Quero, nascosto a Roma, scrive a «La Stampa «Ho confessato tutto in una lettera al questore » »

Quero, nascosto a Roma, scrive a «La Stampa «Ho confessato tutto in una lettera al questore » » Giovedì sera l'assassino di Alpignano ci ha spedito due lettere Quero, nascosto a Roma, scrive a «La Stampa «Ho confessato tutto in una lettera al questore » » L'uomo che ha ucciso il prof. Leoni non pensa a difendersi dal delitto; si preoccupa di precisare al cronista: « Quero Osvaldo non deve nulla a nessuno, non ha mai truffato colleghi o chi per essi» - Ed è una menzogna - Soggiunge: «Dopo la mia morte...»; forse progetta di uccidersi? - Disperato appello della moglie: « Pregatelo di risparmiare altre angosce a me e ai bambini; ditegli di costituirsi » - Oggi i carabinieri presentano la relazione al magistrato Abbiamo ricevuto ieri due lettere di Osvaldo Quero. Le ha spedite dalla stazione di Roma, giovedì, una tra le ore 14 e le 15, l'altra tra le 22 e le 23. Ecco il testo. Prima lettera. «Signor Direttore. E' Osvaldo Quero che scrive. Sono stato dipendente de "La Stampa" fino a 10 anni fa e cioè quando fui trasferito alla Gazzetta del Popolo per via del trasferimento del Popolo Nuovo. Ho scritto una lettera al Questore di Torino ove ho dettagliato tutti i fatti circa l'uccisione del prof. Bruno Leoni. « Vorrei pregarla di una cortesia: faccia cessare le inutili fantasiose menzogne che vengono pubblicate sul giornale. Se volete, potete pubblicare la lettera che ho inviato al Questore di Torino quale completa confessione. Lasciate stare mia moglie e il resto della mia famiglia. Essi non mi perdoneranno mai, quindi non procuratele altri dolori e umiliazioni. Quero Osvaldo ». Seconda lettera. «Per il cronista della cronaca cittadina che si interessa del delitto di Alpignano. E' Quero Osvaldo che ti scrive. Smettila con tutte queste assurde menzogne! Ricordati bene che Quero Osvaldo non deve nulla a nessuno. Non ha mai truffato colleghi o chi per essi, chiedendo denaro in prestito o intascandomi presunti fondi cassa malattìa. « Se qualcuno ti ha riferito ciò ti ha contato delle semplici menzogne. Attento: dopo la mia morte un avvocato si interesserà per tutelare gli interessi della mia famiglia da eventuali impostori. Ricordati, non continuare più con queste assurde menzogne. Dio stramaledica te e tutla la tua famìglia , Le due lettere sono autentiche. Le abbiamo confrontate con un altro scritto di Quero e le calligrafie sono risultate identiche, oltre ogni dubbio. Inoltre, il mittente rivela un particolare che soltanto Quero e la polizia (che però lo tiene segreto), conoscono: « Ho scrìtto una lettera al Questore... ». Quero ricorda che è stato' dipendente de « La Stampa ». Infatti ha lavorato dall'aprile del '56 all'aprile del '58, tipografo per il «Popolo Nuovo». che si pubblicava presso il nostro giornale. Quando il quotidiano della de ha cessato le pubblicazioni, Quero e stato assunto dalla «Gazzetta del Popolo». Dopo qualche anno è passato ad una stamperia, infine alla tipografìa Caproni, dove ha lavorato fino a martedì della settima na scorsa. Stessa calligrafia, particolari che Quero e pochi altri conoscono. Ma è anche il conte' nuto delle due lettere che le rende autentiche. Un mitomane o qualcuno che tenta uno scherzo, avrebbe scritto del delitto. Invece Quero si preoccupa soltanto — e con rabbia, nel secondo messaggio — di ' smentire un particolare. Non si difende, non cerca scu se per aver assassinato 11 prof. Leoni. Ma nega di ave¬ rrnlce«cfsascuèsepnmlIsbpczcpe re truffato dei colleghi. « Quero Osvaldo non deve nulla a nessuno » vanta. Ha scritto le due lettere l'altro ieri, lo stesso giorno in cui abbiamo pubblicato che egli si era appropriato del « fondo ferie » (e non fondi cassa malattia, come egli afferma ora) dei colleghi della stamperia dove lavorava tre anni fa. Quero smentisce, ma questa informazione è esatta. Ecco come l'abbiamo avuta. C'è un delitto misterioso. Non si è sicuri sul movente, non si sa nemmeno se l'assassino era solo o ha avuto un complice. Forse non lo sanno nemmeno gl'investigatori, comunque non lasciano trapelare nulla. Tutto è segreto. In queste condizioni, il cronista lavora solo. C'è la possibilità che Quero abbia ucciso per motivi di interesse, e il cronista cerca in questa direzione. Scopre dei debiti, accerta che il tipografo era un pasticcione con i soldi suoi e degU altri. Trova anche qualcosa più grave di un pasticcio. Nella stamperia dove lavorava tre anni fa, Quero era tesoriere di un «fondo ferie». I colleghi gli affidavano, ogni mese, una piccola somma per ritirare una discreta cifra quando veniva il tempo delle vacanze. Ma quell'anno non ritirarono niente. Il « tesoriere » aveva speso tutto — oltre 200 mila lire — con una ballerina. Nessuno dei colle- ghi si rassegnò facilmente a questa amara sorpresa, ci furono anche minacce. Per qualche mese una somma fu trattenuta dallo stipendio di Quero, finché tutto il danno fu coperto. Poi Quero lasciò quella stamperia. Questo ci è stato riconfermato ieri — con l'aggiunta di particolari — da parecchie persone. E anche la moglie non ha smentito: « Sì, c'è stato qualcosa, ma non so bene. Mio marito non mi diceva tutto ». . L'altro ieri era il decimo giorno della fuga di Quero. Da dieci giorni egli leggeva sui giornali che era accusato di avere ucciso un uomo, e non sf è fatto vivo per difendersi, per cercare di diminuire le sue responsabilità. Giovedì ha- letto la notizia che si era appropriato dei soldi dei colleghi e subito ha scritto una lettera per smentire e qualche ora dopo ne ha scritto una seconda per sfogare la rabbia. « Quero Osvaldo non deve niente a nessuno». Invece, deve infinitamente alla vedova Leoni e alla sua figlioletta, e deve molto alla propria moglie e ai suoi due bimbi. Ma non sembra che capisca questo disaórsò.^^' più preoccupato di-- apparile un amministraiòra .pulito. Perde là testa se. lo sì. accusa di essere disonesto negli affari. Anche martedì, della scòrsa settimana, nel box di Alpignano, ha perso la testa perché accusato di imbroglio o di disonestà? Quero ci scrive dl avere inviato al questore una lettera con la completa confessione. La polizia non ne rivela il contenuto: probabilmente non ha ancora raccolto le prove che confermano la confessione; oppure perché cerca un complice. Ripetiamo: non se ne sa nulla, il segreto su questo « caso » è assoluto. Ma si ha l'impressione che nei pros simi giorni si avrà la verità. I carabinieri hanno concluso le loro indagini e oggi pre sentéranno il loro rapporto al sostituto procuratore dott. Witzel, che ha diretto la diffìcile inchiesta. Ancora una cosa. Nella seconda lettera c'è questa frase: « Dopo la mia morte... ». Quero progetta di uccidersi? Non è certo un tentativo d'imbrogliare le indagini fa cendo credere a un falso sui cidio, altrimenti sarebbe sta to più preciso e avrebbe insistito nell'annuncio. Sembra invece la frase di un uomo che ha già accettato l'idea di uccidersi. Lo comunica, quasi per caso: ricordandosi della sua famiglia alla fine di una lettera scritta in un momento di rabbia. Se Quero è ancora vivo, oggi legge questa cronaca. Vogliamo dirgli che il suicidio non risolve niente. Di lui abbiamo sentito dire che è orgoglioso, è pasticcione e mediocre, ma gli piace emergere. Ebbene, voghamo ricordargli che il suicidio è una soluzione vile. E' più coraggioso andare in un commissariato e dire: « Sono Osvaldo Quero, mi cercate per il delitto di Alpignano ». E* ciò che la moglie gli chiede: « Osvaldo, non sappiamo dove sei. Che cosa fai? Non possiamo continuare a vivere in questo modo. Costituisciti: se non vuoi farlo per te o per me, fallo per i tuoi figli; risparmiaci altre angosce ». Ilo Oo^-tt^ kWtsi\^SL. clC (ipcu.ltóiA. cLs, o ove. Te O'vvcv, K~vj(-o cla. 6»- JJL -*~^—*- e*»"vXt- ^ iPùxn é&c-y cJle. t(pc^-co (Ote/edì Le due lettere sono state spedite da Roma: la prima tra le ore 14 e le 15, la seconda tra le 22 e le 23

Persone citate: Bruno Leoni, Leoni, Osvaldo Quero, Quero Osvaldo, Witzel