Sei anni al decoratore che sparò ai coniugi

Sei anni al decoratore che sparò ai coniugi Sei anni al decoratore che sparò ai coniugi l processo in Assise - L'imbianchino aveva esploso due colpi contro gli sposi: la donna rimase ferita a un braccio, l'uomo restò illeso grazie alla fibbia della bretella (Dal nostro corrispondente) Asti, 23 novembre. L'imbianchino ventisettenne Franco Bighi, che sparò contro due coniugi astigiani, è stato condannato stamane dalla Corte d'Assise, con la concessione dell'attenuante della provocazione, a sei anni di reclusione: al termine della pena sarà sottoposto a libertà vigilata per un anno. Il P. M. aveva chiesto nove anni. Il Bighl, che è detenuto da tre anni, dovrà espiare ancora metà della pena Inflittagli. Ecco come si sono svolti i fatti Il mattino del 22 novembre 1964 il Bighi era venuto a diverbio con la coinquilina Adriana Risso, di 37 anni, residente in un edificio popolare, a causa della sparizione di legna da ardere dalla cantina di Luigi Giacomelli, abitante nello stesso stabile: la donna avrebbe accusato fi Bighi del furto e fra i due scoppiò una lite. La sera stessa il marito della Risso, Pietro Landra, pure trentasettenne, di ritorno da un seggio elettorale dove aveva svolto l'incarico di scrutatore, trovò sul pianerottolo di casa il Bighi, al quale chiese conto del litigio avuto con la moglie. Per tutta risposta rimbianchino estrasse di tasca una rivoltella a tamburo e sparò un colpo in direzione del Landra: questi rimase miracolosamente illeso perché il prolettile, dopo aver forato la giacca, era stato deviato dalla fibbia metallica delle bretelle. Il colpo di rivoltella richiamò l'attenzione della moglie del Landra, Adriana Risso, la quale, uscita sul pianerottolo, venne ferita al braccio sinistro da un'altra rivoltellata esplosa dal Bighi: la donna guari dopo quaranta giorni di ospedale. Lo sparatore, dopo avere gettato l'arma, fuggì nell'abitazione di un parente dove più tardi venne arrestato dalla polizia. Rinviato a giudizio il Bighi è comparso nel marzo '66 dinanzi all'Assise per rispondere dell'imputazione di duplice tentato omicidio. Ai giudici dichiarò allora di avere sparato per legittima difesa: « La sera del litigio con il Landra intervenne anche il Giacomelli, che era armato di rivoltella con cui mi minacciò perché asseriva che ero responsabile del furto. VistoI mi in pericolo per le sue mi¬ nacce, feci fuoco con la rivoltella ». Il processo, però, veniva rinviato a nuovo ruolo dai giudici, i quali ordinarono che il Bighl fosse sottoposto a perizia psichiatrica. L'esame medico espletato da un collegio di sanitari sostiene che rimbianchino è sano di mente definendolo «elemento scaltro e facile alle reazioni violente ». Stamane il nuovo dibattimento è durato circa tre ore e il presidente della Corte, dopo la lettura del capo d'accusa, ha Interrogato l'imputato, ma questi si è chiuso in un assoluto mutismo e, malgrado i ripetuti inviti del difensore, aw. Ubertone e dei suol familiari che gli hanno gridato: « Difenditi, difenditi!», il Bighi non ha aperto bocca. Il presidente è stato costretto a leggere le dichiarazioni da lui rese nel precedente giudizio di Assise. Poco dopo è stato chiamato in aula come teste il Landra: appena il Bighi l'ha scorto, con un balzo ha saltato la transenna del bancone degli imputati e si è avventato contro 11 teste afferrandolo per la gola: 1 carabinieri di servizio sono stati colti di sorpresa dall'inaspettata e fulminea reazione del Bighi, il quale è stato ridotto faticosamente all'impotenza da quattro carabinieri. Bighl (gridando): «Mi hanno sempre beffeggiato, ero stufo di essere preso in giro». Queste sono state le uniche parole dell'imputato in tutta l'udienza. Altre scene si sono svolte nell'emiciclo riservato al pubblico, 1 familiari dell'imbianchino (erano presenti diversi fratelli e cognato) hanno inveito contro 1 coniugi Landra, per cui sono stati subito allontanati dal carabinieri. v. m.

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