L'omaggio di Saragat e Johnson a Fermi a 25 anni dalla scoperta della forza atomica di Nicola Adelfi

L'omaggio di Saragat e Johnson a Fermi a 25 anni dalla scoperta della forza atomica L'omaggio di Saragat e Johnson a Fermi a 25 anni dalla scoperta della forza atomica Roma, Washington e Chicago collegate via satellite Il 2 dicembre 1942, nello stadio di Chicago, la prima reazione nucleare - Saragat La scoperta apre un destino di stupende conquiste, ma anche di possibile sterminio. Tocca a noi scegliere. La pace è condizione di sopravvivenza della specie umana - Johnson non ha potuto raggiungere Chi-, cago per una tempesta di neve - Dalla Casa Bianca afferma: Gli Stati Uniti vogliono volgere la potenza dell'atomo non alla morte, ma alla vita «Il navigatore italiano è arrivato nel nuovo mondo» (Nostro servizio particolare) Roma, 2 dicembre. Il 12 ottobre 1492, con la scoperta dell'America, un navigatore italiano, Cristoforo Colombo, chiuse il Medioevo e aprì l'Evo moderno. Quattrocentocinquanta anni dopo, nel pomeriggio del 2 dicembre 1942. un altro italiano, Enrico Fermi, spalancò le porte a una nuova età, quella in cui viviamo, l'Era atomica. Quel giorno egli riuscì a porre sotto il controllo dell'uomo l'immensa energia contenuta negli atomi. L'annuncio dell'evento venne comunicato da Chicago alle superiori autorità scientifiche e governative con una frase convenzionale: « Il navigatore italiano è arrivato nel nuovo mondo ». Oro è da un quarto di secolo che l'umanità si avventura eccitata e perplessa nell'Era atomica, e l'anniversario è stato ricordato con la dovuta solennità a Roma, a Washington e a Chicago. Il collegamento televisivo fra le tre città è avvenuto via satellite. Il presidente Johnson avrebbe dovuto recarsi a Chicago, dove Fermi realizzò la prima reazione a catena, ma glielo ha impedito una tempesta di neve; perciò ha parlato dal suo studio alla Casa Bianca. A Roma l'inizio delle celebrazioni in onore di Fermi è avvenuto nella sala degli Orazi e dei Curiazi al Campidoglio. Naturalmente, la parte più importante della manifestazione era accentrata nello scambio di messaggi tra i presidenti Saragat e Johnson. Grazie alla televisione, i due statisti si vedevano e si ascoltavano; e insieme con loro vedevano e ascoltavano chi sa quante decine di milioni di persone di qua e di là dell'Atlantico. Parlando a Johnson, Saragat ha ricordato anzitutto i giudizi dati su Fermi da alcuni suoi colleghi. Il Premio Nobel Emilio Segrè: « L'organizzazione scientifica della ricerca diretta a fare la pila è un modello di bellezza... Ci troviamo di fronte a una serie di lavori concatenati uno all'altro con logica di ferro e perspicacia acutissima; vien fatto di pensare a taluni dei maggiori classici della scienza ». Il professor Salvini, fisico famoso: « Nel successo del primo reattore nucleare confluiscono a livello più alto tutte le scienze e le tecniche... Gli scienziati e i tecnici che collaborarono a questo fine erano guidati da Enrico Fermi, forse l'unica mente umana capace di contenere in sé e coordinare tanto svariati e sottili problemi ». In seguito Saragat ha ricordato la « scuola di Roma » di fisica, che fu una specie di prodigio per la giovinezza, l'entusiasmo e l'intelligenza di coloro che la costituirono inizialmente. A venticinque anni Fermi era il titolare della Cattedra di fisica teorica. Fu un decennio straordinario per la fisica in Italia. Spesso i docenti più riveriti avevano appena pochi anni più dei loro allievi. Nei 1927 Fermi, il più anziano, aveva ventisei anni e Arnaldi, il più giovane, diciannove. Poi Saragat ha ringraziato la « nobile nazione americana per il suo generoso atteggiamento allorché ebbe inizio, purtroppo anche in Italia, la persecuzione razziale, che sebbene non colpisse direttamente Fermi, colpiva la sua eletta moglie fin quel momento la signora Laura Fermi stava nel teatro dì Chicago dove si svolgevano le celebrazioni in onore dì suo marito) e i suoi figli, ma soprattutto offendeva il - suo senso morale ». Negli Stati Uniti Fermi si inserì nell'immenso stuolo anonimo dei nostri lavoratori emigrati. Più avanti, dopo aver detto che la scoperta di Fermi « apre per l'umanità un nuovo destino di pacifiche stupende conquiste ma anche di possibile sterminio », Saragat ha aggiunto: « Noi viviamo in realtà in un mondo nuovo in cui la stessa esistenza di ogni forma di vita nel nostro pianeta può per la volontà dell' uomo essere distrutta. Ma viviamo anche in un mondo in cui la certezza della possibilità di utilizzare energie milioni di volte superiori a quelle che la scienza del passato aveva messo a nostra disposizione apre prospettive di sviluppi senza limiti. « Tocca a noi scegliere. E la scelta non è affidata alla scienza, anche se la scienza ci offre un esempio di serietà e di rigore a cui dobbiamo sempre riferirci. La scelta tócca a tutta l'umanità che deve educarsi alla nuova condizione umana, nella quale l'energia atomica l'ha messa. E questa educazione, con il potere di giuste decisioni che essa comporta, non può essere garantita che dalla democrazia intesa nel suo vero significato di società di popolo giusta e libera ossia civile. « Ecco perché coloro che credono nella giustizia e nella libertà guardano con serena certezza all'avvenire, pur consapevoli della .necessità di vigilare e di agire per la tutela della pace. Quella pace che, come dice giustamente Max Born, non è più un'utopia, per la semplice ragione che essa è una necessità, una condizione di sopravvivenza della specie umana n. Poiché in precedenza, nel suo messaggio, Johnson aveva detto che gli Stati Uniti, venendo incontro ad una richiesta italiana, erano disposti a sottoporsi agli stessi controlli che il trattato di non proliferazione prevederà per le Potenze non nucleari, Saragat Ila espresso l'auspicio che anche le altre Potenze nucleari assumano identico impegno. Saragat ha così concluso il suo messaggio a Johnson, agli americani e agli italiani: « Se, come non dubito, .gli uomini di buona volontà riusciranno a incanalare le risorse che si sono dischiuse con la pila atomìca del 1942 verso l'elevazione economica e sociale di tutti i popoli, il giubileo nucleare che oggi celebriamo costituirà la prima di una serie di tappe verso l'affrancamento dell'umanità dal- bisogno e dalla paura, in un rinnovato, clima di pace, di libertà e di giustizia». La sala degli Orazi e dei Curiazi al Campidoglio .è vasta alcune centinaia di metri Il presidente Saragat, in Campidoglio, risponde al messaggio pronunciato da Johnson a Washington (Tel. AP) quadrati, ed era gremitissima. Quasi tutta gente importante. Per il Parlamento c'erano il nuovo presidente del Senato Zelioli Lamini e il vicepresidente della Camera Gonella. Per il governo il presidente Moro e diversi ministri. Molti ambasciatori, alti magistrati e generali. La curiosità maggiore si rivolgeva tuttavia a una cognata e a due nipoti di Enrico Fermi, e a tre professori — Arnaldi, Rasetti e D'Agostino — che collaborarono con Fermi nel piccolo e glorioso istituto di fisica di via Panisperna a Roma. Poiché in questo momento Roma non ha un sindaco, a dare il saluto della città a Saragat è stato un assessore. Poi è toccato parlare al prof. Edoardo Arnaldi. Egli ha fatto la storia delle ricerche di Enrico Fermi, dei suoi collaboratori e della sua scuola sia in Italia sia negli Stati Uniti, dimostrando quanto cospicuo sia stato il contributo degli italiani allo sviluppo della cultura scientifica e tecnica degli ultimi decenni nel mondo. In seguito il ministro Andreottì ha ricordato che il nostro Paese partecipa attivamente alle applicazioni pacifiche -dell'atomo in tutti i campi. Pér.esempiq, non tutti sannol'che l'Italia è al terzo postò nel mondo — dopo gli Stati Uniti e l'Inghilterra — nella produzione di energia elettrica di origine nucleare; e i programmi dell'Enel prevedono la costruzione di una centrale nucleare ogni anno. Intanto, è in via di realizzazione la prima nave italiana o. propulsione nucleare. A Ispra sorge il maggiore centro nucleare di Europa. Vasta e intensa è anche l'attività di ricerca scientifica e di collaborazione con i maggiori Paesi sìa occidentali che orientali. Erano le 18,30 precise — tutte le varie fasi della cerimonia si sono svolte con una puntualità cronometrica per via del collegamento televisivo tramite il satellite — e ha avuto termine il programma « italiano ». A quel punto ci siamo collegati con Chicago, mentre Glen Seaborg, il presidente della Commissione atomica americana, andava presentando all'uditorio le persone di maggior riguardo lì presenti: anzitutto Laura Fermi, poi Emilio Segrè, poi scienziati e tecnici che collaborarono con Fermi nell'esperimento compiuto sotto le gradinate dello stadio « Stagg Field » di Chicago 25 anni fa. A un certo punto è apparso all'improvviso sullo schermo il presidente Johnson. Egli ha detto che se oggi l'umanità ha raggiunto un livello di sviluppo senza precedenti nella storia, buona parte del merito va a Enrico Fermi. Infatti l'energia nucleare ha una importanza fondamentale nell'aumentare il benessere tra gli uomini. Johnson ha aggiunto che presto sorgerà negli Stati Uniti un immenso laboratorio di ricerche nucleari e che sarà dedicato alla memoria di Enrico Fermi. « Gli Stati Uniti vogliono volgere la miracolosa potenza dell'atomo non alla morte ma alla vita », ha aggiunto Johnson. Coerentemente, sono disposti a permettere ispezioni su tutte le attività nucleari del Paese, con la sola eccezione di quelle che rivestono un significato diretto nel quadro della sicurezza nazionale. Dopo Johnson, come abbiamo riferito, ha parlato Saragat. La cerimonia è durata in tutto 50 minuti. Non c'è stato mai un momento di rettorica. E le cose che abbiamo udito ci hanno spesso indotto a ricordare e a meditare. Nicola Adelfi