Chi dà i miliardi ai partiti?

Chi dà i miliardi ai partiti? Un problema cHg mio mi trova soluzione Chi dà i miliardi ai partiti? Al congresso de a Milano Fon. Piccoli ha detto che la democrazia italiana corre rischio di essere soffocata dalla corruzione se lo Stato non prowederà a finanziare i partiti - Il costo sarebbe di 40-50 miliardi l'anno - Enormi somme vengono sciupate per la campagna elettorale - Negli Stati Uniti il candidato che chiede sovvenzioni è punito con il carcere Se lo Stato non prowederà a finanziare i partiti, la democrazia corre il rischio in Italia dl essere soffocata dalla corruzione, in quanto i partiti sono costretti a procurarsi il denaro dove e come possono, al fine di esistere e di lottare: questo ha detto in sostanza l'on. Piccoli al congresso della de a Milano, proponendo 11 pubblico finanziamento dei partiti. La proposta non è nuova. Come abbiamo detto in un precedente articolo noi non crediamo che almeno per ora sia possibile arrivare al finanziamento dei partiti col denaro pubblico. Sta di fatto che tutte le iniziative prese in questo senso non hanno avuto seguito. La prima proposta di legge venne presentata dal senatore Sturzo il 16 settembre 1958 in un "'ma eccitato dagli sperperi compiuti dai partiti nel corso della campagna elettorale di quell'anno. Secondo il proponente, dovevano essere controllate e limitate sia le « entrate » sia le « uscite » dei partiti. Perciò, divieto ai partiti di accettare contributi da parte di enti pubblici, di cooperative, di consorzi, di sindacati. Quanto ai candidati, non dovevano spendere più di 200 mila lire per le elezioni comunali, 300 mila per le provinciali, 400 mila per le regionali e 500 mila per il Parlamento. La proposta era accompagnata da una relazione in cui si dava conto delle leggi vigenti in alcuni Paesi. Per esempio, negli Stati Uniti il candidato che spende più di quel che la legge gli consente è punito con due anni di carcere e una multa di 10 mila dollari. Uguale pena è fissata per chi promette un impiego ih cambio del voto. Il carcere ..sale a tre anni e la multa è 15 mila dollari per'.fi. candidato ctìé'cerHa di fàfsT 'dare, de-* naro da uffici pubblici,- banche, sindacati, talune società private. Al Congresso del psi nel 1963, l'on. Nenni ripropose il problema suscitando nuove discussioni. Due anni dopo, nel settembre '65, la de organizzò un convegno a San Pellegrino sul tema «Stato e partito». Le conclusioni furono che lo Stato dovrebbe dare ai partiti un finanziamento proporzionato al numero dei parlamentari di ciascun partito. Da parte loro i partiti non dovevano spendere più delle somme ricevute dallo Stato e sottoporre i bilanci a un controllo pubblico. Allora era Presidente del Consiglio l'on. Leone ed egli disse che, se fosse riuscito nel breve arco di attività del suo governo a far predisporre studi adeguati, avrebbe presentato al Parlamento un progetto di legge. Si calcolò che l'onere per lo Stato sarebbe stato di 40-50 miliardi l'anno, corrispondente a un contributo tra i 70 e gli 80 milioni per ogni deputato. Ci furono altri convegni, dibattiti, polemiche. Il punto più controverso era quello dei controlli: chi avrebbe dovuto esercitarli e fino a che punto i controllori avrebbero potuto spingersi nell'esaminare l'attività dei partiti? Non sussisteva il pericolo che i controlli conta bili diventassero di natura politica? E come evitare che sorgessero associazioni fian cheggiatricl e spendessero anche dieci volte più dei partiti? In proposito si ricor dò l'azione svolta con gran di mezzi finanziari dai comi tati civici specialmente nel le elezioni del 1948. Come si vede, l'argomento non è stato mai abbandonato. Nel dicembre 1965 l'on Ferri, presidente del gruppo socialista alla Camera, pur prospettandosi le difficoltà del problema, disse: « Uno sforzo di comune buona volontà dovrebbe trovare so luzloni accettabili e l'importanza della posta in gioco merita che questo sforzo si faccia ». Sono parole che ci trovano consenzienti. In molti Paesi — per esempio Inghilterra, Stati Uniti, Germania e Svezia — esistono leggi buone e che potrebbero essere adattate alla situazione italiana. Così pure, si potrebbero migliorare i controlli sui bilanci della pubblica amministrazione e degli enti pubblici, e rendere più se ver punizioni. Inoltre pensiamo che avrebbe un'efficacia rilevante la proposta avanzata al congresso di Milano (espressamente dagli on. Fella e Lueif redi) di eliminare o di riformare l'istituto dell'immunità parlamentare. Alcune volte la Magistratura riesce a cogliere con le mani nel sacco persone che rubano denaro pubblico, ma poi il processo non ha luogo perché uno o più partiti fanno quadrato intorno ai parlamentari implicati nell'imbroglio; e in definitiva al giudice viene negata l'autorizzazione a procedere. Così, allo scandalo iniziale si aggiunge quello del mancato processo. Eliminando o riformando l'istituto dell'immuni¬ tà parlamentare, la paura del carcere potrebbe rendere riluttante il parlamentare o il ministro che sta per mettere le mani sul denaro del pubblico, per quanto sollecitato egli sia dal suo partito. Tuttavia, dove le leggi possono fare molto è nel ridurre le spese elettorali. Effettivamente sono troppi, una vera esagerazione, 70 giorni di campagna elettorale. Quasi due mesi e mezzo di propaganda elettorale —- chiassosa, frenetica, diciamo anche incivile — esasperano i cittadini al punto che essi fanno come le tre scimmiette cinesi: non ascoltano più nessuno, non vogliono vedere più niente, si rifiutano di parlare di politica. Eppure, dietro tutto quel frastuono ci sono decine di miliardi. Un giornale inglese prevede che de e psu spenderanno complessivamente 35 miliardi per la campagna elettorale della prossima primavera. Forse è un calcolo eccessivo: non lo sappiamo. Però proviamoci ad immaginare quante decine di miliardi spenderanno tutti i partiti e ciascuno dei candidati. E tutto ciò — lo ripetiamo perché è importante — per niente. Più invadente diventa la propaganda elettorale e più il cittadino le volta le spalle infastidito. Secondo noi, un mese di campagna elettorale dovrebbe bastare e nella settimana precedente le elezioni do¬ vrebbe essere vietata ogni propaganda in modo da dare al cittadino il tempo di meditare tranquillamente sulle sue scelte. In questa maniera le necessità finanziarie dei partiti diventerebbero minori e del pari minori sarebbero le tentazioni di corrompere o di farsi corrompere. Qualche cosa dunque si può cominciare a fare; anche subito. In attesa che sia approntata una legge organica sul finanziamento dei partiti, i partiti comincino col dare le prove d'una maggiore maturità e sensibilità abolendo l'immunità parlamentare e abbreviando la durata delle campagne elettorali. Nicola Adolfi

Persone citate: Fella, Nenni, Sturzo

Luoghi citati: Germania, Inghilterra, Italia, Milano, Stati Uniti, Svezia