Universitario sparo al padre che non vuole dargli denaro

Universitario sparo al padre che non vuole dargli denaro Tragedia in una pensione sii via Carlo Alberto Universitario sparo al padre che non vuole dargli denaro Il feritore, 25 anni, ragioniere, iscritto a scienze economiche - Ora è arrestato - Il padre è un funzionario della Banca d'Italia, appena trasferito da Palermo: non è grave - Oppresso dalle esose richieste del figlio, ha minacciato di rivolgersi alla polizia - Di qui il dramma - Il giovane punta la pistola anche contro la padrona di casa Uno studente ha sparato contro il padre che non po teva dargli abbastanza dena ro perché si divertisse. Per fortuna, dei due proiettili esplosi dallo sciagurato uno è andato a vuoto, l'altro ha ferito la vittima ad una gam ba. Un dramma sconcertante, maturato non in un ambiente di miseria materiale o morale, ma in una famiglia in cui l'agiatezza si accompagna alla rispettabilità. Vittima del tentato parricidio il dott. Roberto Alestra, 52 anni, palermitano, funzionario della Banca d'Italia. Vedovo da una decina d'anni, ha quattro figli: tre femmine e un maschio. Due delle figlie sono sposate, una abita nella nostra città in via Tolmino 59, l'altra a Modano (dove ospita anche la sorella nubile). Il figlio, Aldo, 25 anni, risiedeva invece a Palermo con il padre e una zia. Due mesi fa, il dott. Alestra apprende di essere stato trasferito nel la sede di Torino. Poiché il figlio — diplomato ragioniere, iscritto alla facoltà di scienze economiche (ma poco incline sia allo studio sia alla ricerca di un'occupazione) — non intende restare a Palermo con la zia, il genitore lo consiglia di precederlo a Torino e procurarsi un lavoro. Il giovane lascia la Sicilia, prende alloggio in una pensione, vive con gli assegni che il padre gli manda periodicamente. E' un tipo instabile, cambia domicilio quasi ogni settimana, forse frequenta compagnie non adatte a risolvere i suoi problemi. Un mese fa il padre lo raggiunge. In attesa di trovare un alloggio si sistema in una pensione di via Carlo Alberto 29. Comincia, per il funzionario, un'odiosa persecuzione. Aldo ha lavorato qualche giorno in un'azienda di Alpignano, poi si è licenziato. Il padre gli paga la camera e 1 pasti — negli ultimi tempi il giovane' soggiornava nell'albergo « Due mondi » in via Saluzzo — gli dà anche qual che biglietto da mille per le sigarette e le altre spese vo luttuarie. Ma il figlio è esigente, vuo le 'spassarsela senza sacrifici. Tutti i giorni va a trovare il padre, insiste per ottenere più del lecito. L'altra mattina ha avuto 2000 lire, alla sera altre mille. Ieri matti na, mentre il dott. Alestra sta preparandosi per andare in ufficio, torna alla carica. « Aspetta tino alle 13 — gli dice — adesso non posso discutere, devo andare in banca ». All'ora fissata il giovane si presenta, riceve 15 mila li re. Se ne va senza ringra ziare, dopo un'ora e mezzo si rifa vivo: restituisce con gesto sprezzante le 15 mila lire: « Tientele, non mi ba stano! ». Riprende la discus sione, per - troncarla il dolt Alestra gli offre altre 5 mila lire. Nemmeno tanta accon discendenza placa l'assurda pretesa del figlio. Esasperato, il dott. Alestra esce nel corridoio minacciando di telefonare alla polizia. Si avvicina all'apparecchio — posto su una mensola, vicino alla cucina —, solleva il microfono e si appresta a comporre il numero. Forse è soltanto uno strattagemma per convincere il figlio ad andarsene, ma il giovane ha ormai perduto ogni controllo. Estrae la pistola — una Beretta calibro 22, si saprà poi che ha sette proiettili nel caricatore e uno in canna —, la punta contro il padre, da sei metri di distanza preme due volte il grilletto. Una pallottola si conficca nel muro, la seconda raggiunge il dott. Alestra al polpaccio destro, frantumando la tibia. L'uomo barcolla, si accascia sulla soglia della cucina. Accorre la cameriera, Teresa Dovero, 29 anni, che ha udito il prolungato alterco. Il dott. Alestra mormora: «Non potevo dargli di più... Telefoni al 555.555...». E' il centralino della « Volante »; il ferito teme che il figlio tenti di andare a Modane per chiedere soldi alla sorella, e che spari anche ad essa in caso di rifiuto. Aldo Alestra, senza preoccuparsi delle condizioni del la sua vittima, si dà alla fuga Sul pianerottolo s'imbatte nella proprietaria della pen- sione, la costringe a scansarsi puntandole l'arma. Quella pistola l'aveva acquistata a Palermo, per divertirsi al tirassegno. Il padre glie l'aveva sottratta, ma al momento di partire per Torino il giovane era riuscito a recuperarla. Con un'ambulanza, il dott. Alestra viene portato al San Giovanni e sottoposto ad un intervento per rimuovere i frammenti dell'osso colpito dal proiettile. La prognosi è di 40 giorni. Il commissario di Castello, dott. Fiore, incarica il maresciallo Torreggiani di recarsi all'ospedale per interrogare il ferito, mentre il brig. Gallo e due agenti si recano alla pensione per l'inchiesta. Radiomobili si appostano all'ingresso delle stazioni ferroviarie e ai capolinea dei pullman, con la speranza di bloccare il delinquente prima che lasci la città. Aldo Alestra non è andato molto lontano. Verso le 17,30 gli agenti lo catturano a pochi passi dalla pensione. « Sono tornato per vedere se mio padre è vivo o morto », dice senza dimostrare eccessiva preoccupazione. Lo accompagnano in questura, dal dott. Sgarra. Finalmente si rende conto della gravità del suo gesto, si abbandona ad una crisi di pianto. Dopo l'interrogatorio viene trasferito alle carceri sotto l'accusa di tentato omicidio. Lo studente fotografato nella pensione poco prima dell'arresto. Il padre dr. Alestra

Luoghi citati: Alpignano, Palermo, Sicilia, Torino