Rumor apre oggi a Milano il congresso nazionale dc di Vittorio Gorresio

Rumor apre oggi a Milano il congresso nazionale dc Vi partecipano oltre tremila persone giunte anche dall'estero Rumor apre oggi a Milano il congresso nazionale dc I lavori al Palazzo dello sport - Il segretario del partito non ha voluto ritratti, striscioni, bandiere, slogans - La scenografia anticonvenzionale vuole indicare lo sforzo della de per diventare un partito nuovo - Secondo i risultati precongressuali, le forze si presentano in questa proporzione: maggioranza (che fa capo a Rumor) 70 7, dei voti; le sinistre 23 "A; Taviani 7 per cento (Dal nostro inviato speciale) Milano, 22 novembre. Il tema del congresso che si inizia domani è tanto lungo nella sua formulazione quanto impegnativo per il suo significato: « Iniziativa dei democratici cristiani per il rinnovamento dello Stato, per lo sviluppo della democrazia, per la libertà e per la pace». In quattro giorni, da domani a domenica, 638 delegati del partito in rappresentanza di un milione e 600 mila tesserati discuteranno e giudicheranno di queste prospettive, che nelle assemblee precongressuali sono state variamente definite in tre diverse mozioni, presentate dalla maggioranza, dalla sinistra e dal gruppo chiamato degli amici di Taviani. Alle tre formazioni si attribuisce rispettivamente la forza del 70, 23 e 7 per cento. I loro orientamenti programmatici si possono indicare, con una certa approssimazione, come una tendenza alla cautela (per la maggioranza) ed una all'attivismo (per la sinistra). Gli amici di Taviani si distinguono per essere abbastanza vicini alla sinistra in politica interna, ed alla maggioranza in politica estera; sono infatti assertori della funzione dell'Italia nel quadro dell'Occidente, contrari ad ogni forma di disimpegno. Tutti coincidono comunque sul piano di un eccezionale patriottismo di partito, che è inteso tuttavia diversamente. Per la sinistra, la de do vrebbe essere un partito ideologicamente maturo, cosciente delle sue responsabilità di partito di cattolici, capace di rinnegare la tradizione borghese denunciandone le insufficienze, nonché di risolvere l'antico problema dei rapporti dei cattolici con lo Stato insieme con quello attuale dei rap porti da istituire con la so cietà moderna. In altri termini, la sinistra vorrebbe superare la funzione storica dei liberali, affermando una sua concezione cattolica dello Stato; e d'altra parte si propone anche di raccogliere la « sfida » dei comunisti, per dimostrare che l'interpretazione cattolica del messaggio cristiano è idonea e sufficiente a risolvere i problemi del mondo. Succedere ai liberali e surrogare i comunisti, è senza dubbio una grossa ambizione, che la maggioranza condivide in una certa misura, pur divergendo circa i mo di da seguire. Essa difatti pensa che la de possa raccogliere l'eredità liberale in maniera di continuazione pacifica, subentrando nello Stato senza sovvertirlo, bastandole di appropriarsi degli ordinari strumenti di riforma che il sistema democratico fornisce. E' sulla via di riuscirvi, ed anche nei confronti dei comunisti al metodo della contestazione di retta reclamato dalla sinistra, la maggioranza preferisce quello dell'erosione graduale, scontando che un giorno o l'altro il comunismo finirà col rompersi nel suo interno, per effetto di crisi ed evoluzioni mondiali di portata assai più larga e più determinante di quanta ne avrebbe uno scontro italiano fra de e pei. p Date le posizioni rispettive, non è difficile immaginare di quale genere siano le accuse della sinistra alla maggioranza: di lassismo ideologico, conformi smo borghese, tendenza al compromesso. La sinistra è anche attiva ad elaborare i temi di una sua cultura, cattolica, mentre la maggioranza tende piuttosto ad inserirsi nel mondo della cultura làica, a penetrarvi, a riconoscerlo anzi come proprio. L'onorevole Rumor disse un giorno che i democristiani devono liberarsi dal complesso di cui soffrono, che cioè quello della cultura « sia un mondo diverso dal nostro »; ed esortò il partito a fare un'autocritica per tutti gli errori finora commessi in 'questo campo, a cominciare dalla condanna del « culturame » pronunciata nel congresso di Venezia del 1949. Molto è cambiato in questi diciotto anni, ed il congresso di domani si presenterà anche esteriormente diverso, in un quadro scenografico anticonvenzionale. Nessuna decorazione di bandiere, o festoni, o ghirlande, non ritratti, né scritte o immagini retoriche o votive. L'interno del Palazzetto dello Sport, tutto rifatto in materie essenziali ignifugate od autoestinguenti (faesite, masonite, carpilite, tubi Innocenti, tappeti in fibra meraklon) è decorato solo dai colori, nudi, bianco arancio e marrone. E' stato Rumor che ha voluto tutta questa semplicità innovatrice nella regìa del congresso. I quattro giovani architetti romani (Angelucci, Bacigalupi, Boni e Spolverini) che hanno curato l'allestimento, dicono che fra tutti i bozzetti a mano a mano presentati, il segretario del partito immancabilmente sceglieva quelli che gli apparivano i meno «polverosi » come diceva. Alla ricerca di una faccia nuova per la de, ha voluto che anche il manifesto del congresso spiccasse per la sua originalità, distinguendosi da tutti gli altri precedenti di ogni partito e di ogni tempo: e ne è venuto fuori un tondo nel quale sono iscritti cinquecento omini a braccia e gambe larghe e col cappello in testa, tutti uguali, ripetuti con lo stampo: « E' l'idea della persona, di tutte le persone qualsiasi alle quali si rivolge la de», spiega Rumor. Vittorio Gorresio

Persone citate: Angelucci, Boni, Rumor, Taviani

Luoghi citati: Italia, Milano, Venezia