Un piano razionale a Genova per risanare il centro storico

Un piano razionale a Genova per risanare il centro storico Un piano razionale a Genova per risanare il centro storico La zona di Sarzano dovrebbe essere liberata dalle abitazioni malsane (molte senza servizi igienici) e diventare sede di facoltà universitarie, biblioteche, istituti culturali - Noti urbanisti hanno già effettuato i primi studi - Vi si oppongono gli speculatori, che vorrebbero costruire palazzi per abitazioni di lusso e uffici (Nostro servizio particolare) Genova, 24 novembre. Si è sempre detto che il carattere e la struttura di questa città sono chiusi e gelosi: il visitatore ne intuisce a fatica la complessità, vede di sfuggita monumenti avvolti nella rete di vicoli, aggrappati in un difficile blocco di pietra, « città stretta, brutta da non dire: ecco Genova », annotava Heine nel suo « Viaggio in Italia ». L'idea di una Genova medievale, di gallerie ricchissime, di chiese romaniche, ha scarso spazio negli itinerari del forestiero e del genovese stesso. La tradizione li limita alle strade-salotto, come via Luecoli, e ai mercati notissimi, gonfi di colore, che si annidano nei portici di Sottoripa e nell'intrico di Pré. I turisti stranieri poco più di 200.000 all'anno (ma sono in gran parte uomini d'affari) vengono spediti in visita al cimitero di Staglieno; partono ignorando che un solo palazzo patrizio immerso nei vicoli, quello della famiglia Spinola (aperto al pubblico da quando è galleria nazionale), raccoglie il famoso « Ecce Homo » di Antonello da Messina, gli « Evangelisti » e il « Fanciullo con cane » di Van Dyck, e decine di tele di Rubens, di altri fiamminghi (a Genova eran di casa) e di italiani (dallo Strozzi a Luca Giordano). Ora si parla di impiegare in modo intelligente il cuore antico di Genova, dandogli vita attiva e aperta. I progetti si sono appuntati sul nucleo primitivo, totalmente sconosciuto a chi non visiti Genova con amore e con conoscenze speciali. E' il nucleo che dalla casa di Colombo e da Porta Soprana (è del 1155, fa da cardine alle mura dette del « Barbarossa »), sale al Colle di Sarzano, e si distende fino ai margini del porto, in una cascata di manti grigi di ardesia, di .torri e di campanili romanici, con improvvise pause di minuscoli lembi verdi e di squarci fatti dalle bombe. « Via i nazisti » si legge sui resti di un convento duecentesco: da quegli anni lontani gran parte del centro storico genovese racchiuso nell'area di Sarzano non è stata toccata. Per fortuna sono falliti i progetti di risanamento che avrebbero sventrato e distrutto un tessuto secolare. Se ne parlava dal 1865, quando il colera accentuò la degradazione di questa parte di Genova, già parzialmente abbandonata dai nobili che dopo il '500 avevano preferito muoversi verso le fastose residenze della « strada nuova » (oggi via Garibaldi), la «Rue des Rois » per i francesi. Quasi integro nella struttura, il centro storico di Sarzano dovrebbe essere liberato dalle abitazioni malsane (83 per cento senza bagno, 40 per cento con servizi igienici in cucina, dal 6 al 10 per cento senza alcun servizio) per diventare sede di facoltà universitarie, di istituti e di dipartimenti, di biblioteche, di collegi per studenti. Il progetto è del Comune e dell'Università: una città degli studi umanistici inserita nella parte più antica e più bella di Genova, oggi ridotta a galleria di monumenti in dissesto, a quartiere per residenze di infimo grado. Vi abitano trentamila persone. In gran parte immigrati da altre regioni, tutti in fase transitoria; appena possibile lasciano gli appartamenti umidi e senza luce per passare in case migliori. Il comune di Genova ha dato incarico a valenti architetti e urbanisti per lo studio dei progetti di insediamento nel centro storico. Sono state fatte inchieste di tipo sociologico, si è illuminata la convenienza dell'impresa anche sotto il profilo economico. Il favore del mondo della cultura è largo, e viene da tutta Italia, anche dall'estero (l'americano Wachsmann, che studiò la « città per l'uomo moderno » con Gropius, Neutra, Wright, fu tra i primi fautori dell'idea). Sono concordi gli amministratori comunali, il rettore dell'Università e il senato accademico, anche la parte giovanile e cioè assistenti e studenti. Le opposizioni vengono, come è naturale, dagli accaparratori di aree che speravano di tirar su palazzi per uffici e per abitazioni di lusso nella scenografia della Genova medievale. Il colle di Sarzano dovrebbe essere restituito alla sua La zona di Sarzano a Genova con i vecchi palazzi che secpndo i progetti dovrebbero essere restaurati o ricostruiti per ospitare le facoltà universitarie (Tel. Leoni) funzione di terrazza sul porto e di ponte fra la città e la parte antica delle calate, riaprendo il colloquio fra Genova e il mare che era stato troncato nell'Ottocento. Un nupyo. allacciamento con la strada sopraelevata salderebbe il centro universitario al sistema autostradale; v'è lo spazio per grandi depositi di automobili. Gli squarci aperti dai bombardamenti permettono di riedificare le parti monumentali con criteri di funzionalità. Molte aree sono di proprietà comunale: nella zona di S. Silvestro si potrebbe cominciare da domani, ricostruendo il convento e utilizzando intelligentemente gli spazi dell'antica fortezza distrutta. La facoltà di lettere, praticamente priva di sede (è sparsa in diversi palazzi di via Balbi) ne avrebbe una così abbondante da poter accogliere anche la facoltà di magistero, con aule, istituti, biblioteche, residenze, per un massimo di 8000 studenti. L'intero ateneo genovese ne conta oggi circa 13 mila. E' l'occasione per una rinascita della vecchia intraprendenza: « Il genovese, con meravigliosa alacrità di fantasia, vorrebbe ricostruire tutto ciò che è vecchio e antico, e sovrapporvi la sua mano », scrisse Nietzsche. Sono passati cent'anni, e si vorrebbe confermarlo. Mario Fazio Sono d'accordo Comune e Università