Tutti contro De Gaulle di Ferdinando Vegas

Tutti contro De Gaulle Tutti contro De Gaulle La sedicesima conferenza stampa di De Gaulle non contiene, sostanzialmente, nessun elemento di novità: il Generale ha ribadito tutti i « luoghi comuni » della sua concezione, già espressi ripetute volte in precedenza, raccogliendoli insieme in una specie di summa del gollismo. Ma questa stessa insistenza indica che De Gaulle si è ormai definitivamente murato in quello che Le Figaro considera un singolare impasto « dì sogni e di logica, di realismo e di contraddizioni »; un suo mondo privato, si potrebbe dire, che mantiene sempre meno i contatti col mondo effettivo. L'irrigidimento su ogni argomento tocoato, la violenza verbale, la forma per niente diplomatica di alcune affermazioni, tutto concorre a sottolineare l'impressione d'una assoluta intrattabilità delle posizioni golliste. Questo vale anzitutto per il nuovo « no » opposto dal Generale alla richiesta inglese d'ingresso nel Mercato Comune, un rifiuto ancora più secco di quello iniziale del 14 gennaio 1963» I quasi cinque anni trascorsi da allora, con tutto quello che intanto è intervenuto, non solo non hanno affatto smosso De Gaulle, ma lo hanno anzi indotto a rincarare la dose, portandolo ad usare verso l'Inghilterra un linguaggio che oggi non viene più rivolto neppure a un Paese d'infimo ordine. Le difficoltà effe indubbiamente Londra sta attraversando dovrebbero spingere il capo d'un Paese amico e alleato a, porgere una mano di aiuto; e invece De Gaulle impartisce le sue altezzose lezioni, senza risparmiare nemmeno qualche punta di sarcasmo sul « modo di alimentarsi degli inglesi». E non si illudano gli altri cinque membri del Mercato Comune di poter forzare la mano alla Francia: se, nonostante tutto, si volesse imporre l'entrata dell'Inghilterra nella Comunità, questa andrebbe incontro al disfacimento, fino ad «esplodere». Senza mezzi termini, dunque, De Gaulle ha significato che la Francia è pronta persino a distruggere la faticosa costruzione del Mercato Comune, pur di non aprirne la porta all'invisa Inghilterra. E' probabile che nell'estremismo stesso della minaccia vi sia una buona parte di bluff. Perché infine è proprio la Francia che ricava i maggiori vantaggi dal Mercato Comune, specie nel settore agricolo; e sembra difficile credere che le forze economiche reali del Paese possano veramente consentire l'attuazione d'una politica così autodistruttiva. Se appoggiano il Generale è perché egli tuteli i loro interessi, non perché li porti a rovina. Bimane tuttavia che la determinazione gollista contro l'Inghilterra è sufficiente a rendere vana qualsiasi prosecuzione dei negoziati per studiare il modo di accogliere Londra nella Comunità economica europea. Questo è il grave danno che De Gaulle,'riesce ad infliggere a Londra 1 e agli altri | membri del Mercato Comune, ed in genere all'economia europea, la quale ha bisogno di allargare il proprio respiro e deve invece segnare il passo, in attesa che nuovi eventi rimuovano il veto gollista. La unica cosa interessante, per l'egoismo del Generale, e che la situazione della Francia sia tanto buona da poter affrontare « senza apprensione la scomparsa dei diritti di dogana che porterà la messa in marcia totale del Mercato Comune». (Ma allora, sia detto di passaggio, come mai una Francia così forte e sicura si affanna tanto per la importazione degli elettrodomestici dall'Italia?). Connesso al tema dell'Inghilterra, attraverso la svalutazione della sterlina e la crisi monetaria in corso, è un altro tema principale delle dichiarazioni del Generale, riguardante l'oro, il dollaro, la bilancia americana dei pagamenti e la presenza del capitale americano in Europa. De Gaulle ha spezzato ancora una volta una lancia in favore d'uno dei suoi argomenti prediletti di questi ultimi tempi, la richiesta che il sistema mone tario internn7.cr.Hif sia fondato sul gold standard (base aurea), anziché, come ora, sul gold standard exchange (valute che tengono luogo dell'oro, come il dollaro). Al di là delle complesse questioni tecniche che il problema comporta, facendosi paladino dell'oro, De Gaulle sferra in sostanza un attacco contro il dollaro e quindi contro l'America, scoprendo così il fondo politico del suo :. -. -. - - -. .. atteggiamento: l'avversione irriducibile contro gli Stati Uniti ed 11 sistema politicoeconomico di cui essi stanno al centro. Ora, non occorre essere « asserviti » a Washington per comprende re che le proposte di De Gaulle possono solo rendere più ardua, a dir poco, una situazione già difficile, non aiutare a risolverla ordinatamente. Sul piano propriamente politico, infine, De Gaulle ha menato colpi violenti contro l'America, per il Vietnam, contro Israele, contro la Germania, per il confine con la Polonia, contro il Canada, per la questione del Quebec. Di caso in caso, il Generale può aver ragione, per esempio riguardo al confine OderNeisse, oppure torto, come nella faziosa unilateralità spiegata contro Israele; ma ciò che veramente importa e preoccupa è il suo prendersela contro tutto e contro tutti. Ma veramente De Gaulle crede che, nel mondo cosi complesso di oggi, un solo uomo possa avere sempre ragione, su ogni argomento? v Ferdinando Vegas