Abbiamo portato le rose d'Italia alla nonna centenaria di Marsiglia di Giorgio Lunt

Abbiamo portato le rose d'Italia alla nonna centenaria di Marsiglia «rSpecchio dei tempi» ha esaudito il desiderio di un lettore Abbiamo portato le rose d'Italia alla nonna centenaria di Marsiglia Severina Bertocchio compie oggi un secolo - Nacque a Pinasca nel 1867; a due anni emigrò con i genitori in Francia Non ha mai voluto rinunciare alla cittadinanza italiana: «Voglio bene a Marsiglia, ma l'Italia è un'altra cosa: uno se la sente nel sangue, nell'anima » - Anche il nostro console si è recato a festeggiarla; le ha portato panettone e spumante (-Dal nostro inviato speciale) Marsiglia, 29 novembre. «Specchio dei tempi» è salito oggi a un sesto piano della sperduta via Jean Francois Leca — nella zona del «Vieux Port» marsigliese — per esaudire il desiderio di un lettore di Pinasca, il signor Bruno Prot. Aveva scritto alla rubrica: « Ho una prozia che abita a Marsiglia e il 30 novembre compie un secolo. Risiede in Francia da ben novantotto anni, ma ha conservato la cittadinanza italiana. Ha sempre dichiarato con orgoglio: "Mio marito è morto italiano, anch'io voglio chiudere gli occhi da buona italiana". Sarei lieto se'il console a Marsiglia le portasse gli auguri della 3ua terra nativa ». La decana degli italiani di Marsiglia — sono parecchie decine di migliaia, ne parleremo nei prossimi giorni — è Severina Bertocchio ved. Bernard. Una piemontese simpaticissima, allegra, sulla quale il tempo sembra sia trascorso senza lasciare tracce profonde. Conserva una memoria lucidissima; a chi le pronostica altri dieci compleanni risponde, con un sorriso furbesco: « Perché non ne aggiungete qualcun altro? A lasciare questo mondo c'è sempre tempo. In fondo, non ci si sta poi troppo male». E' venuta a Marsiglia che aveva appena due anni, suo padre era uno dei tanti muratori che emigravano perché al paese non c'era abbastanza lavoro. Lei ha imparato presto a conoscere la fatica. A dodici anni è entrata in una fabbrica di candele, vi è rimasta finché le cure della famiglia non l'hanno costretta a rinunciare al modesto salario. «Ero la primogenita di dodici figli — racconta —, a poco a poco se ne sono an dati tutti, meno il fratello più giovane, Francesco, che sta pure lui a Marsiglia, ed ha ottantasette anni. Qualche volta viene a trovarmi ». La signora Severina ha avuto tre figli, due sono mor ti. L'assiste la figlia superstite, Geneviève, di 62 anni, vedova. « E' sempre stata una esistenza di sacrifici, la nostra — spiega Iti centenaria —. Ho perduto il marito a cinquantaquattro anni, faceva il calderaio e contemporaneamente lavorava in una raffineria dì zucchero. Per tirare avanti, fino a ottantanni sbrigavo qualche servizio "ad ore". Mi sentirei di rendermi utile ancora adesso, se non mi fossi rotta un femore scivolando in casa. Sono guarita, ma salire e scendere sei piani di scala non è più uno scherzo per me. Tra la pensione di mia figlia e la mia — 49 franchi ogni trimestre, me li passa la "Sécurité" francese — viviamo con la serenità della povera gente, che è poi la migliore ri cetta per diventare longevi ». Nonna Severina ha sempre rinunciato a molte cose, ma non si è mai rassegnata a perdere la nazionalità italiana. Da novantotto anni non ha più riveduto Pinasca né altri luoghi della Penisola, non sa esprimersi in italiano, tuttavia alla terra d'origine è legata da un affetto che commuove. « Vo glio bene a Marsiglia e alla Francia — dice —-, perché qui sono cresciuta e invecchiata. Ma l'Italia è un'altra faccenda: uno se la sente nel sangue, nell'anima. La pensava così il mio povero marito, la penso così anch'io ». Oggi, per Severina Bertoc chio è stato il giorno più en tusiasmante. Le sono giunti biglietti di augurio da parecchi lettori de «La Stampa »: sul tavolino del salotto spiccano i fiori del proni potè e di famiglie amiche Anche noi le abbiamo portato, a nome di « Specchio dei tempi », un bel mazzo di rose. Ma la sorpresa più grossa glie l'ha fatta il con sole generale d'Italia, dott Lorenzo Sabbatucci, che ha voluto accompagnarci nella visita per esprimere alla ve gliarda le felicitazioni dei connazionali ed offrirle due panettoni e due bottiglie di spumante. La signora Severina stentava a credere di essere l'oggetto di tanta attenzione. Nella sua semplicità considerava il console d'Italia un personaggio che non può scomodarsi per cosi poco. Figuriamoci se pensava che il diplomatico andasse a trovarla fin lassù, al sesto piano senza ascensore, per regalarle addirittura delle ghiottonerie provenienti dall'Italia. Ha voluto brindare con noi alle fortune della sua patria ed a quelle di «Specchio dei tempi», pre¬ gandoci di farci interpreti della sua gratitudine presso tutti coloro che le hanno scritto. « Arrivare a cento anni ed avere.di queste soddisfazioni — ha concluso — è il miglior modo di ringra¬ ziare la Provvidenza. Si dimentica tutto: i periodi diffìcili, il grigiore da cut si è sempre stati circondati, le cose belle che non ho mai visto e non vedrò più». Giorgio Lunt La centenaria Severina Bertocchio ved. Bernard nella sua casa a Marsiglia con le rose inviate da « Specchio dei tempi ». Accanto alla signora, la figlia Geneviève ed II console generale d'Italia dott. Sabbatucci (Telef.)