Il dramma di un medico ebreo durante la persecuzione nazista
Il dramma di un medico ebreo durante la persecuzione nazista SULLO SCHERMO Il dramma di un medico ebreo durante la persecuzione nazista «Il quinto cavaliere è la paura»: forte opera cecoslovacca, di Zbynek Brynych (Astor) - Il quinto cavaliere è la paura, girato nel '65, conferma la vitalità e insieme la sottigliezza ideologica del nuovo cinema cecoslovacco. Siamo a Praga, imperversante la persecuzione nazista contro gli ebrei. Ma l'assunto del film non è di corredare di nuovi esempi la tematica del cinema sulla Resistenza, ma di isolare il momento della verità nella coscienza del sìngolo improvvisamente sollecitata dal fatto enorme; un assunto essenzialmente psicologico quale già fu svolto in un altro film cecoslovacco, «Il negozio sul corso ». Protagonista è un medico ebreo cui è stato inibito di esercitare, ora sorvegliante di un magazzino dove sono stati ammassati i beni sequestrati ai suoi correligionari. Il 'professor Braun non ha affatto la stoffa dell'eroe, prova la stessa paura che attanaglia tanti come lui e anche tanti ariani sospetti d'aver dato aiuto ai reietti; compie il suo lavoro macchinalmente, nel fondato timore di venir deportato da un momen¬ to all'altro. Ma in tanta depressione,- popolata da incu-. bi kafkiani, non cessa di avere una coscienza, e quando gli chiedono dì curare un partigiano ferito, introdottosi nell'abitazione di lui, il suo spirito di carità finisce coll'avere la meglio sulla paura che dapprima gli aveva fatto dire di no. Operato alla meglio il partigiano, si mette in cerca di morfina per alleviarne le sofferenze; una lunga peregrinazione nella notte che fornisce il pretesto, un po' troppo scoperto, per introdurci in ambienti tipici: caffè frequentati da disperati, ospedali psichiatrici, case di malaffare. Qiumdo finalmente Braun torna a casa con la morfina, il palazzo è circondato e invaso dalla polizia che ha ricevuto una spiata. Presto i sospetti si accentrano su lui, che impavidamente confessa di avere curato il partigiano (frattanto postosi in salvo) e poi si uccìde per non farsi prendere. L'evoluzione quasi insensibile, spontanea, da uomo comune a eroe, è ben segnata dall'attento regista Zbynek Brynych, che ha voluto ricordarci quanto potere abbiano le circostanze sulla difficile arte di conoscere se stessi. Braun si svincola da un gregge di tremanti in forza d'un incoercibile moto di carità che con logica ferrea lo dispone a continuare nella stessa direzione, fino all'ultimo sacrificio. Nuoce per altro all'efficacia drammatica della vicenda la fredda introduzione dì qualche motivo o troppo facile o troppo orna¬ mentale, o troppo « nouvelle vague » (come - nella lunga questua della morfina), che disuniscono il film, così severamente pensato, sul piano dello stile. Ma sotto la stuccatura di certe suggestioni letterarie e di certi compiacimenti formali, il nucleo dell'opera è forte e comunica una commozione autentica. Miroslav Machacek, un volto che non si dimentica, ne è l'ottimo protagonista. 1. p.
Persone citate: Miroslav Machacek
Luoghi citati: Praga
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