Incisori di 25 paesi a Biella Vince la cecoslovacca Kucerova di Marziano Bernardi

Incisori di 25 paesi a Biella Vince la cecoslovacca Kucerova La quarta edizione della rassegna grafica internazionale Incisori di 25 paesi a Biella Vince la cecoslovacca Kucerova Quasi quattrocento opere esposte al Circolo degli artisti ed al Museo civico - Astrattismo e informalismo cedono al ritorno della figura - L'opera premiata, «Riposo», è un profilo di donna dormiente (Dal nostro inviato speciale) \ Biella, 27 novembre. Delle quattro mostre connesse dal 1963 — le due prime nazionali, le altre internazionali — con il « Premio Biella per l'incisione», questa che s-'è inaugurata nel tardo pomeriggio d'oggi con l'intervento delle autorità cittadine e dei rappresentanti della cultura locale, divisa fra gli ambienti del « Circolo degli Artisti » e del Museo Civico biellesi, ci sembra la migliore, la più convincente, e la più limpida grazie all'ottimo ordinamen: to attuato dalla segreteria del Premio, capeggiata dal sig. Premòli. Ed è anche la più vasta, per la presenza di ben 374 opere grafiche d'artisti di 25 nazioni, invitati ad aggiungere due lavori a quello indicato come concorrente al Premio. Un'opportuna innovazione suggerita dalla giuria intemazionale composta da Maurizio Calvesi, Zoran Krzisnik, Jacques Lassaigne, Franz Meyer, Aldo Zegna di Monterubello, segretario e principale organizzatore Luigi Carluccio: opportuna in quanto di ogni espositore risulta meglio definita la personalità, mentre nell'ampliato panorama più nitide si profilano le ultime tendenze della grafica mondiale. La quale, di necessità, riflette i gusti, i propositi, le direzioni dell'arte in genere del momento presente, quasi sintetizzandoli — e perciò rendendoli più evidenti — nella limitata dimensione del foglio impresso dalla matrice. E a questo proposito una osservazione subito s'impone: se non del tutto spariti (che in certi settori ancora tenacemente resistono), astrattismo e informalismo stanno cedendo le posizioni al ritorno della «figura». Ciò è motivo di soddisfazione per quei pochi (e non possiamo non includerci nello sparuto drappello) che negli anni quaranta e cinquanta si ostinarono a rióri' prestar tede al clamore di una critica — ed era la critica più. autorizzata, dei professori universitari, dei direttori di musei, degli organizzatori delle esposizioni internazionali — la quale non si stancava di proclamare che l'arte astratta era l'unica espressione poetica possibile nel nostro tempo, e che rappresentare la immagine dell'uomo e gli oggetti del mondo naturale equivaleva a porsi fuori della contemporaneità artistica. Ora noi vediamo che il « Premio Biella » di un milione indivisibile è stato assegnato proprio a un'incisione della cecoslovacca Alena Kucerova, che nel modo più esplicito ci mostra, profilata su un prezioso fondale fittamente riempito da un disegno che sembra tolto da un tappeto orientale, appunto una « figura » di donna dormiente intitolata Riposo. Notiamo poi, tanto per stare a casa nostra, il sorprendente passaggio di Sergio Saroni dai suoi grumi e dalle sue colature di materia cromatica a definizioni perentorie di « nature morte » e addirittura a una « veduta » del torinese Monte dei Cappuccini. Anche se non condividiamo appieno la scelta della giuria per la pur finissima « toile perforée » della Kucerova, andando una delle nostre preferenze agli stupendi paesaggi (Delta, Isole nel cielo) del finlandese Simo Hannula, siamo lieti che il Riposo, tirato in soli 35 esemplari, sia offerto in dono, secondo il regolamento del Premio ai previsti musei italiani e stranieri, come il segnale di un gusto che necessariamente doveva rifluire sopra la palude dell'informalismo. Un'altra osservazione riguarda la straordinaria varietà delle tecniche incisorie, che quasi stanno per sopraffare quelle canoniche dell'antica arte del bulino. A parte la diffusa predilezione del « bianco su bianco » a rilievo qui testimoniata dai ben noti e fortunatissimi (pioggia di premi dall'Europa all'America) saggi di Ezio Gribaudo, da quelli del romeno Eugen Mihaescu, dell'americano Omar Rayo, degli italiani Pip po Pozzi e Guido Strazza (quest'ultimo lievemente spostandosi sul grigio), la ricerca di nuovi mezzi esecutivi uguaglia quella delle nuove forme che rendono questa esposizione eccezionalmente interessante: fino ai veri e propri bassorilievi degli xilocolages dell'argentino Antonio Berni. Ma dicevamo delle serrate falangi degli assertori d'una nuova « figuratività »; nuova poi per modo di dire, se si considerano le opere di Calandri, di Cantatore, del cu¬ bano Antonio Canet (che si rifa a Matisse), dell'argentino Aida Carballo, di Carletti, del francese Bernard Dufour, di Caudino, del brasiliano Grudzinskl, di Gulino, dell'austriaco Hrdlicka ( « Premio Biella» del '65), del giapponese Masuo Ikeda, del polacco Andrzey Pietsch, di Piatinetti, di Pozzati, di Vespignani, dello spagnuolo J. A. Zachrisson. Questa figurazione ha però anch'essa gli stimoli e gli esiti più diversi. Si imbeve di suggestioni pop-art nel brasiliano Bernardo Caro, nel cubano P. J. Contino, in Lucio Del Pezzo, nel cinese Chin Hsiao, nel giapponese Isobe, nel polacco Mianowski; oppure sconfina nel grottesco con Baj e col belga Alechinsky; o viceversa si piega a gentili stilizzazioni con il jugoslavo Makuc, col norvegese Breivik. Comunque si tratta sempre di espressioni che tendono al concreto, al riconoscibile sui dati dell'oggettività naturale, al significante. Caso raro, dai titoli delle opere s'intende quali siano state le intenzioni dei loro autori; e nell'ermetismo che soffoca tanta arte contemporanea, quest'aspirazione alla chiarezza non è piccola conquista. Anche da questo punto di vista l'eccellente mostra di Biella ci sembra prendere un valore di messaggio che non potrà non essere accettato nemmeno dalla più caparbia critica. O se si preferisce un valore di conferma d'una situazione ormai riconosciuta da innumerevoli artisti. Marziano Bernardi

Luoghi citati: America, Biella, Europa