Gli scienziati e i tecnocrati nuovi idoli della società sovietica di Ennio Caretto

Gli scienziati e i tecnocrati nuovi idoli della società sovietica Non sono più gli scrittori la «classe guida > Gli scienziati e i tecnocrati nuovi idoli della società sovietica Nata per eseguire una politica, l'« intellighenzija » scientifica ha incominciato a influenzarne la formulazione con le sue analisi e i suoi calcolatori elettronici - E' diventata un veicolo di spiritò liberale - Si va invece spegnendo la voce di poeti e romanzieri «arrabbiati» • Ora Evtushenko sembra un funzionario culturale: dedica i suoi versi alla tessera del partito Dal nostro corrispondente Mosca, dicembre. « Il poeta ha un dovere nei confronti dei suol lettori. Deve mostrare com'egli è, che cosa pensa, sente e fa. Di tale privilegio — il privilegio di dire la verità per gli al^tri — deve pagare il prezzo: una spietata dedizione alla verità medesima ». Cosi scriveva anni or sono, nell'autobiografia, il giovane arrabbiato Evtushenko. Commentava il vecchio Ehrenburg, sopravvissuto alle purghe staliniane: « Non ha un grande talento, ma è molto battagliero. Vorrebbe essere Malakovskij - senza farne però la stessa fine». Malakovskij com'è noto, si uccise. Il critico «liberale» Benedici Sarnov non era altrettanto tollerante. Aggrediva Evtushenko con la celebre invettiva del direttore del Teatro dell'Arte Stanislavsky contro gli attori colpevoli di interpretazioni mediocri: « Non credo ad una sola vostra parola ». Oggi Evtushenko sembra un funzionario culturale. Anziché alla verità, dedica i suoi versi alla tessera del partito, « il secondo cuore ». Forse, più che un Malakovskij, gli piacerebbe diventato uno Sholokov, vate ufficiale del regime e premio Nobel. Come Arthur Miller in America e John Osborne in Inghilterra, ha smesso le vesti della rabbia per quelle deW'establishment. E' entrato a far parte del sistema prima combattuto, assurgendo a simbolo di successo politico-mondano. Nell'attuale distensione interna, all'affiorare del benessere, passa per l'alfiere dell'« intellighenzija » ottimista che si adegua. i La crisi non è soltanto sua. Dopo i fuochi d'artificiokruscioviani, Breznev e Kossighin hanno applicato alle Lettere e alle Belle Arti uno stile da ragionieri della storia. Come i protagonisti di « Babyi Jar », gli intellettuali « non hanno paura della guerra, ma spesso temono di parlare con se stessi ». Controllati, ma non più oppressi, tradiscono un certo disorientamento, arrendendosi o alle conquiste del regime o all'alienazione. Le voci di protesta sono deboli e isolate: Solzhenitzyn non pubblica un libro da tre anni, Alexander Ginsburg è in attesa del processo. Lo spirito di Ponzio Pilato gover- na la maggioranza dell'* intellighenzija ». Glazunov, « il pittore maledetto », è stato assorbito nel sistema dopo che il partito ha organizzato una mostra dei suoi quadri sulle atrocità americane nel Vietnam. L'alternativa, probabil mente, era l'isolamento, il distacco dalla società. « In alcuni intellettuali», ha scrìtto « Encounter », « si riscontra disprezzo per la massa, volontà di un'esistenza apolitica. Essi non si. considerano più riformatori, sognano le astrazioni dei1 colleghi occidentali ». -'k II tempo ' ha sputato su di me, ora io sputo sul tempo » ha detto Voznesensky. La diffusione della libertà (la verità del primo Evtushenko) come ideale e come'regola di vita non è più l'assillo principale dell'« intellighenzija ». Non si tratta soltanto 'di rinuncia. Il progresso, che in questo paese compie passi da gigante, ha portato a un avvicendamento delle classi-guida simile a quello americano. Più rapidamente che nel resto del mondo, nell'Unione Sovietica lo spirito liberale cambia veicolo. L'umanesimo e la tolleranza, re- spinti sotto la specie artistica, ritornano col pensiero scientifico. Agli intellettua'i, subentrano quali propugnatori della libertà scienziati e tecnici. Diceva uno di questi, di nome Poletaiev: u Le più affascinanti favole oggi le offrono la scienza e la tecnica, e la sottile, audace, spietata ragione ». Dieci anni fa, tra lo scrittore Pasternak e l'ingegnere Liberman sarebbe stato impossibile il paragone culturale. Adesso, l'accademico Kapitza esce a testa alta da quello con l'ex giovane or-' T'abbialo Evtushenko. Iti'lui,' e in altri Come lui, sfiondano « le due culture » dì Charles Snow. La nuova tecnocrazia ha un potere sconosciuto alla vecchia « intellighenzija ». E' il « trust dei cervelli » che impedirà ai russi di trasformarsi in un popolo di burocrati. Nata per eseguire una politica, ha incominciato a influenzarne la formulazione con le sue analisi e i suoi calcolatori elettronici. Soltanto a essa è permesso dire certe verità. Sulla Komsomolskaja Pravda Kapitza ha scritto: « Un terzo della ricerca mondiale è opera degli Stati Uniti. La nostra partecipazione è appena della metà, cioè di un sesto del totale ». Ha protestato Trapeznikov, direttore dell'Istituto di automazione e telemeccanica: « In alcune industrie sovietiche non esistono ancora reparti sperimentali ». Non a caso, l'unico direttore « liberale » della « Pravda » è stato l'economista Rumiantsev, ora presidente del consiglio, per le ricerche sociali: egli ha protetto gli intellettuali da talune ingerenze del partito, e nella nuova attività propugna il metodo empirico. A Novosibirsk, la « città della scienza » siberiana, si tengono discussioni serali su Proust. Joyce e Kafka, scrittori invisi al regime. E' diventata famosa la risposta dello scultore Ernst Neivestni alle critiche di Kruscev ai suoi lavori: «Possono non piacere a voi, ma piacciono molto a scienziati come Kapitza e Landau ». Non sì sente più l'accusa che « l'ingegnere, il medico, il tecnico sono dei costruttori del socialismo di seconda categoria ». / ricercatori sovietici sono 700 mila e il loro numero aumenta vertiginosamente. Per l'industria pesante, le Università hanno creato ingegneri per tre generazioni. Adesso per la conquista dello spazio e la riforma economica creano matematici, fisici ed economisti. Questi, più che i lavoratori d'assalto della propaganda o i cosmonauti delle fantasie femminili, sono gli idoli della Russia del 2000. Si chiamano Aganbekian, direttore dell'Istituto d'economia di Novosibirsk, Gluskov, direttore dell'Istituto di cibernetica di Kiev, Birman, professore di scienza delle finanze a Mosca. Ai tecnocrati è ispirato uno dei migliori film sovie¬ tici cosiddetti del disgelo, « Nove giórni in un anno ». Soltanto la loro indipendenza di giudizio ha impedito al regime di identificarli con « l'eroe positivo ». Essi insegnano ai russi la libertà intellettuale. Confutano il principio secondo cui «la razionalità è conformismo, e l'anticonformismo è irrazionalità e perciò pazzia ». Arginano ì duri « apparateiki » di partito e di Stato, impegnati a sventare « i tentativi di spingere l'arte nella palude dell'assenza di, ideali, del decadentismo e del nudo formalismo». .Ripristinano il dibattito perché, come dice Kapitza, « la verità non è mai data a priori ». Il regime li rispetta, e forse un po' li teme. Con la tecnocrazia, torna d'attuali- tà la celebre domanda di Werdell Wilkie a Stalin: « Ma è sicuro che a forza di fare studiare la gente lei non perderà il suo posto? ». Essa realizzerà la vera rivoluzione del futuro, sociale oltre che tecnologica. Uno sguardo alla vita privata degli scienziati e dei tecnici d'oggi consente di vedere .niella che sarà la vita dei cittadini sovietici domani. La tecnocrazia ha il privilegio di case ampie e comode, di un'automobile, di stipendi alti e viaggi all'estero, negati ora alla maggioranza. Ma li ha ottenuti col merito, e promette di restituirli alla loro natura di diritti universali. « Libertà e benessere » ha scritto Richard Pipes « dipendono dalla spinta di gruppi sociali ben organizzati. Era un errore da parte dell' "intellighenzija" pensare che l'azione delle Lettere e delle Belle Arti potesse superare certi limiti». Ennio Caretto Il poeta Evtushenko con la moglie durante una delle sue fortunate «tournées» all'estero

Luoghi citati: America, Inghilterra, Kiev, Mosca, Novosibirsk, Russia, Stati Uniti, Unione Sovietica, Vietnam