Sono gio oltre 300 i morti per il terremoto in Sicilia di Nicola Adelfì

Sono gio oltre 300 i morti per il terremoto in Sicilia Un migliaio i feriti - imprecisato il numero dei dispersi - Il movimento sismico alle 2,34, alle 3,03 e 4,20 - Altre scosse, meno violente, domenica pomeriggio e ieri - Colpita la zona più povera dell'isola, compresa fra Palermo, Trapani ed Agrigento - Distrutto il comune di Montevago: 203 morti su 3008 abitanti; ottocento case crollate - Le altre vittime a Gibellina (forse un centinaio) - Morti anche a Partanna, Salemi, Salaparuta, Santa Ninfa e Santa Margherita Belice - Migliaia di edifici rasi al suolo - Interrotte le comunicazioni - L'opera di soccorso fra le macerie che coprono ancora vivi, feriti e morti - Il ministro Taviani è giunto sul posto, oggi arriva il Presidente della Repubblica, si riunirà il Consiglio dei ministri (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 15 gennaio. A Montevago non c'è più una casa in piedi, Gibellina è tutta una distesa di macerie, uguale è il panorama di Salaparuta. Nel triangolo sud-occidentale della Sicilia molte altre cittadine, paesi e villaggi sono stati per gran parte spianati dalle scosse dei terremoti oppure hanno la maggior parte delle case lesionate e perciò inabitabili. Per Santa Ninfa si calcola che le case distrutte sono il 70 per cento, per Poggioreale e S. Margherita Belice oltre il 60 per cento. Grave anche la situazione a Salemi (16 mila abitanti), a Partanna (13 mila) e in altri centri minori. Passando per le campagne è raro trovare una casa colonica intatta. Il pilota di un elicottero delle Forze Armate dopo aver visto le zone colpite dal terremoto ha detto. che gli pareva di volare sull'Inferno, come se paesi e campagna fossero stati colpiti da un'esplosione atomica. Quanti sono i cadaveri estratti finora o che si trovano tuttora sotto tutte quelle macerie? Stamattina si parlava di poche decine, a mezzogiorno di un centinaio, nel pomeriggio di duecento, stanotte si dà per certo che non sono meno di trecento. Solo in un paese, a Montevago, fino a questo momento sono stati tirati fuori più di duecento morti da sotto i cumuli di sassi, di mattoni e soprattutto di fango. Il disastro è stato reso particolarmente grave dal fatto che in genere le abitazioni sono vecchie, costruite con criteri di grande economia e logorate dal tempo. A Gibellina i. morti sarebbero uri centinaio. Sono paesi molto poveri. Lo dice in una maniera tragica il fatto che le vittime sono in maggioranza persone anziane, bambini e donna. Per esempio a Montevago (3 mila abitanti) il 70 per cento della popolazione maschile attiva è emigrata fuori d'Italia. E' da tenersi presente che i territori devastati fanno parte delle province di Trapani, Agrigento e di Palermo, si trovano tra nude colline e montagne che possono dare da vivere solo a pastori, contadini, artigiani, pochi commercianti e professionisti. L'acqua è poca, e la mafia ha qui radici molto forti. Anche le strade da queste parti sono poche, strette e difficili. Ora c'è anche la neve. Di conseguenza non è sempre facile far arrivare subito i soccorsi. Le notizie che si hanno a Trapani, ad Agrigento e a Palermo sono scarse. Le frequenti scosse di terremoto hanno via via buttato giù ponti, centralini telefonici, uffici telegrafici, pali e tralicci della luce e dei telefoni. Per di più la gente fugge lontano dai muri superstiti. Anche oggi le scop-s di terremoto sono state frequenti: due abbastanza forti stamattina, da quat' ~-« a cinque nel pomeriggio. Anche noi forestieri ci stiamo abituan do. Sia nella città che nella canjpagna quasi tutti, dormono fuori dì casa. Dappertutto si Scontrano comitive di fuggiaschi. Passando per l'aperta campagna di notte spesso è un falò ad indicarle; e in mezzo alle persone e alle masserizie vedi asini, A Sono gio oltre 300 i morti per il terremoto in Sicilia muli, cani. C'è silenzio. Il cielo è basso, gonfio di nere nuvole, c'è poco vento. I bambini più piccoli dormono sulle ginocchia delle donne, ci sono uomini armati di fucile. L'allarme è continuo, gli occhi di chi veglia sono fissi a quel poco che ancora rimane in piedi del paese dal quale sono scampati, si teme che quell'immagine sia all'improvviso buttata giù. Anche nelle città la maggior parte delle case sono vuote. Poco prima delle tre di ieri notte un gran scossone mise in fuga forse una buona metà della popolazione palermitana. Ogni piazza e spiazzo, tutti i giardini pubblici, tutte le strade che portano fuori della città si riempirono di macchine causando ingorghi e incidenti. più poveri correvano via a piedi, quasi sempre spingendo carretti a mano; e si tenevano al centro delle strade guardando con terrore i muri sovrastanti. Si piangeva, si gridava, si pregava. Spuntato il sole molti non hanno voluto tornare a casa. Poiché poco è il vento, basse e brutte le nuvole, poiché il termometro tende a salire è convinzione comune che l'assalto maggiore del terremoto deve ancora venire. Le scuole sono state chiuse per due giorni, numerose sono anche le assenze negli uffici, .semivuoti negozi del centro. Stasera dopo il tramonto la circolazione è andata via via diminuendo per le strade di Palermo, si vedono capannelli solo al centro delle piazze maggiori. Naturalmente si parla di una sola cosa, il terremoto. Anche i palermitani sono convinti che il peggio deve ancora venire. Tuttavia, se si bada all'andamento delle scosse, si ha l'impressione che il sussulto Una terrificante distesa di rovine dove una volta era la cittadina di Montevago: chi non è morto sotto le macerie è rimasto senza casa, ha perso tutto (Tel. Ansa) maggiore sia già venuto la notte scorsa. Il primo avviso, infatti, si ebbe domenica alle 13,20 e fu calcolato in mezzo grado della scala Mercalli; ci furono poi due brevi repliche alle 13,43 e alle 13,46. Mezz'ora più tardi la terra tremò di. nuovo, e con molta maggior violen¬ za, raggiungendo il gradò 7 della scala Mercalli. Passò un'altra mezz'ora e si ebbe una nuova scossa (7" e mezzo della Mercalli). Sembrava che fosse tutto finito. All'improvviso, ieri notte, la terra ha tremato alle 2,34 e alle 3,02, toccando rispettivamente 8' e mez- zo e 9' della scala Mercalli: ossia, come si esprime quella scala per il grado 9, « rovina delle case quasi totale e numerose vittime umane ». E' stato esattamente così: Montevago, Gibellina, Salaparuta e tutti gli altri centri adiacenti proprio allora sono stati annientati in tutto o in parte. In seguito la terra ha continuato a tremare, ma con forza decrescente: alle 4,20 (gradi 6 e mezzo della Mercalli), due volte stamane e diverse altre volte nel pomeriggio. Solo il lento trascorrere delle ore in questo clima di tragedia vasta e misteriosa, con le notizie sempre più dolorose che arrivano dai monti e dalle colline terremotate, potrà dire se hanno ragione l'istinto e l'esperienza dei siciliani oppure le indicazioni dei sismografi. L'inadeguatezza della rete stradale, i ponti crollati, le voragini che in più punti si sono aperte, le. frane che ingombrano strade e sentieri sono'ttìtti elementi che contribuiscono a peggiorare la situazióne delle popolazioni cacciate via dalle loro case, nonostante la buona volontà dei soccorritori. Particolarmente avvilente si presentp la condizione dei vecchi e degli infermi.i L'attrezzatura ospedaliera, che già in tempi normali è del tutto insufficiente, ora appare assolutamente inadeguata a raccogliere i feriti del terremoto. Lo slancio nel soccorrere da parte di tutti indistintamente è molto, è sollecito, è generoso, ma i mez- costituzionalmente fragile, quasi ogni cosa è stata colpita a morte e se l'opera di ricostruzione sarà compiuta con la tradizionale lentezza della burocrazia italiana temiamo seriamente che buona parte della vita cesserà di esistere su una vasta zona della Sicilia. Questo lo dicono tutti; anche lo autorità, sebbene sotto voce. Si direbbe un funesto presagio il fatto che in molti paesi la popolazione sta radunata intorno ai cimiteri: sono luoghi aperti, perciò non pericolosi, e la presenza dei morti dà forse qualche conforto. Anche alcune tendopoli sono state i alzate accanto ai cimiteri. Qua e là si vedono piccoli falò e si direbbero fuochi fatui Tutto ciò ha elementi irreali, tristissimi. C'è da augurarsi che questo crudele spettacolo dei vivi che bus sano spauriti e rassegnati alle case dei morti sia presto cancellato via da opere concrete e da uno spirito sinceramente fraterno da parte degli organi politici e amministrativi del nostro Paese. Per domani mattina è atteso l'arrivo del presidente Saragat nelle zone terremotate. Nicola Adelfì (Vedere in 2' e 3' pagina altri servizi dei no| stri inviati e fotografie). La catastrofe nella notte fra domenica e lunedì distintamente è molto, è sollecito, è generoso, ma i mez- zi non bastano, tutto qui è|

Persone citate: Mercalli, Saragat, Taviani