Oggi sciopero generale in Liguria per protesta contro la crisi economica di Filiberto Dani

Oggi sciopero generale in Liguria per protesta contro la crisi economica Indetto dalle tre organizzazioni sindacali Oggi sciopero generale in Liguria per protesta contro la crisi economica L'astensione stamane dalie 9 alle 13 accompagnata da manifestazioni pubbliche - Negli ultimi 10 anni l'occupazione industriale nella regione è scesa da 304.000 a 254.000 unità: a GENOVA 30 Aziende hanno chiuso; a SAVONA sono fallite la "Balbotin", la "Servettaz-Basevi", i "Cantieri del Mediterraneo"; a LA SPEZIA l'Arsenale ha ridotto le maestranze da 13.000 a 7000 dipendenti (Dal nostro corrispondente) Genova, 30 novembre. Domani mattina, dalle 9 alle 13, la Liguria sarà paralizzata da uno sciopero generale proclamato dalle tre organizzazioni sindacali nel settore industriale delle province di Genova, Savona, Imperia e La Spezia. L'astensione è in segno, di protesta contro la crisi economica di tutta la regione. La Liguria soffre di un'autentica depressione: nello spazio di un decennio ha subito un progressivo sfaldamento delle sue strutture economiche perdendo stabilimenti, centri direzionali e posti di lavoro in misura preoccupante. Fra il 1956 e il 1966 l'occupazione industriale della regione ha registrato una preoccupante flessione, scendendo da 304 mila a 254 mila unità. « I lavoratori — dicono i sindacalisti — hanno pagato e pagano duramente questa crisi. Essa si manifesta non solo con una continua riduzione dei posti di lavoro, ma anche con l'aggravarsi di fenomeni negativi, quali l'esclusione dal processo produttivo dei giovani e delle donne, il difficile assorbimento di mano d'opera altamente qualificata, le ampie fasce di sottoccupazione e di occupazione saltuaria». Bastano pochi dati per valutare la gravità della situazione nelle quattro province -liguri. A Genova, nel 1964, gli occupati nelle industrie della provincia erano 165 mila; sono scesi a 151 mila nel 1965 e a 140 mila nel 1P66, con un calo complessivo di 25 mila unità. La disoccupazione è aumentata del 16"Zo in un anno (al 31 dicembre 1966 i disoccupati iscritti all'ufficio di collocamento erano 14 mila), trenta grandi e medie aziende hanno chiuso i battenti. A La Spezia, l'economia è entrata in crisi nell'immediato dopoguerra con una progressiva diminuzione di manodopera. Nel 1945 l'arsenale aveva 13 mila dipendenti, oggi ne ha meno di settemila. Allo stabilimento metalmeccanico della «Oto Melara» operai e impiegati sono calati da quattromila a un migliaio. La città è in ansia anche per i cantieri « Ansaldo Muggiano », dai cui scali sono scese in mare le più moderne ed efficienti unità: alla fine della guerra avevano 3000 dipendenti, oggi ne hanno 1680; quelli che vanno in pensione (50-60 all'anno) non sono sostituiti e l'età media della manodopera è più vicina alla quarantina che alla trentina. Parecchi cantieri hanno chiuso, altre fabbriche hanno ridotto l'orario. Provincia di Savona. Nel 1951 i lavoratori occupati nel settore industriale erano 12.525 e oggi sono 7344 (un calo del 41 W. Tre aziende sono fallite nel giro di pochi mesi: la « Balbotin », che produceva parti di macchine da cucire e poi termosifoni, la « Servettaz-Basevi », specializzata nella produzione di impianti industriali, i «Cantieri del Mediterraneo» di Pietra Ligure. Così oltre 1300 lavoratori, da un giorno all'altro, sono rimasti disoccupati e senza possibilità di reimpiego. Ma la situazione è ancor più allarmante: il fallimento della « Servettaz-Basevi » ha quasi soffocato una trentina di aziende satelliti (600-700 dipendenti) che svolgevano lavori complementari per la grande società. Altre preoccupazioni vengono dalla «Magrini Scarpa e Magnano » del Gruppo Edison e dalle « Officine Meccaniche Savonesi». L'«Italsider», che alla fine della guerra aveva 4500 dipendenti, ne ha oggi poco più di un migliaio. Crisi anche nella provincia di Imperia, ma in misura attenuata rispetto alle altre tre data la modesta occupazione industriale. La regione teme ulteriori arretramenti, guarda con seria preoccupazione al proprio avvenire. Dicono i sindacalisti: «Per un efficace rilancio della Liguria il settore industriale deve diventare l'elemento propulsivo dello sviluppo, essere compentivo mediante la sua riorganizzazione, l'aggiornamento dei livelli di efficienza de\le aziende. L'iniziativa privata ha operato interventi che non sono stati né Incisivi né coordinati, mentre le Partecipazioni Statali hanno sviluppato una politica di riconversioni e concentrazioni attraverso trasferimenti di unità produttive che hanno influito pesantemente sui livelli di occupazione ». Lo sciopero generale di domani sarà caratterizzato da manifestazioni pubbliche che si terranno nelle quattro province. A Genova i lavoratori dell'industria sfileranno in corteo nelle vie del centro: in testa alla colonna saranno gli operai che da oltre quaranta giorni occupano lo stabilimento « Rinaldo Piaggio» di Sestri Ponente. Filiberto Dani

Persone citate: Balbotin, Magrini