«Fu il divallerò a spararmi» dite l'impiegalo di Torino

«Fu il divallerò a spararmi» dite l'impiegalo di Torino Sopralluogo, Ieri, In via Ventimiglia «Fu il divallerò a spararmi» dite l'impiegalo di Torino Ricostruito l'assalto del maggio scorso alla «Popolare di Novara» in via Ventimiglia - Le testimonianze dei funzionari, dei clienti e della ragazza diciannovenne presa in ostaggio dai banditi Dopo i sopralluoghi a Torino nel « Credito Italiano » di piazza Rivoli e alle succursali del « S. Paolo » di via Onorato Vigliani e via Asinari di Bernezzo, il giudice istruttore dott. Amati si è recato ieri nell'agenzia della « Popolare di Novara » di via Ventimiglia, l'ultima delle banche rapinate da Cavallero, Rovoletto e Notarnicola. Ormai la polizia aveva stretto il cerchio attorno ai banditi: gli istituti di credito erano piantonati, autoradio controllavano la città guidate da uno speciale quadro elettronico in questura. Era difficile compiere una rapina, precaria la fuga. Per avere qualche probabilità di successo bisognava effettuare ' il «colpo» in uno, due minuti al massimo, e poi scomparire in fretta. Cavallero pensò di obbligare le banche a tenere pronto il denaro. E' il periodo delle lettere dell'« Anònima rapinatori»; «Non abbiamo nulla da perdere, perciò seguite le nostre istruzioni, altriménti uccideremo un impiegato ». La prima delle sparatorie inutili avvenne proprio in via Ventimiglia. I rapinatori entrarono nell'agenzia alle 10,55 del 18 maggio. Uno, armato di pistola a tamburo, restò vicino all'ingresso; l'altro, con un'automatica a canna lunga e un sacchetto di tela, si diresse verso la cassa: «I vostri padroni vi hanno detto che dovevate consegnarci otto milioni?». Dalla, porta giunse la voce del complice: « State fermi, prima di uscire ne ammazziamo qualcuno» . Si impadronirono di quattro milioni, e mentre fuggivano spararono nel gruppo degli impiegati. Uno di questi, Mario Navazzotti, di 45 anni, si abbatté colpito al ventre. Portato in condizioni gravissime alle Molinette si salvò dopo un difficile intervènto chirurgico. Ieri al dott. Amati il Navazzòtti ha ripetuto che in quel momento non c'era nessun pericolo per i banditi: se ne stavano andando col denaro, nessuno si era mosso o aveva tentato di inseguirli. Spararono per il gusto di uccidere. Secondo il Navazzotti fu Cavallero. Con lui era entrato nell'agenzia il Notarnicola, mentre Rovoletto era rimasto sull'auto in strada. La versione dell'impiegato è stata confermata dagli altri testimoni: sette colleghi e sette clienti. Il magistrato ha poi interrogato Giuseppina Bardinella di 19 anni, la ragazza che i banditi caricarono sulla macchina per proteggersi la fuga. Ricordando la sua avventura la giovane si è emozionata ed è scoppiata a piangere: « Uno mi aveva puntato la pistola sulla fron¬ te e chiedeva: "la uccidiamo subito?". E gli altri: "Va bene, falla fuori". Poi la macchina rallentò e mi fecero scendere. p. g, , :

Persone citate: Cavallero, Dalla, Giuseppina Bardinella, Mario Navazzotti, Notarnicola, Rovoletto

Luoghi citati: Novara, Torino