Qualche speranza di Michele Tito

Qualche speranza Qualche speranza (Dal nostro corrispondente) Roma, 23 dicembre. II senso dei colloqui di Johnson a Roma sta nel succedersi degli avvenimenti. La decisione di venire in Italia è maturata al termine delle consultazioni in Oriente, e le consultazioni son venute nel corso del viaggio intrapreso per rendere l'estremo omaggio al premier australiano, morto tragicamente. Era lo statista che più di tutti, in Occidente, si sentiva impegnato nella necessità di combattere nel Vietnam. Forte della solidarietà avuta in Asia sui cinque punti da lui fissati per l'avvio dei prenegoziati di pace, Johnson ha scelto la via del ritorno per l'Atlantico invece di quella per il Pacifico: la sosta a Roma era utile dopo gli avvenimenti di Bruxelles e i rinnovati, recentissimi tentativi di pace nel Vietnam fatti dal Papa. Johnson ha ricordato nei colloqui la sua sesta « iniziativa » di pace, dopo le cinque tallito. L'andamento dei colloqui con Saragat e con Paolo VI risente certamente del carattere improvvisato della visita; ma non sono stati per nulla turbati dal clima di tensione polemica alimentato nella città dalle manifestazioni comuniste. All'arrivo a Roma ha reso una dichiarazione in cui ha quasi esclusivamente trattato della pace che cerca in Vietnam, e ha fatto intendere che il sostegno di Paolo VI gli è prezioso. Ma il primo contatto è stato con Saragat, a Castelporziano. In un'ora di colloquio, con la partecipazione di Moro e Fanfani, è stata esaminata, per iniziativa italiana, la situazione europea dopo il nuovo veto di De Gaulle all'ingresso dell'Inghilterra nel Mec: situazione difficile — è stato detto a Johnson — con minacce di implicazioni politiche più generali. L'allargamento all'Inghilterra della Comunità europea è per noi di un interesse vitale. Johnson ha valutato pienamente ciò che gli si diceva,, aderendovi. Poi ha parlato del Vietnam, delle consultazioni avute, delle solidarietà confermategli, delle sue iniziative per la pace, che lo aiuterebbero grandemente in vista della campagna elettorale negli Stati Uniti. Senza misteri, si è mostrato, nella sostanza, fermo e duro: insieme col desiderio di pace vi sono poche speranze concrete di negoziati immediati, e nessuna possibilità di rinuncia all'uso della forza. Lo sforzo massimo, secondo Johnson, è quello della enunciazione dei cinque punti per l'avvio di prenegoziati di pace. Il colloquio col Papa è stato, nonostante le affermazióni fatte dopò, piuttosto delicato. Il Papa concedeva udienza a Johnson che l'aveva chiesta con urgenza, e s'aspettava, si dice, precise, concrete soluzioni immediate. «L'Osservatore Romano » criticava nel pomeriggio il concetto della « guerra giusta » che aveva ispirato le crociate in Vietnam dell' arcivescovo di New York ora scomparso, Speliman. Johnson ha illustrato con molti dettagli 1 suoi cinque punti per l'avvio di prenegoziati: cessazione dei bombardamenti nella zona smilitarizzata, abbandono del Laos da parte delle truppe del Nòrd Vietnam, presupposto dell'unità vietnamita nei prenegoziati, diritti costituzionali garantiti per i sudvietnamiti sotto controllo del Vietcong, negoziati diretti tra Vietcong e il governo di Saigon in forma ufficiosa. Il giudizio del Vaticano è che questo non basta: occorre la sospensione dei bombardamenti sul NordVietnam, insieme con una azione condotta nello spirito dell'Orni, secondo i gli appelli di Thant. Sembra anche che sia emersa, per alcuni aspetti operativi, una valutazione diversa della situazione. V'è un risultato sicuro: Johnson ha preso atto delle richieste del Papa, non le ha dichiarate inaccettabili, ha invece chiesto che gli siano create condizioni adatte all'accettazione. La conclusione è questa: Johnson attende l'esito di nuovi contatti che si propone di avere con Hanoi; nel frattempo potrà essere esaminata la questione di un prolungamento dei» la tregua: una tregua che dovrebbe consentire l'eventuale preparazione di pre-negoziati. Michele Tito