Contrastanti reazioni al no degli atleti negri per i Giochi Olimpici

Contrastanti reazioni al no degli atleti negri per i Giochi Olimpici Contrastanti reazioni al no degli atleti negri per i Giochi Olimpici Cassius Clay è favorevole, Jesse Owens e Boston contrari - In Messico si dice: « Un atteggiamento ingiusto » New York. 25 novembre. Vivaci reazioni si sono avute, negli ambienti sportivi americani ed internazionali, alla risoluzione votata giovedì scorso a Los Angeles da duecento sportivi negri, a proposito di un eventuale boicottaggio delle prossime Olimpiadi da parte degli atleti americani di colore, in segno di protesta per la discriminazione razziale. Il dottor Harry Edwards, capo del « movimento » che ha propugnato questa clamorosa decisione, ha precisato che il boicottaggio non si limiterà soltanto ai Giochi Olimpici, ma si estenderà anche a tutte le manifestazioni a cui siano presenti atleti del Sud Africa o della Rhodesia, paesi che non fanno misteri della loro politica razzista e che hanno precise leggi sulla partecipazione di gente di colore alle attività sportive. Ciò provocherebbe l'assenza dalle Olimpiadi e dalle maggiori prove mondiali di fuoriclasse come i velocisti Tommy Smith e Lew Evans ed i cestisti Alcindor e Warren. Rare sono, almeno per ora, le personalità sportive che si sono espresse in favore della « ribellione » degli atleti negri. Tra queste, ovviamente, Cassius Clay, l'ex campione del mondo dei pesi massimi, il quale fa parte della setta dei « Black Muslims », un'organizzazione che si batte appunto per la riscossa della gente di colore. « E' un grosso sacrificio — dice Clay — rinunciare ad una medaglia olimpica, ma se ciò serve per la libertà e l'uguaglianza della nostra razza, ebbene io sono favorevole al mille per cento ». Jesse Owens, quattro volte medaglia d'oro ai Giochi di Berlino, e l'ancor giovane Ralph Boston, campione olimpionico di salto in lungo a Roma e detentore del primato mondiale della specialità, si sono Invece schierati contro il boicottaggio che, secondo loro, non serve a niente. Mister Avery Brundage, presidente del Comitato olimpico internazionale, ha ribadito dal canto suo l'opinione che lo sport non debba confondersi con la politica: « Questi giovani — ha dichiarato la massima autorità olimpica — hanno commesso un errore grave, perché i Giochi Olimpici sono una manifestazione nella quale ogni sentimento politico, razzista e religioso dev'essere messo da parte. Essi devono comprendere di aver scelto il più inadeguato dei campi di battaglia ». Dal Messico, sede dei Giochi 1968, non si sono avute finora significative reazioni. Il presidente del comitato organizzatore delle Olimpiadi, Pedro Ramirez Vazquez, è attualmente a Parigi, ed 1 suoi collaboratori si sono rifiutati di fare commenti. L'unica reazione messicana sta in quanto pubblica 11 quotidiano " Ultimas Noticias ": « I Giochi Olimpici — scrive il giornale — potrebbero essere seriamente compromessi se U boicottaggio degli atleti americani fosse imitato in altri paesi. Ciò rappresenterebbe un colpo che U Messico non merita, avendo tenuto, sempre, nello sport, un atteggiamento di ampia apertura, senza distinzioni razziali, politiche o religiose. Ca p.

Persone citate: Avery Brundage, Boston, Cassius Clay, Harry Edwards, Jesse Owens, Pedro Ramirez, Ralph Boston, Tommy Smith

Luoghi citati: Berlino, Los Angeles, Messico, New York, Parigi, Rhodesia, Roma, Sud Africa