De Gaulle dice no a Londra ed auspica il «tallone - oro» di Sandro Volta

De Gaulle dice no a Londra ed auspica il «tallone - oro» INTRANSIGENZA ASSOLUTA VERSO TUTTI De Gaulle dice no a Londra ed auspica il «tallone - oro» Il Generale dichiara: «Cosa porterebbe l'adesione al Mec? Il disfacimento della Comunità. Perciò la Francia non può trattare» - Sulla crisi monetaria: «E' possibile che la svalutazione della sterlina e la crisi del dollaro ristabiliscano il sistema basato sull'immutabilità dell'oro» - Duro attacco ad Israele «unico responsabile della guerra» ed agli Stati Uniti per «l'odioso conflitto del Vietnam» - De Gaulle ripete che il Quebec dev'essere «uno Stato libero» (Dal nostro corrispondente) Parigi, 27 novembre. Il generale De Gaulle non consente che i Sei inizino le trattative con la Grafi Bretagna per la sua ammissione nel Mercato Comune. Lo ha dichiarato oggi nei termini più perentori durante la conferenza-stampa tenuta all'Eliseo davanti ad un migliaio di giornalisti francesi e stranieri, in termini così perentori da far apparire del tutto inutilt le riunioni che i Sei tengono ancora per discutere il problema. «A che potrebbe portare ciò che chiamano l'entrata dell'Inghilterra nel Mercato Comune? — ha detto il generale —. E se si volesse, nonostante tutto, imporla, sarebbe evidentemente il disfacimento d'una comunità che è stata costruita e che funziona seguendo regole che non sopportano una così monumentale eccezione ». Afa se la Gran Bretagna accettasse tutte le condizioni che le venissero poste, se si piegasse a qualsiasi esigenza della Francia e dei suoi associati? Anche in questo caso. De Gaulle si opporrebbe alla sua ammissione nel Mec, perché, ha detto, « fare entrare l'Inghilterra e, per conseguenza, iniziare ora trattative a questo fine, dato che tutti sanno di che si tratta, sarebbe per i Sei dare ù} anticipo il loro consenso; a tutti gli artifici, rinvìi' e false apparenze che tenderebbero a dissimulare la distruzione d'un edificio che è stato costruito al prezzo di tante pene e in mezzo a tante speranze ». In altre parole, il generale De Gaulle ha affermato di non avere fiducia nella Gran Bretagna e di essere persuaso che. se entrasse nel Mercato Comune, lo farebbe col deliberato proposito di distruggerlo. Perciò, ha detto che la Francia « non può entrare attualmente con i britannici e i loro associati in trattative che condurrebbero a distruggere la costruzione europea di cui fa parte ». Una sola concessione è disposta a fare e l'ha annunziata in questi termini: « Per facilitare le cose all'Inghilterra, la Francia è disposta ad entrare in qualche accomodamento che, sotto il nome di associazione o sotto un altro, favorirebbe, fin da ora, scambi commerciali fra i continentali da una parte, i britannici, gli scandinavi e gli irlandesi dall'altra ». Il problema dell'ammissione della Gran Bretagna nel Mec ha costituito l'interesse centrale della lunga conferenza stampa che è durata un'ora e mezzo. Per il resto, il presidente della Repubblica ha portato poche varianti alle posizioni che aveva già assunto in altre occasioni, inasprendo anzi la polemica contro gli Stati Uniti. Dopo ta solita' esposizione, estremamente ottimista, della situazione economica e sociale della Francia e degli immensi success} raggiunti da quando egli è ritornato al potere, De Gaulle ha affermato: « E' perciò che affrontiamo senza apprensione la scomparsa dei diritti di dogana che porterà la messa in marcia totale del Mercato Comune ». A proposito della crisi monetaria in corso, il generale ha detto: «E' possibile che le raffiche che si scatenano attualmente senza che la Francia ne abbia colpa e che hanno colpito la sterlina e minacciano il dollaro, si concludano alla fine dei conti col ristabilimento del sistema monetario internazionale fondato sull'immutabilità, l'imparzialità, l'universalità, che sono i privilegi dell'oro ». De Gaulle è passato poi a parlare del conflitto nel Medio Oriente, attribuendo l'intera responsabilità dell'aggressione a Israele. Le condizioni di pace da lui proposte sono quelle del mondo arabo. « Però — ha detto — non si vede come un accordo qualunque potrebbe nascere finché uno dei più grandi dei quattro non si sarà disimpegnato dalla guerra odiosa che conduce altrove. Senza il dramma del Vietnam il conflitto fra Israele e gli arabi non sarebbe diventato quello che è ». Il Generale non ha risparmiato neppure l'alleata Germania: ha detto che la Slesia è terra polacca riconoscendo come definitivi gli attuali confini. Una lunga esposizione l'ha dedicata alle vicende del suo viaggio nel Quebec. De Gaul- le ha rievocata, le grandiose accoglienze ricevute dalla popolazione di lingua francese; « Lo scatenarsi della passione liberatrice era tale che la Francia aveva il sacro dovere di rispondere senza ambagi e solennemente. E' quanto io ho fatto... Ho riassunto il tutto gridando "Viva il Quebec libero ", ciò che ha portato al grado supremo la fiamma delle risoluzioni. Chie il Quebec sia libero è infatti ciò di cui si tratta ». E, affinché non ci fossero dubbi in proposito, non ha esitato ad intromettersi apertamente negli affari interni di uno Stato straniero, affermando la necessità « di un cambiamento completo della struttura canadese: ciò porterà', a mio parere, necessariamente all'avvento del Quebec al rango di uno Stato sovrano e padrone della sua esistenza nazionale come lo sono, nel mondo, tanti e tanti altri Stati che non sono così validi né così popolati ». Sandro Volta II presidente De Gaulle durante la conferenza stampa all'Eliseo. Alla destra del Presidente, il ministro dell'Economia Debré e gli altri membri del governo (Tel. AP)

Persone citate: De Gaul, De Gaulle