Milano si prepara ad un Natale ricco, ottimistico, ma non folle

Milano si prepara ad un Natale ricco, ottimistico, ma non folle Milano si prepara ad un Natale ricco, ottimistico, ma non folle I milanesi riceveranno oltre 100 miliardi di «tredicesima»; ne risparmieranno una ventina - Le vendite dovrebbero superare del 5 per cento quelle dell'anno passato, ma con nuovi orientamenti nel gusto: si cercano regali utili, che durino e ricordino i tempi della nonna - Solo negli alimentari si prevede una lieve flessione: 200 mila ambrosiani saranno in vacanza o in viaggio - La corsa agli acquisti è al massimo: domenica, in un grande magazzino, duemila commessi hanno servito centomila clienti (Nostro servizio particolare) Milano, dicembre. Domenica scorsa attraverso le porte dei più noti tra i grandi magazzini milanesi, in piazza del Duomo, sono entrate quasi centomila persone, il triplo della media normale. La direzione era preparata a fronteggiare l'assalto. Di solito i commessi e gli addetti ai vari lavori, distribuiti negli otto piani, sono circa un migliaio, ma nel periodo natalizio l'organico sale a millecinquecento, in certe occasioni straordinarie addirittura a millenovecento. Domenica scorsa era appunto una di queste giornate ecce zionali: tutti i funzionari della direzione, abbandonati gli uffici, si erano distribuiti nei punti strategici come colonnelli in prima linea per sorvegliare personalmente l'ordine pubblico. Quando la ressa raggiunge densità tanto elevate anche un incidente trascurabile — una caduta, uno svenimento, un intoppo alle scale mobili — può provocare stati di panico con conseguenze difficilmente immaginabili. Fuori, sotto -le arcate dei portici settentrionali, alcuni agenti di polizia regolavano la disciplina delle « code »; all'interno gli altoparlanti invitavano chi aveva già concluso gli acquisti ad abbandonare l'edificio per lasciar posto a coloro che premevano agli ingressi. Le radio e i telefoni interni erano continuamente in funzione per controllare minuto per minuto l'« emergenza », le uscite di sicurezza erano state spalancate e servivano co me valvole di sfogo. A sera, I quando finalmente la grande sarabanda è finita, dirigenti e commessi erano stravolti ed esausti come soldati dopo una dura battaglia. « Sì, è stata una giornata campale — mi dice il direttore Guido Aniasi — ma non bisogna dimenticare che domenica scorsa, approfittando del tempo relativamente buono, si è riversata a Milano mezza provincia. Quella provincia che, per antica tradizione, suole fare i regali per santa Lucia, il 13 dicembre. Insomma si è trattato di una punta non facilmente ripetibile, di un'eccezione. Secondo noi quello di quest'anno sarà un Natale solido, ampiamente soddisfacente. Rispetto all'anno scorso le vendite aumenteranno nettamente, ma non in maniera clamorosa; diciamo il cinque per cento ». All'Unione commercianti sono dello stesso parere. « Milano è ormai nelle condizioni di Londra, di Francoforte, di Parigi, — mi conferma il direttore dott. Orlando — ha raggiunto un tale plafond da rendere difficili progressi sensazionali ». Ancb'egli tuttavia è certo che alcuni settori — abbigliamento, regali, viaggi — faranno sicuri progressi. E se qualche categoria resterà ferma o addirittura farà un piccolo passo indietro, ciò dipenderà proprio dal progresso economico generale. Prendiamo i macellai e i fruttivendoli, per esempio. Nel periodo fra Natale e Capodanno si prevede che almeno duecentomila milanesi lasceranno la città per andare a sciare. Saranno duecentomila clienti in meno. Un altro barometro sicuro — quello del panettone — segna decisamente al bello. Quest'anno per i produttori di panettone l'« operazione Natale » è cominciata con quindici giorni di anticipo: il primo novembre anziché il quindici. In due mesi verranno sfornati e immessi sul mercato duecentomila quintali del tradizionale dolce ambrosiano, una media di 333 mila panettoni da un chilo al giorno. All'aumento di quantità ha fatto riscontro una diminuzione di prezzo: le due più note case produttrici, per fronteggiare la concorrenza sempre più incalzante delle ditte minori, hanno stabilito di comune accordo di far pagare il panettone 1700 anziché 1900 lire al chilo. «Non abbiamo dato alcuna pubblicità a questa diminuzione di prezzo perché temevamo che la clientela potesse pensare a un peggioramento di qualità», mi dice il dott. Ennio Campironi, direttore dell'ufficio Marketing di una delle massime ditte produttrici di panettone; e mi spiega che le industrie dolciarie milanesi potranno apportare variazioni a tutte le loro produzioni, ma mai a quella « sacra » del panettone. La minima variazione non dico della quantità, ma della grossezza dell'uva passa o dei canditi sarebbe considerata dai milanesi un sintomo grave quanto la svalutazione della sterlina. Provocherebbe depressioni psichiche, fluttuazioni di mercato, turbamenti in Borsa. Se domenica scorsa è stata toccata la punta massima di affluenza, domenica prossima, prima festività dopo il pagamento della tredicesima, si raggiungerà probabilmente il primato delle vendite. Approssimativamente sì può calcolare che tutte le tredicesime di Milano, sommate insieme, arriveranno a cento, centodieci miliardi. Come verrà impiegata questa somma imponente? I milanesi, si sa, non sono certo parsimoniosi; quanto più spendono, tanto più sono contenti. Al limite si può affermare che, di fronte ai prezzi ragionevoli, contenuti, provano lo stesso senso di diffidenza che altri italiani avvertono di fronte ai prezzi troppo elevati. Con queste premesse, per l'imminente Natale ci sarebbe da prevedere una forsennata corsa agli acquisti, uno sfarfallio di biglietti da diecimila, un « comprare tanto per comprare » come avvenne negli anni attorno al 1960, per il repentino arrivo a un relativo benessere; ma socioIoghi ed esperti di mercato dicono che non st.-1 così. Per il Natale 1967 Milano spenderà più degli anni scorsi, ma con ponderatezza, dopo aver meditato, dando la sua preferenza agli oggetti durevoli. La moda del « regalo utile », già in voga da tre o quattro anni, continuerà; ma dal piccolo elettrodomestico, dalla radiolina portatile, dal servizio di bicchieri, tende a spostarsi verso il mobiletto per il soggiorno, gli accessori da scrivania, la tovaglia elegante, il « centro » da tavola, la cornice di cuoio o d'argento. C'è insomma una spiccata tendenza a scegliere cose « che restano », con marcata predilezione per quelle di forma un po' antiquata, verso gli « oggetti della nonna ». Anche nel reparto giocatto li questo dietro front è appariscente. Naturalmente ci sono scafandri spaziali, pistole alla James Bond, Ferrari, Lotus e Ford in miniatura del tutto identiche ai modelli originali (raggiungono velocità fra i 40 e i 55 all'ora e costano dalle trecento alle 550 mila lire); ma accanto a questi piccoli prodigi meccanici sono ricomparsi rudimentali giocattoli di legno e bambole di pezza che ricordano le bambole Lenci del primo dopoguerra. Se è vero che il mercato, e in particolare quello natalizio, interpreta i desideri più o meno inconsci delle moltitudini, bisogna concludere che nel mondo d'oggi, proteso verso la conquista della Luna, c'è una gran sete di semplicità e di solidità otto centesche. Del resto un son daggio ha stabilito che i mi lanesi quest'anno dedicheran no al risparmio il 17 per cen to della tredicesima. Agli altri italiani potrà sembrare una aliquota modesta; per Milano è enorme. Se i milanesi si mettono a risparmiare non ci son dubbi: l'umanità è alla vigilia di una svolta.

Persone citate: Aniasi, Ennio Campironi, James Bond, Lenci

Luoghi citati: Francoforte, Londra, Milano, Parigi