Processo alla madre accusata d'aver fatto morire la bimba

Processo alla madre accusata d'aver fatto morire la bimba Alla Corte d'Assise di Imperla Processo alla madre accusata d'aver fatto morire la bimba La donna, nata 30 anni fa a Torino, ha ammesso di avere percosso e seviziato la piccola di 19 mesi Teresa Provera, di 30 anni, processata ad Imperia (Dal nostro corrispondente) Imperia, 23 novembre. Si è iniziato questa mattina alla Corte d'Assise di Imperia, presieduta dal dottor Pietro Garavagno, procuratore generale il dott. Antonio Penco, il processo contro una madre, Teresina Provera, di 30 anni, nata a Torino ,ma residente a Camporosso, detenuta dall'I 1 dicembre dello scorso anno. La Provera, difesa dall'avv. Evelina Cristel, di Sanremo, è accusata di maltrattamenti seguiti da morte nei confronti della figlia Maria Grazia Russo, di 19 mesi. La bimba, nata dal matrimonio della Provera con Martino Russo, 28 anni, oriundo di Taurianova (Reggio C), era la terza figlia avuta dalla Provera. Anche Martino Russo è comparso in aula, a piede libero, difeso dall'avv. Silvio Dian di Sanremo, dovendo rispondere di omicidio colposo per non avere sorvegliato la condotta della moglie nei confronti della bimba, contribuendo cosi alla sua tragica fine. L'imputata, un tipo esile, bruna, nel corso dell'interrogatorio da parte del presidente ha narrato di essere cresciuta nel brefotrofio di Torino fino all'età di sei anni; fu ospite poi in vari collegi, fino all'età di 21 anni, quando trovò un impiego nella colonia pontificia di Vallecrosia. Ebbe una relazione con un giovane e ne nacque il primo figlio; una seconda relazione con un uomo sposato e nacque il secondo figlio; fino a che non incontrò il Russo, col quale visse per circa un anno prima del matrimonio. Fu in questo periodo che venne al mondo Maria Grazia. Un quarto figlio è nato tre mesi fa in carcere alla Provera ed è stato affidato alla custodia di un'altra detenuta per tutta la durata del processo. L'imputata ha poi detto che la piccola Maria Grazia venne ricoverata per circa un anno nel brefotrofio di Imperia, perché lei e il marito non avevano neppure una casa. Successivamente la piccina tornò con i genitori. Imputata — Verso il mese di ottobre del '66 cominciai a sentirmi male, a soffrire d'insonnia. Ero gelósa di Maria Grazia; fu così che cominciai a seviziarla e a percuoterla. Non potevo tollerare che mio marito la preferisse all'altro figlio. Marco, che egli aveva riconosciuto al momento del matrimonio. Dopo aver tormentato la bimba, spesso mi pentivo e promettevo a me stessa di non farlo più. Ma era più forte di me. Presidente — Perché nel mese dì dicembre, proprio nel periodo più duro dell'inverno, la mise a dormire in una cucina fredda e umida? Imputata — La bambina piangeva e la notte non mi lasciava dormire. Dopo l'interrogatorio della donna, che ha avuto fasi drammatiche, durante il quale ella ha spesso pianto, e che ha sostanzialmente confermato le agghiaccianti scoperte fatte all'ospedale di VentimigUa dai medici che visitarono la bambina al momento del ricovero, è stato interrogato il marito. Questi, cadendo spesso in contraddizioni, ha detto di non essersi mai accorto che la moglie maltrattava la piccina e che questa, nei giorni precedenti la morte, gli era parsa in salute, mentre è risultato che era molto ammalata e febbricitante. Egli provvide a ricoverarla all'ospedale di VentimigUa soltanto quando un suo amico, Vincenzo Viola, entrato casualmente nella loro abitazione, gli fece rile vare che la bambina era in stato comatoso e che ran tolava. Nel pomeriggio il proces¬ so è proseguito con l'interrogatorio dei periti medici legali, prof. Aldo Franchini, prof. Marcello Canale, prof. Domenico Scopinarp, tutti dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Genova. Essi hanno confermato 1 loro elaborati peritali ed hanno riferito sulle cause della morte della piccola Maria Grazia. E' stato un quadro impressionante di lesioni cagionate dalla madre alla bimba \ b. g. 4