La suocera del conte Acquarono incriminata per omicidio volontario

La suocera del conte Acquarono incriminata per omicidio volontario Sentenzia, del giudice imts»wtte3*e di Ac apule a La suocera del conte Acquarono incriminata per omicidio volontario Esclusa la premeditazione, come aveva chiesto il P. M. - La signora Bassi De Celorio è svenuta apprendendo il verdetto di rinvio a giudizio: rischia da 8 a 15 anni di carcere - Deponendo davanti al magistrato aveva detto: «Non ero l'amante di mio genero» - La tesi della difesa si basa sulla «temporanea infermità mentale» della sparatrice (Nostro servizio particolare) Acapulco, 9 gennaio. Il giudice istruttore Artemio Arellano ha rinviato a giudizio la signora Sofia Bassi De Celorio per omicidio « semplice », vale a dire non premeditato, nella persona del genero, cónte Cesare Acquarone. L'omicidio «semplice» previsto dal codice messicano corrisponde all'omicidio volontario, cioè intenzionale ma senza premeditazione. II vice procuratore distrettuale Ramon Palacìos aveva incriminato la nobildon. na per omicidio premeditato, con le aggravanti della « proditorietà » e del « vantaggio » su una vittima indifesa. Il giudice Arellano, dopo due giorni di udienza, ha derubricato l'accusa: tra l'omicidio di primo grado e 10 scagionamento completo dell'imputata, ha preferito scegliere una via mediana. Se riconosciuta colpevole, la signora Bassi potrà essere condannata ad una pena variante fra gli otto e i quindici anni di reclusione. Stasera, alla lettura della sentenza, la suocera di Acquarone ha dovuto essere sorretta, perché non crollasse a terra. Poi si è lievemente ripresa ed ha cominciato a piangere sommessamente, mentre veniva accompagnata fuori dell'aula per far ritorno in cella, dove dovrà restare fino all'inizio del processo. Per il suo capo d'accusa non è infatti prevista la libertà dietro cauzione. Uno degli avvocati difensori ha subito annunciato che presenterà istanza al Tribunale superiore di Chilpnacingo perché la decisione del giudice Arellano venga annullata e l'accusa venga trasformata in quella di omicidio colposo, vale a dire non intenzionale. Oggi Sofia Bassi non si è presentata ih aula per la seconda udienza, che si è svolta, come ieri, nel caldo insopportabile, tra il rumore del pubblico e dei venditori di bibite che si aggiravano fra i banchi. Non ci sono state grosse novità. Ha deposto l'industriale Gianfranco Bassi, marito dell'imputata. Quando senti gli spari, era in casa, in cima alle scale. Scese a precipizio e trovò la moglie in preda ad una crisi isterica: dovette schiaffeggiarla più volte per ridurla alla calma. Si sono avuti però nuovi particolari sulla drammatica udienza di ieri in cui Sofia Bassi, presentatasi a deporre davanti al giudice Arellano, è svenuta ripetutamente, costringendo la Corte a sospendere l'udienza ed a rinviarla al pomeriggio. Qualcuno ha sollevato maliziosi commenti sugli svenimenti a catena e i difensori hanno creduto opportuno dettare a verbale che 11 comportamento della loro cliente era dovuto ad una effettiva prostrazione fisica e non era frutto dei loro consigli. L'imputata è svenuta la prima volta mentre sì leggeva la parte della deposizione in cui ammette di avere schiacciato il grilletto della pistola. E' venuta meno una seconda volta quando sono echeggiate nell'aula queste altre sue parole: « Sono incapace di ferire qualcuno e non sopporto la vista del sangue ». E così di seguito, con accasciamenti più o meno intensi. Il giudice, alla ricerca di un movente, le ha chiesto ad un certo punto se tra lei e il genero fossero mai j inter-, corsi rapporti « intimi ». La donna ha respinto sdegnosamente la domanda: « Non ero la sua amante — ha detto —. 1 nostri rapporti avevano un carattere esclusivamente familiare. Eravamo amici e niente di più ». Quando l'accusa si è riferita a lei come ad una « criminale », ha reagito con urla isteriche: « Non sono una criminale. Dio, che infamia! ». E più volte ha ripetuto, come assente, di « non ricordare nulla, di non sapere se vi sia stato, quel giorno, uno sparo, venti spari... ». Più serena per l'Imputata (non per gli avvocati che si sono scontrati con estrema asprezza) l'udienza del pomeriggio. Ha chiesto che venissero messe a verbale, testualmente, le spiegazioni da lei fornite il 3 gennaio sull'uccisione di Cesare Acquarone. Voleva imparare l'uso della pistola, aveva scommesso col marito e i figli che sarebbe diventata una eccellente tiratrice Cesare si offrì come insegnante e, nel momento in cui gli porgeva la pistola, fece partire accidentalmente un colpo cui seguirono, inspiegabilmente, gli altri quattro. E', la tesi su cui la difesa intende battersi a fondo. Essa sostiene , che la signora Bassi (la quale soffrirebbe di instabilità emotiva e sarebbe stata in cura per 15 anni da uno psichiatra) quando uccise il genero fu colpita da una «temporanea infermità mentale»: sparato per disgrazia il primo colpo, avrebbe perso ogni controllo. Il vice procuratore distrettuale Ramon Palacios ha chiesto all'imputata precisazioni su una voce corsa in città l'anno scorso e ripresa da un quotidiano di Città di Messico nella sua rubrica mondana: secondo essa, il conte Acquarone e la moglie erano alle soglie del divorzio. « Accadde Quattro anni fa e non un anno fa — ha risposto Sofia Bassi. — La voce, completamente falsa, era stata messa in giro da qualche donna gelosa della felicità di mia figlia Claire ». Dopo la sentenza di rinvio a giudizio, a Sofia Bassi De Celorio sarà almeno per il momento risparmiato di rivivere i momenti angosciosi di una settimana fa quando, pistola in pugno, freddò il genero Cesare Acquarone. L'avvocato Guzman, che rappresenta legalmente gli interessi della duchessa Acquarone, madre della vittima, aveva infatti chiesto una ricostruzione del delitto nel luogo stesso in cui è avvenuto: | la villa dei Bassi, situata nel quartiere più elegante di Acapulco. Nonostante le proteste del difensore avvocato Iglesias («E' una inutile crudeltà!») la signora avrebbe dovuto impugnare l'arma del crimine, caricata a salve e senza sicura, perché provasse a ripetere, con una sola pressione del grilletto, la scarica fatale. Per tutto il giorno l'opinione pubblica aveva commentato vivacemente l'ordine impartito dal vice-procuratore distrettuale di Acapulco di applicare il « guanto di paraffina » alla vedova di Cesare Acquarone, Claire Diericx, ed al suo fratellastro, il tredicenne Gianfranco Bassi. La signora è stata sottoposta oggi stesso alla prova, non si sa con quale esito, ma si deve presumere, alla luce dei successivi avvenimenti, che esso sia stato negativo. Qualcuno credeva di scorgere nel fatto la conferma che sabato scorso la vedova del conte « fuggì » a Città di Messico proprio per sottrarsi alla perizia. La fuga, avvenuta in contrasto con gli ordini del magistrato, si concluse con il rientro della signora ad Acapulco al seguito di alcuni agenti federali. Oggi si è rilevata anche la severità di un provvedimento come il ritiro del passaporto, che ha impedito a Claire Diericx — sono le sue parole — di accompagnare in Italia la salma del marito. r. s. La duchessa Madeleine Acquarone, al cui fianco è la figlia Mia, ieri al cimitero di Verona, durante I funerali dei figlio Cesare ucciso ad Acapulco (Telefoto A.P.)

Luoghi citati: Acapulco, Italia, Messico, Sofia, Verona