L'ingratitudine del Generale di Nicola Adelfi

L'ingratitudine del Generale DE GAULLE E GLI INGLESI L'ingratitudine del Generale . Si sa, la memoria degli uomini è corta, e talora diventa addirittura cortissima quando c'è di mezzo un debito di gratitudine. Tuttavia, nel caso di De Gaulle e gli inglesi, non si tratta di smemoratezza o distrazione: è un caso tutto particolare e che non si sa come definire. Se non fosse stato per l'aiuto ricevuto a suo tempo dagli inglesi, oggi molto probabilmente De Gaulle non sarebbe che un generale in pensione, domiciliato in un paesino di campagna e noto solo ai suoi vicini. A suggerircelo sono le" memorie di guerra che egli scrisse nel romitaggio di Colombey-les-DeuxÉglises quando forse non immaginava che un giorno sarebbe diventato il padrone autoritario della Francia. Sotto questo profilo — l'illimitatezza dell'umana ingratitudine — le memorie di De Gaulle costituiscono un documento torse unico. Perciò mette conto andarle a rileggere. Nel giugno del 1940, menr tre le armate di Hitler straripavano nella Francia senza più incontrare resistenza, De Gaulle aveva 49 anni, da poche settimane era stato prima promosso generale e poi nominato Sottosegretario al Ministero della Difesa Nazionale. La Francia appariva colpita da collasso morale ancor più che dalle armi nemiche; ogni cosa si sfasciava, in alto e in basso. De Gaulle andava suggerendo di qua e di là che il Governo si trasferisse ad Algeri e continuasse di lì la guerra, ma nessuno stava a badargli. Più tardi, tenendo presente che tutti i governi dei Paesi occupati dai tedeschi avevano dignitosamente scelto la via dell'esilio. De Gaulle scriveva: « Nessun governo accettò di subire il gioco dell'invasore, non uno, tranne, ahimèl quello che si proclamava governo di Francia e che pur disponeva di un vasto impero, presidiato da grandi forse, e di una delle prime flotte del mondo!*. Mai la Francia era caduta così in basso. Eppure, mentre i tedeschi venivano accolti dai parigini come « i turisti motorizzati * e il governo di Paul Reynaud dava 'gli ultimi sus sulti a Bordeaux, l'Inghilterra aveva offerto alla Francia di fare dei due Paesi una sola na ztone, unificando i poteri pub blici e mettendo insieme le ri spettive risorse. La sera del 16 giugno, qunndo la capitolazio ne della Francia era stata già avviata, De Gaulle riuscì a farsi dare da Reynaud centomila franchi. La mattina dopo un apparecchio inglese lo portò a Londra. Ma chi era allora De Gaulle? Ce lo dice lui stesso: « lo non ero niente all'inizio. Al mio fianco neppure l'ombra di una jorza né di un'organiszazione. In Francia nessuna rispondensa né notorietà. All'estero né credito né posistone ufficiale *. Più avanti si definisce ^solitario e sprovveduto* di ogni mezzo, autorità, prestigio. In breve, non rappresentava niente, non era nessuno. Furono gli inglesi a costruire il mito di De Gaulle, a sostenerlo. Appena arrivato a Londra, il generale si fece ricevere da Churchill, e trovò comprensione, assistenza. Si legge nelle memorie: iNaufrago della sventura, che potevo fare senza il suo aiuto? Egli me lo diede subito, cominciando col mettere a mia disposizione la Bbc. Rimanemmo d'accordo che me ne sarei servito quando il governo Pélain avrebbe chiesto l'armistizio. Ora, la sera stessa, fummo avvertiti che ciò era avvenuto *. L'indomani De Gaulle dai mi-, crofoni della. Bbc lanciò il primo appello ai francesi a resistere: « Perché la Francia non è sola! Non è sola! Non è sola!... Può fare blocco con l'impero britannico che domina il mare e continua la lotta. Può, come l'Inghilterra, utilizzare senza limitazione la gigantesca industria degli Stati Uniti*. Hitler ormai aveva in pugno tutta l'Europa continentale, a oriente si era assicurato un atteggiamento amichevole da parte di Stalin, e ora il mondo aspettava di giorno in giorno che egli invadesse l'Inghilterra. Se Io aspettavano anche gli inglesi: l'armamento delle loro divisioni migliori era rimasto a Dunkerque e andavano racimolando persino i fucili da caccia. Tuttavia, proprio nel periodo più ansioso, il 7 agosto, il governo inglese mise a disposizione di De Gaulle notevoli mezzi finanziari. Cosi ne riferisce il Generale nelle sue memorie: « Le spese relative alle forze della Francia libera dovevano, secondo l'accordo, 'essere provvisoriamente sostenute dal governo britannico, dato che in partenza non avevamo alcuna risorsa... L'accòrdo- del 7 agosto ebbe un'importanza considerevole per la Francia libera, non solo perché risolveva le nostre difficoltà sul piano materiale, ma perché le autorità britanniche non esitarono più nel favorirci "». Inoltre, è sempre De Gaulle a informarci che ttn Inghilterra "i francesi liberi" erano circondati da stima e simpatia: il re per primo volle manifestarle, imitato da tutti t membri della sua famiglia. Anche i ministri e le altre autorità non perdevano occasione per testimoniare t loro sentimenti amichevoli. Ma è difficile immaginare la generosità e la gentilessa che l'intero popolo inglese dimostrava nei nostri confronti. Venivano fondate ogni sorta di opere per aiutare i nostri volontari. Innumerevoli persone ci offrivano il loro lavoro, il loro tempo, il loro denaro... Quando i giornali annunciarono che Vichy mi condannava a morte e confiscava i miei beni, molti gioielli vennero recati da anonimi a Carìton Gardens (la sede del movimento gollista) e parecchie dossinc di vedove sconosciute inviarono le loro fedi affinchè l'oro servisse allo sforso* (del generale De Gaulle). Potremmo andare avanti a lungo con citazioni tratte dalle memorie di De Gaulle. Ma ora preferiamo aprire quelle di Churchill. Ripetutamente vi si legge che il governo inglese fece il massimo sforzo per « aumentare l'influenza, l'auto¬ rità e il potere * di De Gaulle, nonostante che dietro di lui non ci fosse che « un pugno di seguaci*. Ma c'è molto di più. La Francia di Pétain collaborava con la Germania di Hitler, e ciò non di meno Churchill pensava e diceva che « la Francia era la compagna della nostra nazione in quelle ore di tribolazioni, e niente le avrebbe precluso di essere la nostra socia nell'ora della vittoria ». Come è noto, Churchill fu di parola. Ora noi- ci domandiamo: come può De Gaulle dimenticare tutte le cose scritte da lui stesso e ricambiare gli inglesi con una politica fatta di animosità, avversione,, alterigia, dispetti puntigliosi? Si direbbe che in questo vecchio generale c'è una trista voluttà nell'umiliare gli inglesi, nel dire di no al loro ingrèsso nel Mercato Comune infine nel farli apparire come mendicanti che bussano invano a una porta che, finché lui vivrà, per loro resterà chiusa. Nicola Adelfi