Due coppie di sposi carbonizzati nell'auto che si schianta in un camion nella nebbia

Due coppie di sposi carbonizzati nell'auto che si schianta in un camion nella nebbia Due coppie di sposi carbonizzati nell'auto che si schianta in un camion nella nebbia I drammatico Incidente a Brandlzzo, sulla statele Torino-Milano Le vittime sono due sorelle di 24 e 22 anni e i loro mariti (un muratore e un meccanico) - Abitavano tutti a Montanaro - Il tragico scontro alle 21,30 - La macchina si è incastrata sotto il rimorchio mentre l'autocarro, uscito da una piazzola sulla sinistra, attraversava la strada - Il fuoco, provocato dallo scoppio del serbatoio, ha distrutto la vettura - La diffìcile opera per estrarre e identificare i poveri resti Vigili del fuoco accanto all'auto bruciata dopo lo scontro col camion nella nebbia nei pressi di Brandizzo (Dal nostro inviato speciale) .Chivasso. 22 novembre. Spaventosa sciagura, stasera nella nebbia, sulla statale Torino-Milano alle porte di Brandizzo: un'utilitaria, piombata contro un camion che attraversava la strada, si è incendiata e nel rogo sono morte carbonizzate due giovani coppie di sposi di Montanaro. Le vittime sono il muratore Aldo Gaetano Ceccato, ventiquattrenne, nativo di Torino e abitante a Montanaro in via Petitti 21, sua moglie Rosetta Fiorino di 24 anni, il meccanico Vincenzo Adamo, ventiquattrenne e la moglie. Concetta Fiorino, di 22 anni (sorella di Rosetta). Ecco le fasi della tragedia, così come è stata finora ricostruita dalla Polizia Stradale di Chivasso. Poco dopo le 20, un camion a rimorchio di Reggio Emilia, pilotato dall'autista Egidio Lugli, trentanovenne, abitante a Fabbrico e con a bordo il proprietario, Severino Ferrari, di 30 anni, anch'egli dì Fabbrico, arriva alle porte di Brandizzo e si ferma in una piazzola sulla sinistra dove c'è il ristorante « La Pineta ». Gli autisti hanno caricato nel Canavese ed a Torino: sulla motrice vi sono 60 quintali di cuscinetti a sfere; sul rimorchio, 120 quintali di acciaio stampato. Ora sono in viaggio per tornare a Reggio Emilia. Ripartiranno subito dopo la cena. Lugli e Ferrari finiscono di mangiare alle 21,30 e quando riprendono il loro camion la nebbia è scesa molto densa, a Atti banchi, e la visibilità è quasi nulla. Lugli si mette alla guida, Ferrari segue la manovra da terra: l'autocarro deve attraversare la statale e imboccare la cor¬ sia di marcia, sulla destra. Gli autisti — a quanto dichiareranno più tardi — non vedono fari né da destra né da sinistra. Ferrari raggiunge a bordo il compagno e il camion si avvia. La sciagura avviene, improvvisa, mentre la motrice dell'autocarro è già nella corsia di destra e il rimorchio (lungo otto metri, la misura massima consentita) ostruisce ancora quella di sinistra. In quell'istante, infatti, arriva da Chivasso diretta verso To¬ rino una « 500 » chiara, targata TO 484428 e che più tardi risulterà appartenente ad Aldo Gaetano Ceccato, di Montanaro. L'utilitaria che, secondo ì due autisti del camion, viaggia « a velocità assai sostenuta», piomba con estrema violenza contro il rimorchio incastrandosi fra i due treni di ruote. All'urto segue, un istante più tardi, una spaventosa fiammata: il serbatoio della « 500 » si è incendiato. Lugli e Ferrari cercano di avvici¬ narsi all'auto, ma il calore che si sprigiona li fa arretrare. A bordo del loro camion non c'è un estintore; non possono fare altro che tentare di disincagliare la vettura. Il camion continua la marcia per qualche metro trascinando la « 500 », ma la tragica morsa non cede. Dal vicino ristorante si lancia l'allarme; arrivano altri camion e alcuni automobilisti, con i loro estintori, cercano di domare il terribile rogo. Giungono anche i Vigili del fuoco di Chivasso, la Polizia stradale, i carabinieri e i due pretori della città. Il getto degli schiumogeni placa un istante le fiamme che poi tornano a divampare, altissime, avvolgendo completamente la vettura semifracassata sotto il rimorchio. E' una dura affannosa lotta che termina soltanto dopo -una quarantina di minuti. Della « 500 » non è rimasta che una carcassa annerita; delle persone che vi erano a bordo appaiono soltanto miseri resti bruciacchiati. Non si. capisce neppure se si tratta di uomini o di donne; una delle salme, l'attrappita dal calore, sembra in un primo tempo quella di un bimbo. Mentre il traffico è blocca to su tutta la statale e deviato su altre arterie prima dell'ingresso di Brandizzo. la « 500 » viene estratta dalla morsa e si cerca con cautela, nell'interno di essa, un segno che possa condurre all'identificazione delle vittime: si trovano soltanto una « fede » ed un orologio maschile da polso. Poi, attraverso il numero di targa, la polizia stabilisce che la vettura è intestata ad Aldo Gaetano Ceccato, nato a Torino il 5 aprile 1943 e che risiede a Montanaro in via Petitti 21. Così si risale all'identità delle vittime. Aldo e Rosetta Ceccato erano sposati da tre anni, Vincenzo e Concetta Adamo da due. Non avevano figli e stavano sempre assieme. Stasera, quando è avvenuta la sciagura, si recavano a Settimo Torinese per far visita ad un gruppo dì amici. La notizia della loro fine è giunta soltanto nella tarda serata ai genitori delle sorelle Fiorino, il padre Vito di 52 anni e la madre. Maria di 47, entrambi nativi di Trapani e abitanti a Montanaro nelle «Case Fanfani». I coniugi. che hanno altri tre figli (Nicola di 16 anni. Salvatore di 14 e Giovanni di 12) stavano dormendo quando gli agenti della « Stradale » hanno bussato alla loro porta per comunicare il tragico annuncio. L'inchiesta, diretta dai due j pretori di Chivasso ed alla | quale partecipano la Polizia I Stradale ed i carabinieri, è | cominciata immediatamente con il sequestro del camion e l'interrogatorio (che si protrae nella notte) dei due autisti. Sìa Lugli che Ferrari sostengono che la « 500 » viaggiava ad andatura sostenuta, a. po. isi Le due coppie di giovani sposi vittime del rogo: da sinistra, Rosetta e Aldo Ceccato; Concetta e Vincenzo Adamo