Porto e cantieri, i problemi per il futuro della Spezia

Porto e cantieri, i problemi per il futuro della Spezia Una provincia alla confluenza di Ire regioni Porto e cantieri, i problemi per il futuro della Spezia I! traffico dello scalo marittimo (10 milioni di tonnellate annue) è quasi tutto imperniato su merci che non producono vero lavoro portuale - Il « Muggiano » (unico cantiere dell'IRI che chiuda i bilanci in attivo) ora costruisce navi per la Corea ma il suo avvenire è incerto: come quello delle industrie minori, dalia « Termomeccanica » (turbine e frigo) all'« Oto-Melara » (parti di missili e lanciasiluri) (Dal nostro inviato speciale) La Spezia, 28 dicembre. La convenzione regionale vuole che si parli della Spezia quando si è cominciato un discorso sulle città liguri e sulle diverse situazioni economiche, sociali, culturali. Ma al disopra della convenzione c'è una realtà, consolidata da secoli, che fa gli spezzini In buona parte emiliani, con una punta di toscanità, su un fondo civile indubbiamente ligure. « Lo dico sempre, quando si parla di regioni: la nostra regione economica si allarga nel Parmense, però noi restiamo in Liguria», mi dice il sindaco Musiani. La mescolanza è ovvia, come in tutte le terre di confine. Fra due anni, aperta l'autostrada della Cisa, e pronta quella Sestri LevanteLivorno (abbatterà il diaframma-incubo del Bracco) si vedrà quali dimensioni economiche abbiano tali argomenti, oggi dibattuti nelle riunioni politiche e nei caffè. La Spezia si è sempre mescolata alla Toscana e all'Emilia, In modo speciale a Parma, per suggerimento della natura, che sbarrava il cammino verso la Liguria. « La nostra aspirazione più grande è uscire dall'isolamento», dice ancora il sindaco, e lo hanno ripetuto da anni tutti gli spezzini. Ci vogliono tre ore di automobile per raggiungere Genova quando la strada del Bracco è più affollata, o scivolosa per il ghiaccio; a Lucca si va in un salto, Lunigiana e Val di Taro sono terre di casa. Ferma In una sorta di limbo, La Spezia ha maturato la sua diversità dalla Liguria in moltissimi campi. Il turismo, che meriterà un articolo a parte, non ha ancora toccato il momento di massimo sviluppo, mentre le coste delle riviere.sono congestionate da anni. L'industria si è gradualmente stabilizzata su basi modeste, senza grossi drammi ma sempre in attesa di essere stimolata dall'apertura delle nuove vie di comunicazione. Il porto, al fondo di una rada che Napoleone aveva definito la più bella del Mediterraneo per la sicurezza degli approdi, è a sua volta in attesa di efficienti legami col naturale entroterra emiliano, non potendo servire la Liguria sbarrata dal Bracco, e avendo in Toscana la concorrenza del più agguerrito scalo livornese. « Non abbiamo i pesi di Genova e di Savona, ma una grossa preoccupazione: garantire lo sviluppo dell'economia spezzina dopo aver consolidato un terreno che oggi potrebbe dirsi franante», afferma il sindaco, riassumendo un giudizio diffuso. Franante o incerto è anzitutto il campo dell'industria cantieristica. Trasferiamoci al Muggiano, sede del cantiere navale più importante: prima della guerra occupava tremila uomini, oggi fatica a dar lavoro a 1600. « Siamo sicuri che il nostro cantiere non verrà chiuso, però si sta impoverendo di anno in anno » mi dicono al Muggiano, fra gli scali che si insinuano sotto le colline verdi, nell'angolo più a levante della rada. Il piano di riordinamento della cantieristica nazionale lascia molte incertezze per il Muggiano: sviluppo e specializzazione nel campo delle navi medie, a caratteristiche tecniche molto spinte (navi bananiere, frigorifere), sfruttando la tradizione di un'arte raffinatissima che distingue queste maestranze? oppure conversione in centro di riparazioni navali, appoggiato al grande bacino di carenaggio di cui si parla da anni? Sono stati stanziati due miliardi per quest'opera, ma le prospettive sono confuse. Per ora il Muggiano vive su ordinazioni arrivate da un'impensabile cliente, la Corea. La « Korea United Lines Inc. », di Seoul, ha tenuto in conto questo cantiere spezzino dai costi economici e dalla qualità straordinaria. «Sia mo i soli, in tutto il gruppo Fincantieri, a costruire navi senza perdere quattrini dello Stato. I nostri bilanci ehm dono con un saldo attivo, uni co esempio in Italia », mi di cono con orgoglio al Mug giano Sullo scalo ecco due grandi navi da carico in al lestimento per la Corea: 25 mila tonnellate di portata lorda. Altre 5 navi da carico, con portata lorda di 15.400 tonnellate, saranno costruite per la compagnia di Seoul. « Due le abbiamo impostate ieri. Poi, finite queste com¬ messe, cosa sarà del cantiere? » dicono preoccupati tecnici e operai. Le industrie a partecipazione statale hanno alla Spezia una caratteristica comune: alta specializzazione, maestranze eccellenti, prodotti di qualità. Ma i mercati sono incerti. Dice il sindaco: « Ve da la San Giorgio-Elettrodo mestici. Produce lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, senz'altro ottimi, direi superiori alla media Ma non ha le dimensioni adatte per gareggiare con i nuovi colossi Occupa poco più di 600 persone » Sentiamo i sindacalisti: « La precarietà di queste aziende è dovuta alla insufficienza delle dimensioni e alla mancanza di coordinamento sui mercati internazionali ». Anche la « Termomeccanica » e l'« OtoMelara », che occupano quasi duemila uomini, hanno una produzione tecnicamente raffinata: pompe per navi, turbine e grandi frigoriferi la prima, lanciasiluri e parti di missili la seconda. Ma ricorre lo stesso giudizio: aziende di incerto avvenire per dimensioni inadatte e per mancata ricerca di mercati stabili. Si vorrebbe dall'Iri un piano omogeneo per queste fabbriche. Ed ecco un'analogia con Genova e Savona: l'impegno Iri, qui facilitato dalla economicità delle aziende e dalla relativa ricchezza di spazi, dovrebbe stimolare l'iniziativa privata, piuttosto modesta. « La Shell lavora molto con la raffineria. Ma le aziende private di medie dimensioni sono scarse, e non danno tono all'economìa spezzina. Molte vivono- come satelliti dei cantieri. Il lavoro delle demolizioni navali ha fasi alterne, occupando poche centinaia di persone », dice il sindaco Musiani. La più grossa iniziativa del momento è ancora pubblica: sono in corso lavori per il terminale di Panigaglia, che viene costruito dalla Snam per ricevere gli idrocarburi gassosi dalla Libia; la firma del contratto Esso-Snam (del gruppo Eni) garantisce la fornitura all'Italia di 3 miliardi di metri cubi di gas all'anno, per venti anni. Il gas arriverà in forma liquida su grandi navi speciali; a Panigaglia ritornerà allo stato naturale e verrà immesso, per mezzo di condotte, nei serbatoi sotterranei della Valle Padana che si stanno esaurendo. Il « terminal » di Panigaglia aveva scatenato polemiche: era stato avversato dai difensori delle bellezze naturali e dai fautori del turismo nel golfo. Ormai è in costruzione Sopite le polemiche, si studiano i modi per isolarlo e per limitare al massimo i danni al paesaggio, anche per evitare inquinamenti delle acque. « Due restano i nostri grandi problemi: cantieri del Muggiano, azione propulsiva per risvegliare l'iniziativa privata nel campo manifatturiero con medie aziende», sento ripetere da ogni parte. « Non dimentichiamo però il nostro porto mercantile », dice il sindaco. E' un altro tema dibattuto e indefinito. Il porto ha favori della natura negati a Genova e a Savona: una rada immensa, larghe riserve di aree nella piana del Magra, suscettibilp di sviluppo Industriale II truffi co supera i 10 milioni di ton nellate all'anno, ma le stati stiche comprendono più di otto milioni di tonnellate di olii minerali e di carbone; le merci che producono il vero e proprio lavoro portuale non raggiungono i due milioni e mezzo di tonnellate, contando i cereali. Il piano di ampliamento del porto non è ancora operativo, ed è un altro motivo di ristagno. C'è un vuoto di anni da colmare per restituire vitalità all'economia spezzina, un tempo fondata sulla forte presenza della marina militare, gradualmente ridimen sionata. Oggi l'arsenale e le attività pubbliche danno lavoro a 10 mila persone (erano 21.230 nel 1951); 16 mila sono gli occupati nell'industria; 11 mila gli occupati nel commercio e nel trasporti. Nei prossimi 10 anni La Spezia deve procurarsi almeno 17.500 nuovi posti di lavoro, secondo un calcolo dell'Ilres, per sopravvivere e riprendere un respiro sicuro. Sarà ancora il rapporto con l'Emilia, una volta superato l'isolamento, a suggerire le trame per lo sviluppo industriale e mercantile che sembra nell'aria, ben meritato da questa gente aperta alle convivenze interregionali, non travagliata da intolleranze di classi e di gruppi. Forse il male degli spezzini, finora, è stato un certo fatalismo che ha prolungato le attese. Mario Fazio

Persone citate: Bracco, Mario Fazio, Musiani