Tutte le lettere di Carlo Porta

Tutte le lettere di Carlo Porta Fu grande prosatore al declino della vena poetica Tutte le lettere di Carlo Porta Le lettere di Carlo Porta, conosciute finora a piccoli gruppi e pubblicate in dispàratissime sedi talora senza molto rispetto per gli originali, vedono ora la luce a cura di Dante Isella: che, ottimo studioso del poeta milanese e già autore dell'edizione critica delle sue Rime, ha riveduto sui manoscritti le pagine precedentemente messe in luce da altri, ne ha aggiunte moltissime finora 'inedite ed ha allargato il panorama con un buon numero di lettere dirette al Porta o agli amici suoi della « cameretta ni del sodalizio, cioè, che nel 1816 cominciò a riunirglisl intorno a giorni Assi. Grosso lavoro, insomma; tanto più che l'Isella ha corredato ogni pagina di utilissime note, di richiami alle poesie del suo personaggio ed ha ben ragione di presentare il libro come una documentata biografìa dell'uomo e dell'artista. Qui, infatti, dalla primissima lettera del Porta ventenne —- ottobre 1796 — all'ultima di lui quarantaquattrenne e con ancora pochi mesi da vivere — 7 ottobre 1820 —, il ritratto è senz'altro completo: hai 11 giovane indeciso, precipitoso negli affetti e nelle ribel¬ lioni, che' a Venezia si perde in tempestose galanterie; poi il suo ritorno in Milano in cerca d'impiego; poi ancora il suo tirocinio di pubblico funzionario e le nozze — a trentadue anni — con Vincenza Prevosti, vedova del nobile Aranco, e l'amorosa relazione — più tardi — con Anna Vernetti, cognata dell'amico pittore Giuseppe Bossi. Insieme, la carriera dell'artista: la nascita di una poesia che resta la maggiore di ogni nostro dialetto ed ha un gran posto nella civiltà del Romanticismo italiano. Ma qui la delusione è facile e temiamo' che l'Isella, per comprensibile eccesso di entusiasmo, dica assai più del giusto quando nella Premessa, riconosciute le scarse doti letterarie dell'Epistolario, vi indica tuttavia « il segno non incerto di una presenza eccezionale» e, più ancora, un'arguta vivacità espressiva maturata con gli anni tanto da improntare — per istintiva imitazione — le lettere dei corrispondenti del poeta: anche Grossi e Foscolo e Manzoni. In realtà, non è così. E se è vero," come giustamente osserva l'Isella, che le lettere del Porta acquistano scioltezza dall'anno 1816 — significativa coincidenza con 10 scoppio della polemica romantica —, il salto di tono non è che le porti molto in su, partendo da una prosa stentata, sgrammaticata, infarcita di errori ortografici. Ma c'è un'altra anche più grossa osservazione: proprio in quel 1816, il Porta scrive il suo capolavoro — 11 Lament del Marchionn di Gamb averte — e conclude il gran ciclo cominciato nel 1812, dal quale erano usciti i due poemetti sui Desgrazzi de Giovann Bongee e la Ninetta del Verzee. Né diremo che la musa, poi, gli si infiacchisse: bensì che acquistò in eleganza, in malizia caricaturale e polemica quanto perse in vigore di sentimento; e ciò Ano alla stanchezza degli ultimi anni. Un crescere della prosa, insomma, accompagnato dal calare della poesia? L'idea è troppo semplice, e troppo radicale insieme, per convincere a fondo. Ma qualcosa di vero c'è; e a darcene involontaria conferma abbiamo lo stesso Porta, che nella lettera 16 agosto 1817 al Grossi ci dà prima uno dei momenti' più belli dell'epistolario, con questa immagine dl noia: «Oh che tristezza in quel paese! Non vi si vede un'anima contenta, meno quella che traspare di quando in quando dal volto di qualche parroco, che piglia il fresco a gambe aperte sulla porta del suo negozio » e subito dopo aggiunge: « C.J comandami tutt'attro. ma tutvaltro che non sia versi, perché versi non me ne voglion venire, né mi degno di farne ». Ferdinando Giannessi Le lettere dt Carlo Porta e degli amici della Cameretta, a cura di DANTE ISELLA - Ed. Ricciardi - pagine 485, L. 18.000. * «La sciarada di Papa Mostai»

Luoghi citati: Milano, Venezia