I sette paesi del pool dell'oro hanno vinto la prima battaglia di Ferdinando Di Fenizio

I sette paesi del pool dell'oro hanno vinto la prima battaglia Il mercato di Londra si avvia alla normalità I sette paesi del pool dell'oro hanno vinto la prima battaglia L'offensiva bloccata, almeno per ora, dalla stretta collaborazione tra Stati Uniti ed Europa occidentale (Francia esclusa), che dispongono di riserve auree per 27 miliardi di dollari - Ma le conseguenze della svalutazione della sterlina non sono ancora finite - Occorre una riforma del sistema monetario che sia accettata da tutti Lo si prevedeva. Svalutata la sterlina, un'ondata speculativa avrebbe investito il dollaro; rimesso cioè in discussione il lontano rapporto di equivalenza fra dollaro ed oro, fissato in 35 dollari l'oncia di fino da Roosevelt, agli inizi del *34.jPerò la crisi è stata più profonda di quanto, nei giorni anteriori al 18 novembre, non si supponeva. Nella settimana fra il 18 ed il 26 novembre, il volume globale di oro, acquistato a prezzo ufficiale sul mercato londinese, ha toccato un primo massimo. Un secondo massimo è purtroppo più recente. Si registra nella settimana fra il 10 ed il 17 dicembre. Altre centinaia di tonnellate d'oro sono passate ai forzieri privati. Una ridda di comunicati ufficiali, di notizie deformate o infondate, ha accompagnato quegli eventi. Cosicché oggi non è facile intendere quale sia il profilo della politica monetaria che si propongono di seguire le Autorità monetarie, sia americane che europee. Possiamo però sforzarci, avvicinando criticamente taluni sintomi, di tracciare il filo di quella politica. Come si vedrà, essa richiede una visione lungimirante degli interessi collettivi; polso fermo, spirito di collaborazione. Elementi tutti non facili da raggiungere. Se, tuttavia, l'azione andasse in porto — ciò che indubbiamente auspichiamo — essa tornerebbe di vantaggio, non al solo Occidente, ma al mondo intiero. * * La crisi nei rapporti fra dollaro ed oro fu indubbiamente resa più acuta da un'inattesa mossa francese. La proclamazione dei risultati poco confortanti, raggiunti dal pool dell'oro nel '67; nonché il conseguente ritiro dal Consorzio — sin dal giugno di quest'anno — della Banca di Francia. Il primo sforzo pertanto delle Autorità monetarie occidentali disposte a collaborare (fra esse la Banca d'Italia) si manifestò nel rianimare i legami fra istituti d'emissione, turbati dal comportamento francese. Ci si servì, a questo proposito, di talune delle abituali riunioni, opportunamente organizzate a suo tempo. Si giunse a chiarire, confidenzialmente, l'atteggiamento di ciascuno. Si trovarono larghe zone di consenso su talune finalità. Dopo la riunione di Basilea, tenutasi pochi giorni fa, il Segretario americano al Tesoro Fowler ed il Presidente del Consiglio della riserva federale Martin, sanno che —allo scopo di calmare le acque e di non adot'Te a caldo misure innovatrici — essi possono contare sull'aiuto più o meno incondizionato, di ben sei banche centrali europee, fedeli al Consorzio dell'oro. Si tratta degli istituti di emissione della Gran Bretagna, della Germania, dell'Italia, della Svizzera, del Belgio e dell'Olanda. Le loro disponibilità auree (di tutte queste banche ed in più degli Stati Uniti) sono imponenti. *««sommano a 27 miliardi di dollari. Il presentare, in questo caso, una somma, anziché i suoi vari addendi, resta in parte un accorgimento. Non si tratta, infatti, di entità del tutto omogenee: per ragioni istituzionali; per la maggior o minor propensione dei vari istituti, all'erogare l'ultimo lingotto in difesa della parità rooseveltiana, ecc. In tal modo, però, si raggiunge un primo effetto dimostrativo. Schie rate le truppe - battaglia, una parte degli operatori sarà più prudente. Forse si ritirerà dal mercato. ' "Sempre a breve periodo, 10 stesso risultato si rag giunge per altra strada. Si è convenuto a Basilea che le banche centrali — con 11 classico strumento delle «riunioni attorno nl tavolo» — dovrebbero ottenere dal le loro st.essp np- ,."« -~nf narie, efficaci restrizioni creditizie, verso -usti d'oro Le operazioni a erudito, in questo campo lovrebbero essere del tutto scoraggia te: quanto meno dagli isti- tuti più importanti. Un ulteriore freno s'ottiene poi attraverso il costo ''ei capitali, destinati ad acquisti di oro, preteso il pieno versamento del controvalore. In verità, considerato l'attuale livello dei tassi d'in le commissioni bancarie ac cresciute; le neo-spese per il « reperimento » del metallo e la sua custodia, ecc., acquisti di oro, oggi, implicano oneri globali dell'ordine del 10 per cento l'anno. Non è davvero poco, per un investimento che, di suo, non reca alcun profitto. E potrebbe anche durare a lungo in tali condizioni per quanto è stato detto in precedenza. Dunque: altri operatori vorranno ritirarsi dal mercato. * -ir Come conseguenza, le transazioni sul mercato londinese dell'oro sembrano avviate al volume normale. Si possono, quindi, mettere a punto, e concludere i lavori, per una riforma da tutti accettata del sistema monetario internazionale. Gli istituti europei del Mec hanno già compiuto in questi giorni, una prima riunione di collegamento. Si dovrebbe particolareggiare (e non è questione da poco) lo schema di accordo, raggiunto dapprima sul finire dell'agosto a Londra; sottoposto poi a Rio de Janeiro a fine settembre. Tuttavia, i direttori del Fondo monetario e gli esperti delle principali banche centrali sono al lavoro. Forse, poiché è suo interesse, la collaborazione anche della Francia è più stretta di quanto a prima teresse (inasprito!; valutate vista non appaia. Nessuno, in Francia, ritiene possibile il ritorno ad un pieno «tallone-oro»: giammai esistito, neppure prima del '14, almeno quale lo si descrive. * * Tuttavia, la riforma del sistema monetario internazionale (e il persistere dello «spirito di Bretton Woods») presuppone, da parte dell'America, una politica per riequilibrare la sua bilancia dei pagamenti e frenare la domanda interna. Dunque si esige una politica monetaria restrittiva, a tutela del dollaro; nonché la pronta adozione, da parte del Congresso americano, degli inasprimenti fiscali proposti dal presidente Johnson. Si riuscirà ad ottenere questi consensi? Se non si riuscisse, quali le conseguenze della mancanza di questo essenziale anello, sulla politica monetaria che abbiamo cercato di descrivere? Eccoci alla conclusione. S'avrebbe torto nel sottovalutare il significato delle tensioni, tuttora perduranti sul mercato dell'oro. Per operare a freddo le riforme necessarie, occorre forza politica e collaborazione. La svalutazione della sterlina ha purtroppo destato, nel mondo intiero, una serie di ripercussioni, che non si possono ritenere dietro le nostre spalle. Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Johnson, Roosevelt, Woods