«Uno sguardo dal ponte» con Vallone e Alida Valli

«Uno sguardo dal ponte» con Vallone e Alida Valli Un'altra commedia di Miller al Teatro Carignano «Uno sguardo dal ponte» con Vallone e Alida Valli L'attore torinese ha scelto il testo dell'autore americano, da lui interpretato a Parigi, per il suo esordio sulle scene italiane - Egli stesso ha curato la traduzione e la regìa DI Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller è rimasta nel ricordo l'edizione, splendida più che il testo non meritasse, offerta quasi dieci anni fa da Luchino Visconti con la Morelli-Stoppa. Riprendendolo ora per il suo esordio sul palcoscenici italiani, Raf Vallone si è affidato, abbastanza avvedutamente, ad un dramma che l'ha consacrato attore di prosa a Parigi e in altre capitali, che egli ha anche portato sullo schermo, che gli consente insomma di muoversi su un terreno sicuro. Ma è una pura coincidenza che egli si sia presentato ieri sera al Carignano subito dopo Tino Buazzelli e là sua Morte di un commesso viaggiatore. Non si tratta di un rinnovato fervore, che del resto sarebbe oggi impensabile, intorno al teatro di Miller. Più semplicemente, Vallone ha ubbidito a un impulso pratico e sentimentale insieme, non all'impellente necessità di riproporre un'opera che, a differenza dell'altra, non è mai stata considerata un capolavoro. Ed ecco Raf Vallone con la giacca e i pantaloni di un oriundo siciliano, Eddie Carbone, che lavora come scaricatore nel porto di New York e vive a Brooklyn con la moglie Beatrice e la nipote Caterina che egli ha allevato e ama come una figlia. Ma la ragazza è cresciuta, si è fatta donna. L'affetto che Eddie nutre per lei diventa eccessivo e Imbarazzante, acquista qualcosa di morboso. E' come un'ossessione, e forse Eddie potrebbe liberarsene se volesse ammettere di esserne vittima. Ma non lo confessa nemmeno a se stesso. Assistiamo con stupore, dice Miller, alla corsa di un uomo verso la sua completa rovina. E questa giunge, puntualmente, quando la nipote si innamora di Rodolfo che, con il fratello Marco, è sbarcato clandestinamente a New York in cerca di lavoro e al quale Beatrice, sua cugina, ha offerto la propria casa. I due giovani già pensano ai j matrimonio, ma Eddie, pieno di rancore e di gelosia, si oppone accusando il cugino di losche intenzioni, calunniandolo in ogni modo: badate, egli ripete, Rodolfo è uno scervellato e, addirittura, un anormale. Storie. Eddie ha soltanto perso la testa. Al punto che denuncia i compaesani come immigrati clandestini ed ancora fa l'offeso quando Marco lo tratta da spia. Si viene ai coltelli, Eddie soccombe. Miller, ' che ama . nasconde re dietro le cortine fumogene della psicanalisi e della sociologia gli aspetti più banali della realtà quotidiana, è convinto di avere ripetuto con questa torbida vicenda sul fronte del porto, un mito greco. Anche se poi aggiunge, candidamente, di non avere trovato di quale mito si trattasse. Nemmeno noi In verità, si tratta di un fatto di cronaca, lo stesso Miller ammette di essersi ispirato ad un episodio riportato dai giornali. Non è il caso né di scomodare Verga (se mai Mascagni), né, tanto meno, il coro del dramma antico che Miller introduce con il personaggio dell'avvocato Alfieri, lo « storico » al quale toccherebbe di lnnal zare la cronaca sul piano della tragedia. In realtà, co stui è superfluo. Se n'è ac corto anche Vallone che ne ha soppresso il commento a conclusione del rusticano duello. Dettone onestamente tutto il male che merita, bisogna aggiungere, con altrettanta onestà, che Uno sguardo dal ponte ha un'efficacia tea trale che prende ancora fortemente il pubblico. Miller sa dosare gli effetti, attizzare la curiosità dello spettatore, suscitarne le emozioni, strappargli una lacrima e, al momento giusto, anche un sorriso. Di tutto questo tiene naturalmente conto lo spettacolo: lo stesso Vallone ne ha curato la regìa oltre che una nuova traduzione del testo mirando, in entrambi i casi, a sfrondare e a semplificare. Anche la scenografia di En •rico Job è ridotta all'esseri zlale, ma non vibra, ha scarsa suggestione: modellini di gru sullo sfondo, una passerella al centro e scale di ferro e muri ai lati, in primo piano gli « spezzati » della casa di Eddie che vanno e vengono. In questa cornice, Raf Vallone si muove con prestanza e autorità, Alida Valli rende con dolorosa sensibilità la pena di Beatrice, Massimo Foschi è un Marco pieno di dignità e di misura, Lucio Rama l'avvocato. Meno sicuri appaiono Lino Capolicchio (Rodolfo) e l'avvenente Delia Boccardo (Caterina). Ma è anche perché cercano di tenere dietro ad una regìa che, rompendo la tensione drammatica, preferisce a volte premere sul pedale della comicità per ottenere effetti immediati sul pubblico. E 11 ottiene: lo spet¬ tacolo ha riscosso un successo veramente caloroso, con molti applausi e numerose chiamate. Si replica. Alberto Blandi Raf Vallone e Alida Valli in una scena del dramma di Arthur Miller al Carignano

Luoghi citati: En, New York, Parigi