Washington risponde: il dollaro è solido, la Francia non può attaccarlo di Nicola Caracciolo

Washington risponde: il dollaro è solido, la Francia non può attaccarlo Washington risponde: il dollaro è solido, la Francia non può attaccarlo Nessun commento ufficiale - Ma negli ambienti vicini al governo si afferma che De Gaulle fallirà nella manovra contro il dollaro, nella quale ha impegnato il proprio prestigio (Dal nostro corrispondente) Washington, 27 novembre. Nessun commento ufficiale oggi a Washington alla conferenza-stampa di De Gaulle. Il portavoce della Casa Bianca, George Christian, si è limitato a dire ai giornalisti di non aver potuto vedere il testo completo delle dichiarazioni. Ma il fatto stesso, si fa osservare in ambienti vicini alla Casa Bianca, che De Gaulle abbia riproposto una rivalutazione dell'oro mentre è in corso la speculazione contro il dollaro dimostra che il governo francese ha impegnato il proprio prestigio contro il dollaro: Johnson per due volte nei giorni scorsi ha assicurato che il dollaro non sarà svalutato; De Gaulle, chiedendo che il sistema finanziario internazionale torni a basarsi unicamente sull'oro, soffia sul fuoco. Il contrasto finanziario e politico non potrebbe essere più chiaro. A Washington ci si domanda quale effetto potranno avere le dichiarazioni di De Gaulle. A breve termine può darsi, si osserva al Dipartimento del Tesoro, che la speculazione contro il dollaro (stamattina sembrava sul punto di esaurirsi) riprenda. Le parole di De Gaulle non mutano la realtà dei fatti. Le riserve auree degli Stati Uniti sono tali da far fronte a qualsiasi speculazione privata. La Francia ha cambiato oramai in oro tutti o quasi i dollari di cui disponeva e non è in grado di provocare da sola il ribasso del dollaro. Da essa comunque vi sono — si dice sempre negli ambienti del Tesoro americano — alcuni insegnamenti da trarre: 1) Il dollaro resta solido perché i paesi finanziariamente importanti dell'Occidente (Germania Occidentale e Italia soprattutto) hanno appoggiato gli Stati Uniti. La cosa comporta ovvie conseguenze politiche che tendono a riavvicinare gli Stati Uniti all'Europa. D'altra parte, se la collaborazione internazionale permette di sormontare le difficoltà attuali, occorre fare di tutto per rendere più efficaci gli strumenti che la rendono possibile: soprattutto Fondo monetario internazionale e « Comitato dei dieci ». 2) La crisi di fiducia di questi giorni ha per causa prima il fatto che dal 1957 la bilancia dei pagamenti ame¬ ricana è sempre in deficit. Occorre quindi riequilibrarla. Il senatore Symington oggi in un discorso ha dichiarato: « E' chiaro che il deficit della bilancia dei pagamenti dell'Inghilterra e degli Stati Uniti è durato anche troppo tempo. Se non verrà eliminato rischia di provocare una grave crisi finanziaria in tutto il mondo occidentale ». E' un parere su cui concordano negli Stati Uniti tutti, Bli esperti. E' quindi legittimo aspettarsi che entro qualche settimana la Casa Bianca sottoponga un piano in questo senso al Congresso, al quale — sembrerebbe — il Tesoro e il Consiglio economico della Casa Bianca già stanno lavorando. Nicola Caracciolo

Persone citate: De Gaulle, George Christian, Johnson