Trentun intellettuali russi chiedono che il processo agli scrittori sia pubblico di Ennio Caretto
Trentun intellettuali russi chiedono che il processo agli scrittori sia pubblico Pochi privilegiati possono assistere al dibattito Trentun intellettuali russi chiedono che il processo agli scrittori sia pubblico La petizione presentata al Tribunale di Mosca presidiato dalla polizia e inviata in copia a Breznev, Kossighin e Podgorny - Tra i firmatari la poetessa Akhmadulina (ex moglie di Evtuscenko), lo scrittore Axionov ed il pittore Veisberg - Avrebbe deposto in aula uno studente venezuelano, arrestato a Mosca come spia: era in contatto con gli imputati? (Dal nostro corrispondente) Mosca, 10 gennaio. Il processo contro i quattro giovani intellettuali moscoviti Ginzburg, Galanskov, Dobrovolski e Lashkova, imputati di attività «antisovietica », sta assumendo sempre più le dimensioni e gli aspetti di quello contro Daniel e Siniavski. Si è appreso oggi che trentun intellettuali hanno presentato sabato scorso una petizione al Tribunale di Mosca affinché il processo si svolgesse veramente a porte aperte (dovrebbe svolgersi già in teoria, in pratica è interdetto ad osservatori obiettivi) e ne hanno inviato copia a Breznev, a Kossighin e a Podgorny. E' un fatto clamoroso, sia perché le autorità sovietiche si erano adoperate in tutti i modi per evitare sospetti di « persecuzione culturale », sia perché tra i trentun intellettuali figurano nomi molto noti, sia perché la petizione contiene una protesta precisa: e cioè che il processo « non può contribuì- re a rendere più salubre l'atmosfera della società sovietica ». Secondo le autorità, Ginzburg, Galanskov, Dobrovolski e Lashkova sono teppisti se non traditori, impegnati, anche solo indirettamente, in iniziative sovversive, in contatto con la N.T.S., una organizzazione di emigrati russi in Germania che mira a- rovesciare il regime comunista. La petizione dèi irentun intellettuali è un punto interrogativo su questa versione. L'hanno firmata, tra gli altri, il giovane e brillante scrittore Axionov, figlio di Eughenia Ginzburg (l'autrice del romanzo sui campi dì concentramento staliniani, da non confondere con la madre dell'imputato), la poetessa Bella Akhmadulina, ex moglie di Evtuscenko, e il pittore Veisberg. Oggi, alla fine dell'udienza, uno dei pochi spettatori, identificatosi come un iscritto al partito, ha parlato dì un tej stimone a sorpresa, la cui de- posizione avrebbe gravemen- te compromesso i quattro giovani. Il testimone è lo studente venezuelano Sokolov, di venti anni, figlio di emigrati russi, arrestato di recente per spionaggio. Sokolov fu imprigionato tre giorni dopo il suo arrivo a Mosca da Grenoble, alla cui Università egli studia: in suo possesso furono trovati tremila rubli (il rublo vale settecento lire), un complesso equipaggiamento per riprodurre documenti e le fotografìe di Ginzburg, Galanskov, Dobrovolski, Lashkova, Siniavski e Daniel Solokov; avrebbe ammesso d'esser stato mandato in Russia dalla N.T.S. che lo aveva avvicinato qualche mese fa a Grenoble. « Mi era stato chiesto di aiutare tre scrittori innocenti perseguitati. Io avevo accettato », avrebbe affermato il giovane. Sokolov non sarebbe stato pienamente al corrente delle \ attività della N.T.S. Olga Galanskov, la giovane moglie dell'imputato, all'usci- ta dall'aula ha però dichiarato che Sokolov « non ha portato prove sostanziali » contro gli imputati. Agenti della polizia segreta l'hanno fatta allontanare. La giovane, che ha una gamba ingessata in seguito ad un incidente, è partita con un tassì. Anche Irina Zholkoskaya, fidanzata di Ginzburg, ha potuto appena dire qualche'parola ai giornalisti occidentali, Ginzburg, nell'aula, avrebbe ancora protestato contro il processo di Siniavski e Daniel, definendolo una vergogna. Sull'interrogatorio degli imputati concluso ieri sera, sono trapelate oggi alcune indiscrezioni. Solo Dobrovolski, come si sapeva, si è dichiarato colpevole. Gli altri tre si sono protestati innocenti: avrebbero ammesso alcuni dei fatti loro addebitati, ma negato che costituiscano reato. Ginzburg, alla richiesta di confessare, avrebbe risposto fieramente che « un patriota può morire per il suo paese, ma non mentire ». Ennio Caretto «
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