Acapulco, paradiso inquieto

Acapulco, paradiso inquieto C'È QUALCOSA «DI GUASTO E PROVVISORIO» NELLA GRANDE CITTÀ BALNEARE Acapulco, paradiso inquieto Nel centro turistico più famoso del Messico, il sole brilla 342 giorni all'anno e l'estate dura dodici mesi - I ricchi americani scoprirono durante la guerra quest'antico covo di pirati; oggi la spiaggia costa centomila lire al metro, il porto è gremito di motoscafi d'alto mare, nei grandi alberghi passano i Rothschild e i Kennedy - Ma accanto alla città moderna vive un mondo di miseria, d'analfabetismo e di violenza - Si muore più per omicidio chs per attacco cardiaco, nei dintorni l'esercito dà la caccia ai banditi; uno scontro fra sindacati (33 vittime) è liquidato dal giornale con una breve notizia (Dal nostro inviato speciale) Acapulco, gennaio. Un terreno in buona posizione — sulla « costerà » Miguel Aleman — quindici anni fa si vendeva a cinque pesps (250 lire) il metro quadrato; oggi vale piìi di duemila pesos (centomila lire). Il prof. Alfonso Quiroz Quaron afferma che nello Stato di Guerrero, di cui Acapulco è il centro principale, ogni anno su centomila persone 25 muoiono di malaria, 19 di infermità, cardiache, 91 sono assassinate. « Una criminalità primitiva — rileva il professore — è esacerbata dal contrasto tra la opulenza del turista e la miseria della popolazione locale ». Acapulco sì definisce « secondo paradiso terrestre ». E' davvero bella. Vi sono po¬ sti non meno belli, perfino migliori, in Italia e in altri paesi, ma nessuno può vantare dodici mesi sempre estivi (trenta gradi) e 342 giornate di sole all'anno. E' probabilmente uno dei posti dove il sole si paga più caro: nel buoni alberghi la camera costa dalle 15 alle 20 mila lire al giorno. Soltanto la camera. Dal balcone del mio albergo vedo la profonda spiaggia dorata, con una sabbia finissima e tenuta pulita come un salotto, ma i bagnanti preferiscono stare attorno alle piscine, nella frescura delle palme. Vedo un paracadute volare alto sul mare. Lo trascina, con un cavo lungo un centinaio di metri, un motoscafo che sì allontana, ritorna, volteggia, rallenta e il paracadute si abbassa quasi a pelo dell'ac- qua, accelera e l'ombrellone rosso e bianco riprende quota. Gli alcatraz — grossi gabbiani color tabacco che sempre sono stati padroni di questo cielo — fuggono spaventati. Nelle cinghie del paracadute è allacciata una ragazza. Deve essere piacevole ed esaltante stare lassù. Sul balcone del mio albergo leggo il giornale di stamane. Ieri, il 32" battaglione che ha stanza ad Acapulco si è scontrato, a pochi chilometri dalla città, con Panuncio Vasquez e i suoi banditi. Il combattimento è durato 19 ore: venti fuorilegge e un soldato sono morti, cinque militari feriti gravemente. Panuncio Vasquez è fuggito con ì superstiti della banda per i monti aridi, dove crescono soltanto cactus. La notizia è data in poche righe, con un titolo a due colonne. Si direbbe che non sia un fatto eccezionale. Vado al molo. Tre secoli fa, qui erano piazzati i cannoni dei pirati. Poi i pirati furono sconfitti e da qui partirono verso le Filippine i galeoni spagnoli. Ora attraccano al molo motoscafi d'alto mare con ì turisti americani che hanno pescalo pesci spada lunghi due metri e con ampia pinna dorsale. Le prede vengono appese a un palo — la testa in giù, il sangue che sgocciola dalla bocca —; accanto gli americani posano per la fotografia ricordo. « Come chiamate questo pesce? » domando ad un acapulcheno. « Vela, perché ha la pinna come una vela » risponde. E' un uomo gentile, un meticcio con la barba di parecchi giorni e non ha i soldi per una tequila né per una sigaretta. Sta qui alla riva, seduto sui calcagni, per passare il tempo. Mi dice che abita nel « barrio de La Laja ». Grossa storia, questa di La Laja, che è il nome di una collina d'Acapulco. Apparteneva a un generale. Una quindicina di anni fa un « campesino », Alfredo Lopes Cisneros, guidò sulla collina un centinaio di acapulcheni senza casa, la occuparono, in una notte costruirono baracche « tetto compreso » e così le autorità non poterono cacciarli. I Accorsero altri miserabili I c/te non avevano casa (ven- limila persone ora abitano il « barrio » ) e Cisneros divenne una specie di Robin Hood. Lo chiamarono « el rey Lopitos ». lo venerarono, le donne speravano che lui le. guardasse. Si ubriacò di potenza, pretese una tangente dai suoi « sudditi », che gliela pagarono volentieri, controllò voti e fece la voce grossa con le autorità. Ora gli attribuiscono . parecchi omicidi. Il 4 agosto dello scorso anno, una sera che scendeva in auto ad Acapulco, cadde in un'imboscata. Crepitarono i mitra. « El rey » fu ucciso da 12 pallottole, morì anche il ir pistolero » sua guardia del corpo, una ragazza — una delle sue mogli — fu colpita da sette proiettili, ma sopravvisse. Non sono stati ancora identificati gli autori dell'attentato. Dove « el rey » è caduto, i a sudditi » hanno alzato una croce. Vi sono sempre fiori, la notte è acceso un lumino. Acapulco l'hanno costruita in fretta e male. E' stata scoperta dagli americani degli Stati Uniti durante la guerra. Era sconveniente, in quei severi anni, andare a divertirsi in California o in Florida, sotto gli occhi di tutto il paese. Perciò venne fuori Acapulco. Poi il presidente del Messico, Miguel Aleman, fece costruire strade e fu il favoloso boom dì una cittadina che, decaduta come porto, viveva di pesca e di copra, il frutto della palma. Sono sorti decine di alberghi, centinaia di ville. Uno scrittore francese definisce Acapulco k il più banale dei centri balneari, con in più qualcosa di guasto, di provvisorio, di risolto malamente ». Parecchi dei più grossi nomi d'America e d'Europa vennero ad Acapulco. Ieri sera, al ristorante italiano « Dino's ». mi hanno indicato un tavolo: « Là c'è un Rothschild ». Un altro tavolo: un Balkany. Un terzo: uno dei potenti di Wall Street. Mi hanno detto: ii Jacqueline Kennedy, quan- do viene ad Acapulco, vuole sempre quel tavolo d'angolo. Aspettiamo domani sera Frank Sinatra ». Ma c'è una preoccupazione: Acapulco acquista in quantità e rischia di perdere in qualità. Sempre più numerosi vengono a passare due settimane i tassisti di New York, mentre da un paio di stagioni alcuni « bei nomi » non vengono più. L'orgogliosa Acapulco è sorta sulla collina di Las Brisas e lungo la « costerà » Miguel Aleman. Il paese è rimasto quello di sempre: strade tortuose con case screpolate e rovinate, con piccole botteghe oscure e sudice. Davanti alla Posta, meticci e indios dettano let¬ tere agli scrivani. Una toh la di bimbi chiedono di lucidare scarpe, offrono gomma da masticare oppure domandano «un peso, por favor ». Sgangherati autobus arrancano verso frazioni vicine,- dove la miseria si taglia con il coltello; L'autobus arriva ad una fermata e accorrono venditori con del ghiaccio tritato e colorato. Una bimba implora con gli occhi il padre, che fa di no con il capo, e sono tutti tristi: la bimba, il padre, il venditore. In una di queste strade della vecchia Acapulco, una settimana dopo l'uccisione del « rey Lopitos », una « union des copreros », sindacato dei lavoratori della copra, mentre celebrava nella sua sede l'anniversario della fondazione, fu assalita da un gruppo sindacale dissidente. Si sparò da ambo le parti, con pistole e con gli- « eme uno », i fucili mitragliatori, ci fu la sortita'degli assediati e la battaglia continuò sulla spiaggia. Morirono 33 persone, altre decine furono ferite. Un amico acapulcheno mi mostra un settimanale dello scorso agosto con la breve notizia di questo massacro sotto il titolo: «Matanza in una tarde de domingo ». Ci sono anche fotografie: cadaveri sotto te palme, sulla sabbia un « sombrero » sforacchiato e manciate di bossoli. L'amico si riprende il suo settimanale e mi dice: « Fa caldo, beviamo una birra». Andiamo in un bar. Su una parete c'è scritto: « Quando l'allegria bussa alla tua porta, lasciala entrare e bevi vino, perché la vita è breve ed è piena di infortuni ». Luciano Curino Los Angeles San Diego Chihuàhui 250 500 7*0 I000| Km. San fa Fe o Dallas Durango MESSICO Matamoro, o Guadala/ara O ^^^«iVillahermosa S~ 'lituiizi utuoa ^ /sfi/v hondur; buàtfmai A*-JgSlS