Il trapianto di organi vitali una grande promessa per l'uomo

Il trapianto di organi vitali una grande promessa per l'uomo Un articolo del clinico prof. Biancalana Il trapianto di organi vitali una grande promessa per l'uomo Pare questo l'unico sistema perché gli apparecchi meccanici non danno garanzie per una sostituzione definitiva del cuore - La tecnica dell'operazione eseguita dal prof. Barnard - Le difficoltà che ancora si oppongono al trapianto: il medico non può sempre stabilire con esattezza l'istante della morte - La sopravvivenza degli organi non supera i 30-60 minuti; con il raffreddamento la conservazione raggiunge 24 ore - Esperimenti a Torino: un cane vive con il polmone di un altro da 2 anni, ma si tratta di un caso raro: altri 38 sono morti per il fenomeno del « rigetto » Il prof. Christian Barnard dell'ospedale di Città del Capo ha compiuto due audacissimi interventi di trapianto cardiaco nell'uomo. Il primo rappresenta un successo non solo tecnico ma anche clinico; ci auguriamo che questo successo venga confermato in maggior misura dal secondo. Devo premettere che a stretto rigore il primo trapianto di cuore nell'uomo è stato fatto dal prof. James Hardy dell'Università di Jackson nel Mississippi il 23 gennaio del 1964. Il donatore sarebbe dovuto essere un uomo giovane agonizzante per una malattia encefalica, ma per il precip^are della situazione, nel ricevente fu all'ultimo momento impiegato il cuore di imo scimpanzé. L'intervento riuscì ma la sopravvivenza dell'operato fu di poche ore, perché il cuore dello scimpanzé era troppo piccolo rispetto alla mole del malato. Di molte questioni sui trapianti si parlò a Tonno in occasione delle Giornate internazionali del 1965, quando organizzai un simposio sui trapianti di organo con la partecipazione dei pionieri in questo campo del mondo scientifico. Quando, dal punto di vista clinico, si può considerare che è avvenuta la morte? Può stupire l'affermazione che il medico, pur con la maggiore esperienza, stenta talvolta a identificare l'istante in cui la vita è cessata; ma questo accade perché non vi è una morte in senso assoluto ma tipi diversi di morte. Le difficoltà si accrescono quando s'impiegano i mezzi di rianimazione. L'arresta del cuore e de! respiro non significano che il soggetto sia irrecuperabile e la nostra esperienza è ricca di successi in questo campo. E' difficile ancora oggi dal punto di vista etico e giuridico stabilire esattamente quando non vi siano più speranze nella ripresa della vita. Tuttavia la scienza ritiene che un soggetto possa essere dichiarato ' morto quando l'elettrocardiogramma non denuncia più alcuna attività cardiaca per un periodo di cinque minuti, perché questo periodo di arresto ha segnato un danno irre-ersibile per le cellule cerebrali. L'elettroencefalogramma confermerà la scomparsa di ogni attività nervosa. In molti Paesi del mondo da questo momento — e con il consenso della famiglia — può essere prelevato un or-, gano per un trapianto. Nei centri di rianimazione vi sono soggetti nei quali il soffio apparente della vita è mantenuto dagli apparecchi di rianimazione e che potrebbero essere considerati i donatori più preziosi. In Italia rispetto al trapianto è stato per ora preso in considerazione solo il rene e non vi so"~ disposizioni precise, a quanto io so, per altri organi importanti. Ad ogni modo, oltre al consenso della famiglia, è indispensabile avere l'autorizzazione dell'autorità giudiziaria, il che può comportare una perdita di tempo tale da danneggiare in modo definitivo l'organo da trapiantare. Ci sono parenti di malati che già adesso ci chiedono di intervenire per trapianti di organi vari, ma non credo che sarà facile ottenere il consenso dei familiari del de funto, soprattutto tempestivamente. Dopo la morte la sopravvivenza degli organi, quantunque varia, non supera in genere i 30-60 minuti. E' per superare questo limite che è stato da tempo affrontato il problema della conservazione degli organi mediante il raffreddamento con l'ipotermia e con l'ossigenazione iperbarica che finora ha consentito la conservazione di un organo per 24 ore. I nostri espe rimenti di trapianti di poi mone conservato nei cani hanno però fatto registrare una sopravvivenza scarsa, non superiore ai dieci giorni. Nei trapianti di organi vi tali nell'uomo, come quelli cardiaci in questione, si tratta spesso di interventi di emergenza e d'altra parte non è facile scegliere il donatore. Le cose si svolgono quindi diversamente da quello che si fa per il rene, con una scelta, cioè, che tiene conto delle prove biologiche di compatibilità (reazioni Unfocitarie). ' Nella nostra esperienza di trapianto di polmone nei cani, per; i quali non facciamo ricérche biologiche di compatibilità, abbiamo si un cane che è vivo da due anni ed è in perfette condizioni, ma rappresenta il 39* animale di un gruppo nel quale la sopravvivenza è durata un massimo di tre mesi prima della crisi definitiva del rigetto. Molti tipi di cuore meccanico sono stati costruiti, alcuni con una pompa esterna ed anche con dispositivi interni. Essi possono offrire un aiuto temporaneo al cuore malato, e, consentendogli un certo periodo di riposo, farlo migliorare al punto da restituirgli un buon funzionamento. Ma degli apparecchi meccanici per una sostituzione definitiva del cuore nessuno finora sembra dare garanzie stabili. La strada sembra quindi quella del trapianto. Circa la tecnica, la descrizione del trapianto cardiaco comparsa su « La Stampa» è fondamentalmente esatta. Vi sono due équipes di chirurghi che lavorano contemporaneamente, una sul donatore, l'altra sul rice vente. Appena dichiarata la morte, si fa subito una tra cheotomia per applicare un respiratore automatico, si massaggia il cuore e si stabilisce una circolazione extracorporea che potrà essere perfezionata, appena aperto il torace, con una sternotomia mediana. La circolazione extracorporea è associata al raffreddamento in modo da conservare meglio il cuore durante il tempo richiesto per l'intervento. Per sem^'^care la ricostruzione della continuità dei vasi che arrivano al cuore, vengono sezionati l'atrio destro, dove arrivano le vene cave, e l'atrio sinistro che riceve le vene polmonari. Spesso bisogna ricostruire anche il setto interatriale ed è utile una perfusione coronarica. L'aorta e l'arteria polmonare che sono state sezionate, vengono risuturate ai monconi lasciati nel ricevente, dopo l'asportazio ne del cuore malato. Riaper ta nel cuore la via alla circolazione extracorporea, che è stata istituita anche in chi riceve il trapianto sin dall'inizio dell'intervento, si stimola il cuore perché ri nrenda a battere regolar mente. E' inutile rilevare la ne fossità che questo gruppo di chirurghi abbi? acquisito, attraverso un lungo periodo di esperienze, una tale perfezione nell'esecuzione di tutte le manovre da poter far fronte ad ogni evenienza. Per combattere il rigetto dei trapianti è indispensabile tutto un trattamento immuno - soppressivo costi tuito da sostanze a tipo anti mitotico e da irradiazioni. L'impiego delle misure an¬ •iiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii tirigetto è massiccio nei primi periodi dopo il trapianto, e tutti noi sappiamo che può essere causa di morte per se stesso o indirettamente per la labilità che crea nell'organismo di fronte a tutte le infezioni. Gli operati di trapianto debbono esse*-- tenuti in camere con aria filtrata e possono aver contatto solo con persone con protezione sterile. Spesso le crisi di rigetto sono ripetute e possono manifestarsi in qualunque periodo, anche a distanza di anni da quando è stato praticato il trapianto. La terapia immuno - soppressiva è quindi continuata. Con tutte queste riserve, timori e difficoltà, il trapianto degli organi è un campo affascinante che apre una nuova e grande era per la medicina e per la chirurgia. La strada è ancora lunga e ardua,' si tratta tuttora di una chirurgia sperimentale anche nelle sue applicazioni cliniche. Ma essa promette all'umanità più di quanto la medicina le abbia mai dato finora. prof. Luigi Biancalana Direttore della Clinica Chirurgica dell'Università di Torino I medici che hanno tenuto in vita, sino al momento del trapianto, Il mulatto Clive Haupt, «donatore» del cuore. Da sinistra, I dottori Viljoen, Saks e Filmer (Tel. A.P.)

Persone citate: Barnard, Biancalana, Christian Barnard, Clive Haupt, James Hardy, Luigi Biancalana, Saks, Viljoen

Luoghi citati: Italia, Torino