Interrogati domani gli uccisori di Tandoj di Guido Guidi
Interrogati domani gli uccisori di Tandoj Interrogati domani gli uccisori di Tandoj La Corte ascolterà per primo Vincenzo Di Carlo accusato d'essere il mandante - Nella sentenza istruttoria fu definito «la figura più equivoca del torbido ambiente» (Dal nostro inviato speciale) Lecce, 25 novembre. Tutto il resto è importante, ma è pur sempre contorno con una schiera di personaggi tortuosi, sconcertanti, quasi .sempre incomprensibili. L'interrogativo che è al centro di questo processo rimane uno solo: chi era Cataldo Tandoj? Per arrivare a chi lo ha ucciso e al motivo per cui è stato ucciso è necessario, non vi sono dubbi, conoscere l'uomo, la sua attività, la sua mentalità, le sue amicizie, i suoi obiettivi. Figlio di un colonnello dell'esercito, pugliese, Cataldo Tandoj arrivò alla polizia quasi per errore. Sciupò buona parte della sua giovinezza come tanti altri della sua epoca vagando da un fronte all'altro in guerra. Fu ferito in Russia, venne decorato con una medaglia di bronzo al valor militare, tornò a casa, ripartì poco dopo con il Corpo di Liberazione. Nel 1945 lasciò la divisa per gli abiti borghesi, completò gli studi in giurisprudenza. Era un uomo energico, pieno di iniziative, duro. Ebbe subito un infortunio, quello di cui si è parlato ieri in aula: venne denunciato per avere — sostenne l'accusa — estorto una confessione; fu sottoposto ad un procedimento penale e ad uno disciplinare. Tutto si risolse in una bolla di sapone: ma l'esperienza amara sembrò gelargli gli entusiasmi. Le delusioni alle quali andò incontro nella vita professionale non furono compensate dalle soddisfazioni della vita familiare. Sembra quasi impossibile che ad Agrigento fosse l'unico ad ignorare quali motivi profondi vi fossero alla base dell'amicizia che si dice legasse sua moglie, Levia, al prof. Mario La Loggia, direttore dell'ospedale psichiatrico. Nel gennaio 1960 fu trasferito a Roma: stava già imballando i mobili dell'appartamento che lasciava ad Agrigento quando venne ucciso. Non supponeva di essere sul l-punto di correre un qualsiasi pericolo: altrimenti sarebbe stato più prudente. Sino al giorno in cui la ipotesi di un delitto passionale ebbe consistenza, e fino a quando da Palermo non fu inviato un magistrato deciso a riprendere da capo le indagini, non fu fatta Ixce sulla figura di Cataldo Tandoj, almeno ufficialmente. Il silenzio fu rotto per la prima volta dall'agente dì P.S. Vincenzo Scorsone che, nel luglio 1963, accusò apertamente il suo ex superiore. Raccontò che Tandoj « aveva instaurato intimi rapporti con la mafia dell'Agrigentino per attingere, secondo quanto diceva, informazioni e delazioni ». Poi, arrivò inaspettato l'intervento di Vincenzo Di Carlo con le sue rivelazioni, i suoi racconti che dovranno essere ripetuti lunedì ai giudici i quali cominceranno con lui ad interrogare gli imputati. Cosa disse Vincenzo Dì Carlo, maestro di scuola ma che da tutti a Raffadali si faceva chiamare « professore », giudice conciliatore e segretario della de? E' costui un uomo di 56 anni, basso, corpulento. Il giudice istruttore lo ha definito « la figura più equivoca del torbido ambiente raffadalese ». La sera del 7 luglio 1963 avvertì il brigadiere dei carabinieri, Concilio Giordano, che voleva parlargli, ma non in ufficio, a casa sua e di notte. Il suo racconto si prolungò fino alle 4 del mattino. E infilò uno dietro l'altro cento ricordi. Finì per dire che a uccidere Tandoj erano stati i fratelli Librici perché temevano che egli si decidesse a denunciarli. Si presentò al magistrato « con la maschera del galantuomo » gloriandosi di essere ritenuto, nella sua qualità di giudice conciliatore, il paciere delle piccole beghe paesane; era riuscito a diventare segretario della de di Raffadali, era confidente della polizia e aveva rapporti con la mafia. Si decise a parlare quando ebbe la sensazione che le indagini sulla morte di Antonino Galvano arrivassero a lui. Guido Guidi Il processo olle Assise di lecce
Persone citate: Antonino Galvano, Cataldo Tandoj, Concilio Giordano, Librici, Mario La Loggia, P.s. Vincenzo Scorsone, Vincenzo Di Carlo, Vincenzo Dì Carlo
Luoghi citati: Agrigento, Lecce, Palermo, Raffadali, Roma, Russia
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