False le «rivelazioni» sugli ebrei murati vivi

False le «rivelazioni» sugli ebrei murati vivi False le «rivelazioni» sugli ebrei murati vivi L'indagine ha accertato che negli scantinati dell'albergo di Meina non c'è nulla - La notizia fu fornita da un turista tedesco a un cameriere cremonese (Dal nostro inviato speciale) Arona, 24 novembre. Dietro la porta murata nella cantina dell'hotel Victoria di Meina ci sono soltanto calcinacci, pezzi di mattone, pietre. Si credeva di trovarvi i resti degli ebrei arrestati e scomparsi ad Arona il 15 settembre 1943: dopo 24 anni è l'ultima angosciosa speranza che resta ai familiari. « Quella porta — aveva detto Francesco Bozzetti di 30 anni, abitante a Colazza presso Arona — l'hanno murata le SS. Hanno nascosto così i corpi delle loro vittime». Francesco Bozzetti è un cameriere e mastica un po' di tedesco. Dice che nel 1964 era in servizio all'hotel Victoria: « Una sera un cliente tedesco che aveva bevuto qualche bicchiere di troppo mi confidò questo segreto. Un uomo sulla sessantina, dal portamento marziale. Forse uh ex ufficiale. Ora che si parla del processo contro i responsabili è bene che si accerti se c'è qualcosa di vero». Una rivelazione che ha lasciato piuttosto scettica l'autorità giudiziaria. Ma che sul Lago Maggiore molti ebrei siano stati uccisi è una tragica realtà. E la porta murata esisteva realmente. Meglio accertare che cosa nascondesse. Il pretore di Arona ha informato il sostituto procuratore aggiunto di Milano, dottor Amati. Il proprietario dell'albergo, comm. Alberto Behar, ha autorizzato l'ispezione. Alle 14,45 il comandante dei carabinieri di Arona, ten. Antinori, e il maresciallo Bartoccini, accompagnati da un incaricato del comm. Behar e da un muratore, sono entrati nell'edificio. L'albergo tra via Sempione e il lago è chiuso: saracinesche abbassate, lunghi corridoi deserti, silenzio. I colpi di piccone risuonano sordi. C'è un, muro d'una ventina di centimetri di spessore impastato con cemento, che si sgretola lentamente. Passano due ore, soltanto alle 17 i carabinieri risalgono dalla cantina. « Dietro il muro — dice il ten. Antinori — abbiamo trovato solo, calcinacci, un esiguo pianerottolo di 80 cm. di lato, una ripida scala». Il vecchio albergo è stato ingrandito e si è murata così questa vecchia scala di servizio che un tempo collegava il primo piano con lo scantinato. Null'altro. Due ore di fatica mutile. g. m. Alberto Behar, proprietario dell'albergo di Meina

Persone citate: Alberto Behar, Antinori, Behar, Francesco Bozzetti

Luoghi citati: Arona, Colazza, Meina, Milano