È il momento del surrealismo

È il momento del surrealismo ARTI ED ARTISTI È il momento del surrealismo Dopo la grande mostra alla Galleria d'arte moderna, una nuova rassegna si è aperta ora a Torino - Cento opere rarissime: ma è sempre arte? - Le altre esposizioni: pitture di Giovanni Marengo, bronzi di Alik Cavaliere Sui fenomeni «Dada» e « Surrealismo », che non si possono considerare soltanto dal punto di vista artistico, troppo su di essi incidendo certe componenti socio-politiche che ne fanno dei documenti di specifiche \ situazioni ideologiche piuttosto che degli esiti genuinamente estetici, a distanza di quasi mezzo secolo sta di nuovo polarizzandosi l'interesse della cultura internazionale; e ne è segnale vistoso là grande rassegna delle « Muse Inquietanti » della Galleria Civica di Torino, accompagnata un po' dappertutto da mostre analoghe o Complementari. Perciò giorni addietro su queste colorine Piovene ha potuto parlare d'una ripresa mondiale di poetica surrealistica come rinnovato stimolo creativo; mentre fra coteste mostre va segnalata quella « Da Dada al Surrealismo » ora aperta nella galleria « Narciso » (piazza Carlo Felice 18), ricca d'oltre 100 opere rarissime (particolarmente le 16 di Francis Picabia), presentate sul catalogo da Marzio Pinottini. Vi sono esposti lavori di Arp, Bellmer, Brauner, Dali, De Chirico, Delvaux, Dominguez; Duchamp, Ernst, Freddie, Hugnet, Lam, Licini, Magritte, Masson, Matta, Mesens, Man Ray, Savinio, Schwitters, Scipione, Tanguy, Wols; ed 1 tre quadri del pre-surrealista Alberto Martini colmano la lacuna del panorama della Galleria Civica. Dal canto suo lo stupendo Enigma del ritorno (1912) conferma la funzione di De Chirico quale geniale precursore del Surrealismo parigino. . E' una móstra, di oggetti che rientrino nella categoria mentale definibile con, la parola «arte », cioè una mostra da discorrerne in questa, rubrica? Per una metà certamente. Per l'altra metà io escludiamo nel modo più reciso, malgrado 1 nomi famosi, addirittura ytariti»", '^che si ' teggoni&iTiel, "Ifjgtalóg^^jecLs mcplGllcdsslcncVpnssc(gctncsgtpa proposito di certi « tal critici rimandiamo il lettore a quanto abbiamo scritto sabato scorso sulle ellissi, bucherellate di Lucio Fontana. Vogliamo dire che i pezzetti di legno rozzamente inchiodati di Kurt Schwitters (Construction, 1926), o 11 « readymade » di Marcel Dùchamp — l'uomo delltorinàtoio espo sto col titolo- Fontana — tipicizzato qui da un « vero » panciotto di stoffa a rigoni appeso a un altrettanto « vero » portabiti, il tutto racchiuso in una teca di vetro (Gilet pour Benjamin Perei 1958), possono magari essere storicizzati come indicazioni di idee, di proteste, di denunzie, d'una volontà di di struzione dell'arte per ricominciare dalla tabula rasa (Tzara), ecc., ma non sono immagini artistiche. Sono oggetti per collezionisti maniaci che s'illudono d'essere degli amatori e intenditori d'arte, disposti a pagare qualche diecina di milioni il giochetto di Picabia composto di tre pezzi d'un metro da sarto e di quattro scatole di fiammiferi su un impasto di colore (.Les centimétres, 1918), perché le testimonianze del defunto dadaista si sono fatte d'estrema rarità; ed è lo stesso criterio che regola il collezionismo dei francobolli, delle pipe, delle vecchie serrature, e via dicendo, collezionismi rispet labilissimi, talvolta utili alla cultura, me che nulla hanno da spartire con la creazione artistica. - Confrontate in questa mostra il capolavoro fantastico di Scipione, Ponte Sant'Angelo, 1930, con lo schizzo di Duchamp d'un assegno per pagare il suo dentista, e- vi sarà chiarito da che parte sta l'arte e dove, c'è soltanto un velleitarismo ideologico. Per trasformare quest'ultimo nella prima, tutta una critica consuma flato e ì inchiostro. Ma 11 consuma ad uso di coloro che, timorosi di « non capire », non s'accorgono che sul « niente » dell'arte non può esercitarsi alcuna comprensione artistica. * * Giovanni Viarengo, piemon tese, dirigente nella Rai a Torino, è un appassionato della pittura. La sua scheda bibliografica lo dice allievo del pittore Padre Angelico Pistarino; poi, « dopo una lunga parentesi di completa inattività artistica si è messo a dipingere, senza particolari studi, ma con una attenta sensibile preparazione culturale e conoscenza delle opere del maestri contemporanei » Questa vasta, informazione, che coincide con un esplicito gusto per la pittura non-figlirativa, è confermata dalla sua \ mostra al « Piemonte artistico culturale» (via Roma 268), presentata da Enrico Paulucci, Umberto Mastroianni, Gianni Vattimo. Il primo parla « di attenta captazione delle varie germinazioni artistiche e stilistiche »; il secondo di « un avvolgente ritmo che scompone la forma intravista per diventare violenza di luce»; il terzo della «audacia » che occorre al pittore nella « attuale consapevolezza critica ». Si può aggiungere che il Viarengo non ha affrontato cuor leggero questa sua prima completa dichiarazione pubblica della propria sensibilità. Proprio sulla sensibilità coloristica, espressa con la tinta o con 11 collage (e le maggiori finezze le raggiunge con quest'ultima tecnica) si svolge prevalentemente il suo discorso pittorico, nel quale le forme più varie costituiscono un libero fraseggio, ora impostato su larghi ritmi, ora, infittito da toppe cromàtiche alla Riopelle. Ritorna a Torino, nella galleria « Minima » (piazza S. Carlo 175), Alik Cavaliere con 1 suol deliziosi bronzi arboreo-floreali di cui già parlammo l'anno scorso per la sua mostra alla « Narciso ». Ora la sua tecnica si è anche di più raffinata, fino al limite del virtuosismo. Gillo Dorfles accenna sul catalogo a « sculture gettate in bronzo (e talvolta in argento) da precedenti modelli in "cera persa" in parte inglobanti frammenti di rami, di steli, di fiorì, più spesso ricostruiti a imitazione di tali elementi vegetali con una "fedeltà" che talvolta appare quasi sorprendente». A noi sembra che in qualche caso il Cavaliere si valga anche di un procedimento elettrolitico. Comunque l'effetto di questa vera e propria « metallizzazione » della natura ondeggia fra il reale e il surreale appunto per l'esasperazione di un « verismo » che tuttavia capovolge i rapporti logici di dimensione e di materia. mar. ber.

Luoghi citati: Piemonte, Ponte Sant'angelo, Torino