni, gli ho fatto presente che ciascuno dei pensionati avrebbe insinuato nel fallimento CVS un credito pari alla somma (con interessi) così negata e in tal senso ho suggerito all'Inas di promuovere l'azione necessaria tanto verso il fallimento, quanto verso l'Inps. K' una complicata vicenda, signor direttore. Nel caso, mi sono scontrato con un invecchiamento della legge fallimentare e, per alcuni aspetti, nella non totale buona volontà degli uomini che possono decidere (la questione è in sede giudiziaria). La morale è purtroppo negativa: ritardo di anni nel pagamento di pensioni o di parte delle pensioni e pericolo che qualche somma dovuta a povera gente sfumi; dall'altro ' lato, però, per la cocciutaggine nel negare il pagamento dei contributi, è probabile che il fallimento si addossi un ulteriore debito di alcune centinaia di milioni (il pagamento delle pensioni arretrate) che altrimenti sarebbero state e sarebbero pagate dall'Inps. Cordialmente. Carlo Donat-Cattln Sottosagr. per tt Patite, di Stelo ;
Persone citate: Carlo Donat-cattln, Gambiglioni Zoccoli, Stelo
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