Intensi colloqui di Brown con Saragat e Fontani di Michele Tito

Intensi colloqui di Brown con Saragat e Fontani la missione del ministro degli Esteri inglese a Roma Intensi colloqui di Brown con Saragat e Fontani Il ministro ha esposto con grande chiarezza il punto di vista britannico - Londra non ha alcun interesse ad entrare in una Comunità in crisi, vuole che l'adesione sia senza contrasti, chiede che i « Cinque » lavorino per affrettare il momento dell'ingresso - Oggi gli incontri proseguono, forse in serata un comunicato ufficiale (Dal nostro corrispondente) Roma, 29 dicembre. Coerente col carattere dì urgenza della sua missione, il ministro degli Esteri inglese George Brown ha avuto subito dopo l'arrivo a Roma un colloquio con Fanfanì. Poi i due ministri sono stati a colazione insieme e, dopo una interruzione di un'ora, hanno ripreso nel pomeriggio le conversazioni. In serata Brown si è recato a Castel Porziano, ove è stato ricevuto da Saragat che l'Ita avuto ospite a cena assieme a Fanfanì, all'ambasciatore inglese a Roma e a personalità della diplomazia italiana. Tutte cose non previste: si prosegue domani, con nuovi colloqui che non erano stati preventivati e, quasi certamente, con un breve comunicato congiunto che servirà a far risaltare più nettamente il valore politico degli incontri romani di Brown. Sul contenuto delle conversazioni odierne. Brown e Fanfanì si dichiarano molto soddisfatti e le note ufficiose dì entrambe le parti si riportano solennemente alla tradizionale amicizia tra Roma e Londra, all'impegno per una Europa unita con la Gran Bretagna, alla riconfermata convergenza di vedute, con la considerazione che tutto è di buon auspicio per gli sviluppi futuri. Si capisce chiaramente che sono affermazioni convenzionali; non v'è in esse un-conerei» contenuto-politico. Questo non significa che non vi sia niente. Le indiscrezioni fanno emergere quanto complessa sia apparsa la realtà. La posizione inglese, enunciata da Brown, è molto chiara: non abbiamo alcun interesse — egli ha detto in sostanza — ad entrare in una Comunità europea in crisi, o semplicemente meno ampia. solida e sicura dì come è adesso. Desideriamo che l'ingresso inglese nella Comunità risulti, al momento opportuno, un fatto naturale, una cosa da registrare senza contrasti e senza crisi. Il desiderio di Londra è che i Cinque lavorino, magari in collaborazione con l'Inghilterra, perché il momento atteso venga al più presto, in un clima in cui tutto possa esser fatto senza difficoltà politiche. Brown ha sottolineato un punto: non conviene compiere gesti capaci di insidiare la solidità della Comunità europea attuale. La Comunità deve progredire, non regredire. Si tratta di vedere, prima di tutto, se v'è la possibilità di una qualsiasi iniziativa comune ai Cinque; poi di scegliere tra le iniziative possibili. Brown ha evitato con cura di parlare della politica della Germania federale. Egli ha avuto l'aria di non voler entrare nei particolari dei rapporti interni tra i Cinque o ì Sei. Ha solo lasciato intendere che le famose « scorciatoie » che i tedeschi propongono per superare lo scoglio del a veto » francese (una specie di adesione « a Intere » della Gran Bretagna al Mercato comune) non sono accettabili per Londra. E' risultato di più: la Gran Bretagna dà grande importanza alla parte che potrebbe avere nell'evoluzione politica della Comunità europea; essa non vuole che venga meno la spinta ideologica verso l'unità politica. Le proposte tedesche soffocherebbero appunto le prospettive politiche di unità del continente. Un'Inghilterra rivelatasi più preoccupata dell'unità politica dell'Europa di quanto si prevedesse fa oggi in maniera che tutta la situazione venga considerata con maggior cautela. L'intesa è stata raggiunta sull'impegno di non accettare mai la tesi francese che non si discuta neppure dell'ingresso inglese nel Mec: il problèma verrà tenuto aperto, ininterrottamente riproposto, costantemente fatto pesare alla Francia. Questo è poco. Alcune iniziative sono necessarie: di esse si parlerà domani. Il compito tutto particolare che spetta all'Italia in questo momento, e di cui gli inglesi fanno gran conto, è questo: difendere le ragioni inglesi all'interno dei Sei con tutta la fermezza possibile; fare in maniera che gli inglesi non appaiano soli. L'opinione pubblica britannica sì sta stancando, v'è il pericolo che si senta in qualche modo umiliata dalla lunga e improduttiva attesa. E' il pericolo più grave perché, allora, niente più sarebbe possibile. Conclusione: bisogna ancora negoziare l'ingresso dell'Inghilterra nella Comunità europea così come è oggi; tutte le procedure, tutte le iniziative devono avere un carattere comunitario. In pratica, è un momento di riflessione, destinato a durare alcune settimane. Michele Tito