Settanta operaie offrono ore di lavoro gratis per ridurre i costi e salvare la loro azienda

Settanta operaie offrono ore di lavoro gratis per ridurre i costi e salvare la loro azienda Ad Ovada. in un moderno stabilimento tessile Settanta operaie offrono ore di lavoro gratis per ridurre i costi e salvare la loro azienda La « Ritorcitura Ovadese » (creata nel '63) produce filati perle grandi tessiture - Ora è in difficoltà: grosse ordinazioni non sono state rinnovate per la concorrenza di ditte artigiane - Le dipendenti hanno scritto al titolare: «Siamo disposte a lavorare 45 ore la settimana per una paga di 41 » - In pratica rinuncerebbero a circa 5000 lire al mese su un salario di 50.000 (Dal nostro inviato speciale) Ovada, 13 gennaio. L'industriale Paolo Gianotti, titolare della « Ritorcitura Ovadese ». ha sul tavolo una lettera, sottoscritta volontariamente dalle sue 70 operaie che, nella sostanza, dice: «Per salvare l'azienda siamo disposte a lavorare quattro ore alla settimana "gratis"». Le ragazze, che hanno in media 18-19 anni, guadagnano circa 50 mila lire al mese. In pratica rinuncerebbero a 5 mila lire al mese. Lo stabilimento, con un'area coperta di 1500 metri quadrati, è modernissimo. Ha cominciato a produrre alla fine del 1963. L'industriale Gianotti ha 36 anni, sposato e padre di tre figli: Pinuccio di 9 anni, Manuela di 5 anni e Fabio di 2 anni. Rispondendo alle nostre domande dichiara: « Abito in un alloggio di 5 camere, cucina e servizi per il quale pago 30 mila lire al mese di affitto. Posseggo una " Fiat 1500 ". Non ho case e terreni di mia proprietà. Tutto quello che ho è investito nella fabbrica ». Conseguito il diploma di perito industriale tessile all'Istituto Tecnico di Torino ha lavorato nel Cotonificio Bustese e quindi nella Filatura e Tintoria Milanese. a Nel '61 ho cominciato la attività per conto mio in un piccolo locale con due macchine per ritorcere. All'impresa è associato dagli inizi il commerciante ovadese Angelo Agosto. Poi ci siamo ingranditi e trasferiti nel '63 nello stabilimento attuale ». Macchinari e impianti hanno un valore di circa 350 milioni. Il signor Gianotti soggiunge: « Non ho debiti e non mi manca il credito di esercizio. La nostra è la più grande ritorcitura del settore cotoniero che lavori per conto terzi. Produciamo cucirini, filati per maglierie e filati per tessuti di popeline e per tessuti in cotone per donne ». Quali sono i motivi della crisi? L'industriale Gianotti afferma: « Esistono parecchie ritorciture a carattere famigliare. Lavorano i genitori ed i figli. Non hanno problemi di contributi previdenziali. Non calcolano gli ammortamenti del macchinario. Lavorano senza orario. Alcuni, dopo qualche anno, falliscono, ma| ne sorgono altri. Poi c'è la concorrenza estera. Le grandi industrie tessili che acquista¬ | no il ritorto cercano ovviamente di ottenere i prezzi più bassi possibile. Noi abbiamo macchinari moderni, completamente automatici, ma da due anni lavoriamo in perdita ». Alla fine di dicembre la « Ritorcitura Ovadese » ha dovuto rinunciare ad alcuni grossi clienti « che chiedevano ulteriori sconti sul listiho ». Dall'inizio di gennaio l'orario è stato ridotto a 24-32 ore settimanali invece delle 45 del contratto. Le operaie '' sono' state Riformate sulle difficoltà dell'azienda. Il signor Gianotti racconta: « Quattro giorni fa 5 ragazze hanno chiesto di parlarmi. Le ho ricevute subito. Mi hanno detto: " Se lavoriamo quattro ore gratis per ogni settimana, lei può ridurre i costi e ottenere le ordinazioni che abbiamo perduto? ". Sono rimasto sorpreso e commosso. Ho chiesto un giorno per riflettere e fare dei calcoli ». I conti tornavano. Era possibile riaprire le trattative con le grandi industrie tessili che avevano chiesto una riduzione dei prezzi per le nuove forniture di ritorti. « Ho preso subito contatto — soggiunge Gianotti — con tre grossi clienti. Lunedì avrò i primi incontri ». L'operaia Clotilde Arata di .23 anni, che troviamo in fabbrica, ci dice: « L'idea è nata leggendo sul giornale che gli operai inglesi offrivano mezz'ora di lavoro per aiutare il loro paese. Ci siamo trovate tutte d'accordo. Abbiamo chiesto il parere an che di quelle che erano a casa in mutua. Poi cinque di noi sono andate dal padrone: Teresa Dagnino di 22 anni, Antonia Passalaqua di 22 anni, Paolina Bovolone di 53 anni, Rosa Puglisi di 19 anni, Carla Nespolo di 24 anni ». Nella fabbrica non c'è commissione interna. Molte ragazze però sono iscritte ai sindacati, in prevalenza alla Cgil e alla Cisl. I sindacati non sono stati interpellati. E' stata una sorpresa anche per loro. L'azienda applica i minimi stabiliti dal contratto nazionale di lavoro. Ora le ragazze lavorerebbero 45 ore alla settimana con una paga corrispondente a 41 ore, cioè a tariffe inferiori ai mìnimi contrattuali. Inoltre nasce il problema del pagamento dei contributi previdenziali, antinfortunistici ecc.. per le quattro ore di « lavoro gratuito ». La generosa offerta delle 70 giovani operaie della « Ritorcitura Ovadese » potrebbe creare una serie di questioni di carattere sindacale e legale. Sergio Devecchi Un gruppo di dipendenti dello stabilimento tessile di Ovada che si sono offerte per lavorare alcune ore della settimana senza ricevere compenso (Foto Moisio)

Luoghi citati: Ovada, Torino