Due generali dei carabinieri confermano di aver ricevuto le liste compilate dal Sifar di Guido Guidi

Due generali dei carabinieri confermano di aver ricevuto le liste compilate dal Sifar Le deposizioni al processo De Lorenzo - L'Espresso Due generali dei carabinieri confermano di aver ricevuto le liste compilate dal Sifar Il gen. Marker! (che nel luglio 1964 comandava la divisione di Milano) dichiara che erano liste da aggiornare e non contenevano persone di rilievo - Presidente: «Ma il gen. Zinza ci disse che si parlò di persone da arrestare » - Markert: « Può darsi che l'abbia saputo dal mio Capo di Stato Maggiore » - Aggiunge: « Veramente dopo l'aggiornamento, in caso di emergenza, doveva arrivare l'ordine di esecuzione» - Il secondo teste, il gen. Celi dichiara: «Nelle liste c'erano solo estremisti, persone pericolose per l'ordine pubblico. Si parlò anche di campi di concentramento, ma per nostra iniziativa. La situazione era tranquilla » - Oggi nuova udienza in Tribunale (Nostro servizio particolare) Roma, 18 gennaio. La maggior parte di coloro che, nell'estate di quattro anni or sono durante la crisi di governo, avrebbero dovuto essere arrestati sulla base delle liste compilate dal Sifar e consegnate ai carabinieri erano di estrema sinistra. La circostanza, riferita da due generali e da un colonnello dei carabinieri, è stata posta in rilievo negli allegati al rapporto che il gen. Giorgio Manes ha redatto al termine della sua inchiesta. Ed oggi, seppure censurati dal comando generale dell'Arma in talune parti, di questi allegati è stata data lettura in aula alla ripresa del processo in Tribunale originato dalla querela del gen. De Lorenzo contro « L'Espresso ». Gli allegati sono sette e si riferiscono ad altrettanti interrogatori resi al vice comandante dell'Arma dei carabinieri gen. Manes. Le censure hanno colpito i nomi degli ufficiali ai quali i quattro generali e i tre colonnelli interrogati hanno fatto riferimento ma che sono comunque facilmente individuabili. Il generale di brigata Oreste Lepore ricordò che nel giugno 1964 si svolse presso il comando generale dell'Arma un rapporto durante il quale si invitò gli intervenuti a seguire la situazione, a tenere aggiornate le liste di coloro che potevano essere pericolosi per la sicurezza dello Stato: ed in queste liste numerosi erano gli elementi iscritti al pei. Il gen. Dagoberto Azzari spiegò di avere partecipato a questa riunione durante la quale" gli fU: consegnato un elenco di persone da arrestare nelle Marche che rientravano nella sua competenza. Fece presente che taluni di costoro erano tutfaltro che pericolosi, ma il Capo di Stato maggiore gen. Picchiotti gli rispose di non depennare nessuno perché appartenevano ai ruoli direttivi dell'apparato comunista. Il rapporto Manes Il gen. Franco Picchiotti, Capo di Stato maggiore del comando generale, ammise di avere impartito ordini ger controllare la situazione e per predisporre le eventuali contromisure; il gen. Cosimo Zinza disse quello che un mese fa ha confermato in Tribunale sulla esistenza delle liste nella zona di Milano. Il col. Romolo Dalla Chiesa, Capo di Stato maggiore della divisione di Napoli, confidò al gen. Manes che nelle liste figuravano numerosi elementi del pei, che si era discusso un piano eventuale per la emergenza e che era stata prevista anche la occupazione degli edifici pubblici. Il col. Roberto Sottiletti invece fu tenuto all'oscuro di ogni cosa; il col. Luigi Bittoni riferi al gen. Manes che nella riunione svoltasi presso il comando generale dell'Arma si era parlato di una situazione politica piuttosto grave. Per il momento la lettura degli allegati al rapporto del generale Manes non ha determinato alcuna conseguenza. Già sono stati interrogati il gen. Zinza ed il gen. Picchiotti, sabato sarà sentito il col. Dalla Chiesa:, non è da escludere che il Tribunale senta il bisogno di chiedere chiarimenti a tutti gli altri ufficiali interpellati a suo tempo dal vice comandante dell'Arma; il gen. Lepore, il gen. Azzari, il col. Sottiletti e il col. Bittoni. Due soltanto i testimoni che oggi hanno impegnato l'attenzione dei giudici sino a sera: il gen. Adamo Markert e il gen. Giovanni Celi. Il primo comandava la divisione dei carabinieri a Milano, nell'estate 1964; il secondo quella di Napoli. Entrambi hanno dovuto fornire spiegazioni sulle liste di proscrizione che furono consegnate loro dal Sifar. Hanno sostenuto la versione già fornita dal gen. De Lorenzo: che cioè si trattava di una operazione di quasi ordinaria - amministrazione e comunque di semplice aggior- ì namento di queste liste; ma non hanno saputo spiegare per quale ragione abbiano poi predisposto delle misure che prevedevano l'arresto di coloro che erano stati indicati in queste liste. Una premessa alla udienza è stata costituita dalla lettura degli allegati al rapporto del gen. Manes. I legali del gen. De Lorenzo (oggi è intervenuto anche Pavv: Franco De Cataldo àfi affiancare l'avv. Anselmo Crisafulli) hanno cercato di opporsi a questa lettura; ha replicato con vivacità il P. M. dott. Occorsio ponendo in rilievo che si trattava di « manovre » destinate soltanto a « fare perdere del tempo »; il Tribunale ha reso noto i documenti. Un'altra premessa è consistita nel problema sollevato dalla segreteria della presidenza della Repubblica. Il Tribunale sabato scorso aveva deciso di chiedere al Quirinale « quando » nell'estate 1964 il Capo dello Stato avesse convocato e ricevuto il gen. Aldo Rossi, allora Capo di Stato maggiore della Difesa e il gen. Giovanni De Lorenzo, allora comandante dei carabinieri. La segreteria della presidenza del la Repubblica ha risposto in modo negativo: o si tratta di atti che risultano da documenti ufficiali, ha detto, ed allora sono « reperibili attraverso i normali mezzi di informazione », o si tratta di atti «che per la loro natura sono coperti dal segreto politico, militare o quanto meno d'ufficio ». Il tribunale si riserva di decidere. Questa mattina il primo testimone è stato il gen. Adamo Markert, nato a Salerno 64 anni or sono, (ora a disposizione del comando generale), che nel luglio 1964 comandava la divisione dei carabinieri a Milano la cui competenza si estende in tutta l'Italia Settentrionale. Il suo nome per - la prima volta in questa storia è stato fatto dal gen. Zinza il quale gli ha attribuito la responsabilità di avergli impartito ordini precisi perché si tenesse pronto, qualora fosse arrivato l'ordine di arrestare coloro che erano indicati nelle liste del Sifar. Parla il gen. Markert Il pomeriggio del 27 giugno 1964 — ha spiegato — a Milano ricevetti da Roma una telefonata del mio Capo di Stato maggiore col. Mingarelli: mi avvertiva che era opportuno convocare per il giorno successivo^ i comandanti di brigata e di legione presenti in sede... Presidente: Che cosa si gnifica? Gen. Markert: Che non dovevo richiamare i comandan ti che eventualmente fosse ro in licenza. Feci subito le convocazioni per telefono... Presidente: Ma lei non si informò del motivo di questa convocazione urgente? Gen. Markert: No. Il col. Mingarelli mi dette delle spiegazioni il giorno dopo quando arrivò a Milano, pochi minuti prima della riunione. Mi disse che il Capo di Stato maggiore generale aveva detto a lui e agli altri Capi di Stato maggiore delle divisioni che la situazione interna era fluida e dava luogo a qualche preoccupazione per cui -il Sifar 'aveva preparato delle liste ''dispersone sospette di spionaggio e di altre ritenute pericolose per l'ordine pubblico. Presidente: Lei ha visto queste liste? Gen. Markert: Ho visto soltanto quella di Milano. Posso assicurare che si trattava di persone sconosciute. Non vi erano né esponenti del mondo politico, sindacale, religioso, militare. Comunque non sì trattava di una lista compilata per aggredire lo Stato, ma semmai per difenderlo. Presidente: E durante la riunione che cosa avvenne? Gen. Markert: A tutti i miei rapporti io davo un carattere familiare e feci quindi una chiacchierata per ripetere quello che avevo saputo dal mio Capo di Stato maggiore: che cioè i carabinieri dovevano dare man forte al Sifar e che dovevano aggiornare e controllare le Uste. Presidente: Nessuno dei presenti fece qualche osservazione? Gen. Markert: Nessuno. D'altra parte neanche io ho mai avuto qualche dubbio sulla legittimità dell'ordine. La situazione era tranquilla a differenza dì quanto era accaduto nel luglio 1960. Non fu impartita alcuna disposizione particolare. A nessuno venne ordinato di rientrare dalle licenze. Insomma l'or¬ dine a tutti sembrò legittimo. Avv. Liuzzi (difensore): Ma di quali ordini lei sta parlando? Avv. Crisafulli (patrono del gen. De Lorenzo): Ma quello di aggiornare le liste. • Avv. Liuzzi: O quello di arrestare'' E' un'ora che gira intorno all'argomento. Ci parli degli arresti, piuttosto. Gen. Markert: Non è esatto quanto ha detto il gen. Zinza che qualcuno prospettò delle perplessità durante la riunione... Ordini legittimi? P. M.: Lei risponda alle domande. Basta con considerazioni personali. Avv. Liuzzi: Lasci che si difenda. Avv. Crisafulli: Che cosa significa questo? Avv. Liuzzi: Quali ordini erano legittimi? Avv. Crisafulli: Basta con queste interruzioni. A questo punto nasce un vivace battibecco tra gli avvocati delle due parti. Quando il Presidente riporta la calma, il teste precisa: Neppure Zinza mi fece obiezioni sulla legittimità degli ordini. P. M.: Non possiamo fare polemica. Avv. De Cataldo (parte civile, gridando): Ognuno deve stare al posto suo. Lei deve fare il pubblico ministero e non dirigere il dibattimento. P. M.: Io mi rivolgo al Presidente. Avv. De Cataldo: E io a lei. Pres. (intervenendo): E fa malissimo. (Poi rivolto al testimone): Lei ricevette o dette ordini che le persone comprese nelle liste dovessero essere arrestate? Markert: No. Presidente: Ma il gen. Zinza ha detto il contrario. Ha detto che parlò anche di arresti in quella riunione. Gen. Markert: Può darsi che lo abbia saputo dal mio Capo di Stato maggiore o da un ufficiale del Sifar che era presente. Il col. Mingarelli, infatti, mi disse che l'aggiornamento delle liste era soltanto una fase iniziale dell'operazione. Poi doveva arrivare l'ordine per passare alla fase esecutiva... Presidente: E chi avrebbe dato questo ordine? Gen. Markert: Ma... l'autorità competente... l'autorità giudiziaria. Avv. Reale (difensore): La situazione è semplice: qui qualcuno mente. O è falso il gen. Zinza o falso è il gen. Markert. Finiremo per chiedere un confronto. Ad esemplo: è vero che il gen. Zinza ha chiesto di poter rientrare dalle ferie quando cadde il governo Moro? Gen. Markert: Se il genZinza lo afferma io non pos so escluderlo. Avv. Reale: Il gen. Zinza ha detto di avere ritrasmes so l'ordine avuto da lei e di avere divìso la città di Milano in zone per preparare gli arresti. E' vero? Gen. Markert: L'ho. letto sui giornali. Mi sono meravigliato. L'altro testimone è stato il gen. Giovanni Celi, nato 63 anni or sono a Messina. Ora comanda la divisione dei carabinieri a Milano, ma nell'estate 1964 comandava quella di Napoli. Direttamente delle liste compilate dal Sifar sa poco o nulla perché dal 17 giugno al 4 luglio 1964 non era a Napoli, ma ad Acqui per una cura termale. Comunque il suo Capo di Stato maggiore col. Dalla Chiesa, quando rientrò in sede, gli raccontò quanto era accaduto. Presidente: Il col. Dalla Chiesa le disse anche successivamente che il piano prevedeva l'arresto delle persone indicate nelle liste? Gen. Celi: Mi spiegò che. se si fossero verificati gravi turbamenti nell'ordine pubblico, sarebbe arrivato l'ordine di procedere agli arresti. Presidente: Ha Disto le liste? Gen. Celi: Le ho viste, ma non contenevano persone conosciute, nel campo sindacale, politico, ministri o militari. Avv. Liuzzi: Quante altre sncasAti 111111111:11 m i ; 11111 i 11 r 111111:1111 r n 1 ! 11111 il i n i 11 [ i i i volte il Sifar ha chiesto la collaborazione dell'Arma per aggiornare le liste? Gen. Celi: Durante la mia carriera, mai. I campi di concentramento P. M.: Il col. Dalla Chiesa le disse di essere stato convocato a Roma data la delicatezza della situazione che poteva dare origine anche a movimenti di piazza? Gen. Celi: Non mi disse nulla. Ma di questo si parlò in una riunione a Roma e a i v apoli. P. M.: Il col. Dalla Chiesa ie disse che nelle liste vi erano elementi del pei? Gen. Celi: Mi parlò soltanto di elementi estremisti e pericolosi per l'ordine pubblico e per la sicurezza dello Stato. P. M.: Si parlò anche di campi di concentramento? Gen. Celi: E' esatto. Si parlò di luoghi dove sarebbero stati raccolti gli arrestati non appena fosse venuto l'ordine da parte dell'autorità giudiziaria. Presidente: Ma se si trattava soltanto di aggiornare le liste come mai si è pensato di scegliere il luogo dei campi di concentramento? Aveva avuto qualche disposizione in proposito? Gen. Celi — E' stata una nostra iniziativa, pensando che il piano sarebbe passato alla fase esecutiva. Domani, altra udienza: saranno interrogati il gen. Cento, l'ex Capo di Stato maggiore della Difesa gen. Rossi, e l'ex capo del Sifar gen. Ailavena. Guido Guidi Il gen. Cento con un capitano del carabinieri al termine dell'udienza: l'alto ufficiale deporrà oggi (Tel. Ansa) li gen Markert, ieri dopo la deposizione (Tel.)