Paese di 100 milioni di abitanti che si trasforma in modo vertiginoso

Paese di 100 milioni di abitanti che si trasforma in modo vertiginoso tim a iajppon e verso il. duemila Paese di 100 milioni di abitanti che si trasforma in modo vertiginoso Basta un'assenza di pochi anni, ed il paese appare irriconoscibile - Superato il breve ristagno, Tokio è tutta un cantiere: autostrade sospese, tunnel sotto il palazzo imperiale, grattacieli che sfidano i terremoti - Gallerie sottomarine congiungono le isole, fabbriche d'avanguardia sono costruite sull'acqua, ferrovie veloci come l'aereo uniscono le grandi città - Quello che impressiona di più, è il sereno adattamento ad un mondo tutto meccanizzato, che sconvolge tutta la vita dei paese senza che i giapponesi se ne turbino Nel 1968 il Giappone festeggerà 1 cento anni della sua storia moderna ed 1 cento milioni di abitanti. Il regime feudale nipponico crollò l'B novembre 1B67 con l'abdicazione del dittatore militare Shogoun, Il 9 dicembre l'Imperatore Matsuhito (15 anni) annunciava la restaurazione del potere monarchico. Il 14 marzo 1868 egU proclamava la « Carta » che apriva l'èra moderna dell'Impero. Robert Guillaln, profondo conoscitore del Giappone In cui ha vissuto venti anni, Illustra In una serie di articoli lo straordinario sviluppo del paese, che oggi appare più di ogni altro lanciato nella corsa al Duemila. (Nostro servigio particolare) Tokio, 11 dicembre. Non vedevo il Giappone da due anni e mezzo, e Tokio mi è apparsa irriconoscibile, come sempre mi accade ad ogni soggiorno, tanto rapida è la sua crescita. E' la città che conosco meglio in tutto il mondo; pure, ogni volta che ci torno, sono costretto a riscoprirla. Mi perdo nella fantastica rete in continuo sviluppo di strade ultra-veloci, non mi ritrovo più nell'intrico delle nuove gallerie del metro; cerco quartieri che i bull-dózers hanno ingoiato d'improvviso, altri ne scopro di modernissimi, con un incredibile numero di edifici e di strade. Un esempio di questa straordinaria metamorfosi è Shinjuku, quartiere popolare ben noto di Tokio. La parte occidentale fino al 1963 non era che un labirinto di catapecchie, ed alla vigilia dei Giochi olimpici un cantiere informe. Oggi è un rione ultra-moderno cresciuto attorno ad una piazza enorme, i cui edifici hanno facciate interamente di metallo: una stazione gigante, quattro grandi magazzini, banche, compagnie di assicurazione, uffici. Bucata al centro da grossi sfiatatoi e da una specie di antro nel quale il traffico automobilistico si incanala scomparendo sotto terrà, la piazza è a due piani: uno, sotterraneo, è riservato ai pedoni. Rischiarato giorno e notte da lampade fluorescenti, è un vero formicaio umano: Shinjuku (quartiere di collegamento tra il centro e la periferia) è attraversato quotidianamente da un milione di persone. E questa non è che una delle cento immagini della trasformazione accelerata della capitale giapponese. L'aspetto esteriore di Tokio appare profondamente modificato dalla sorprendente rivoluzione delle strade ultra-veloci: vere e proprie autostrade che, in mancanza di spazio, sono state costruite sopra la città, sospese sul traffico. Si diceva che i lavori sarebbero stati interrotti dopo i Giochi; invece la rete continua a crescere fittissima. Le strade sono appoggiate su giganteschi pila stri di cemento e d'acciaio. Per chilometri e chilometri si viaggia sui tetti delle minuscole case di stilè giapponese o all'altezza del quinto piano dei maestosi palazzi moderni. In alcuni punti, si corre ancora per chilometri sotto il livello normale del traffico- Tokio sfida persino i terremoti: una volta era fatta interamente di case in legno piccole e basse, ora su vaste aree sorgono grattacieli di 12-15 piani in cemento ed acciaio. La tecnica giapponese ha vinto i sismi. Né la fine dei Giochi, né la recessione economica hanno fermato la febbre edilizia. La metamorfosi di Tokio è un aspetto del poderoso moto di rinnovamento che scuote e trasforma il Giappone intero. Chi viaggia tra la capitale ed Osaka può constatare l'enorme lavoro compiuto, od in corso, dalla ripresa del boom economico. Dappertutto le città in espansione mordono la campagna, le risaie pullulano di case e di fabbriche, le colline sono sventrate ed ap piattite dai bull-dozers per ricavarne un po' di terreno fabbricabile. L'Esposizione mondiale di Osaka (che si terrà nel 70) ha già dato al Giappone la frustata che gli diedero i Giochi olimpici. In questo paese a lungo tristemente famoso per la sua abominevole rete stradale, oggi le strade moderne si moltiplicano. La crisi (ora dimenticata) ha ingigantito la spesa pubblica. Belle autostrade a tre corsie si irradiano attorno a Tokio. La nazionale TokioOsaka, rifatta a nuovo, sarà presto raddoppiata, anzi triplicata, con un'autostrada sulla costa del Pacifico ed un'altra all'interno. Ponti e tunnels, sopra e sotto l'Oceano, già collegano Honshu (l'isola principale) alle tre grandi isole che la circondano; il Giappone, dicono a Tokio, non sarà più un arcipelago. Verso Hokkaido, al nord, è in costruzione un tunnel sottomarino che farà a gara con quello della Manica: sarà lungo 36 km, e la prima parte sarà finita nel '69. Verso Kyushu (la grande isola del sud) è già in funzione un tunnel subacqueo ed è in fase di allestimento un ponte sospeso lungo mille metri ed a 61 metri sopra il livello del mare. Da nord a sud, le industrie cercano spazio nell'unica direzione possibile: l'Oceano. I giapponesi strappano al mare vaste superaci, con una tecnica ancor più perfezionata di quella olandese. Le grandi acciaierie, in particolare, protendono sull'acqua gli impianti più moderni del mondo, dagli altiforni ai prodotti laminati. Accanto ad essi, moli e banchine profonde consentono l'attracco a navi di 100 mila tonnellate. Non si comprende lo slancio di queste trasformazioni finché non si vedono al lavoro gli uomini che ne sono gli artefici. Troppo spesso in Europa si parla ancora del Giappone come di un paese che « sta per raggiungerci»; ma oggi non è più vero, oggi è un paese che « sta per superarci ». Visti da Tokio, noi europei sembriamo fermi al XIX secolo, mentre i giapponesi appaiono più di noi lanciati nella corsa verso il Duemila. Mutamenti continui, rapidità, modernismo spinto al massimo, mobilità degli uo mini: ecco alcune delle norme fondamentali di un'era nuova che i giapponesi hanno adottato con facilità estrema e senza scosse. senza che i giapponesi se ne turbino. Modernismo: le nipoti dei samurai affondano assai più di noi in un mondo totalmente meccanizzato. La tv è più invadente che in America, gli elettrodomestici sono d'uso comune anche nelle campagne, l'aria condizionata è dappertutto; e dappertutto si trovano magnetofoni, giradischi, transistors, apparecchi foto e cinematografici; telefoni pubblici a migliaia, scale portanti, porte ad occhio elettronico; giornali di dimensioni gigantesche (VAsahi stampa 8 milioni di copie al giorno); teleferiche su tutti i picchi, aliscafi su tutti i laghi, monorotaie, battelli a cuscino d'aria ed altri veicoli ultra-moderni per un turismo strabocchevole. Mobilità degli uomini: i giapponesi viaggiano di-continuo, freneticamente, all'interno del loro arcipelago e su tutte le strade del mondo, in missioni d'affari e di studio. Il super-express Tokio-Osaka viaggia stracolmo a 250 km. l'ora: il treno su questo percorso ha battuto in velocità l'aereo. I treni si moltiplicano; ma è certo che saranno sempre affollatissimi. L'inflazione demografica è infatti l'ultimo fattore della metamorfosi accelerata del Giappone. Coincidenza curiosa, nel '68 il paese festeggerà il centenario della sua storia moderna ed i cento milioni di abitanti. Le prospettive lasciano prevedere un incremento sempre più formidabile dell'urbanizzazione. Ben prima del 2000, il Giappone avrà agglomerati urbani di dimensioni tali da superare tutti i rivali del mondo. Una specie di cittànastro, interminabile, formerà una banda quasi continua di abitazioni su una distanza di 600 km. Città giganti ne costituiranno i nodi più densi: come Osaka, con 18 milioni di abitanti, Naguya, un po' meno, e al centro del sistema Tokio, che nel 1985 sarà ima colossale metropoli di 35 milioni di abitanti ed il più grande porto del mondo. Robert Guillain Copyright di « Le Monde » a por l'Itili* do x La Stampa » 0 100 200 300 Mutamenti: il paesaggio, le vie, le case, l'ubicazione dei posti di lavoro, il mestiere, lo stile di vita, tutto si trasforma costantemente

Persone citate: Robert Guillain, Robert Guillaln