L'Italia ripropone all' Onu un gruppo di studio per la Cina di Nicola Caracciolo

L'Italia ripropone all' Onu un gruppo di studio per la Cina L'Italia ripropone all' Onu un gruppo di studio per la Cina Un comitato di 10-14 membri dovrebbe esaminare se l'ammissione di Pechino è possibile - Nell'autunno del '68 riferirebbe sui suoi sondaggi; e la decisione finale spetterebbe all'Assemblea generale (Dal nostro corrispondente) Washington, 21 novembre. Il rappresentante italiano alle Nazioni Unite, ambasciatore Piero Vinci, ha presentato oggi all'Assemblea Generale una risoluzione sulla questione della Cina. « Il nostro scopo — ha detto Vinci — è di proporre un nuovo metodo per affrontare il problema del seggio cinese, un metodo che consenta alla assemblea di uscire da un vicolo cieco in cui si trova oramai da tanti anni ». Gli italiani propongono che l'assemblea nomini una commissione, con il mandato più largo possibile, allo scopo di raccogliere tutte le informazioni necessarie a decidere. La commissione, ha suggerito Vinci, dovrebbe essere formata da un minimo di dieci a un massimo di quattordici membri: il numero ristretto (ma non tanto da impedire alla commissione di rappresentare tutti i settori della assemblea) ne assicurerebbe l'efficienza. L'esperienza degli ultimi vent'anni, ha proseguito Vinci, dimostra che tutte o quasi le decisioni importanti del¬ l'assemblea sono state raggiunte dopo che una commissione ristretta aveva preparato il terreno. Si tratta cioè di « un metodo che ha già fatto le sue prove » e che potrebbe quindi consentire di sbloccare la situazione. I compiti della commissione, ha aggiunto il rappresentante italiano, dovranno essere puramente esplorativi ed informativi. Votare a favore di essa non significa pregiudicare in un senso o in un altro una soluzione. La commissione dovrà nell'autunno del 1968 riferire sull'esito dei suoi lavori alla ventitreesima sessione ^dell'Assemblea Generale: sarà l'assemblea che deciderà il da farsi. N La delegazione italiana — si apprende —, pur ritenendo difficile che la risoluzione possa essere approvata in questa sessione, spera che essa possa quest'anno ottenere più voti che non l'anno passato. Questo crescere di consensi non è senza significato. Alla lunga occorrerà che l'assemblea trovi una soluzione al problema che contemperi le esigenze di universalità delle Nazioni Unite e le questioni concrete che l'ingresso del governo di Pechino indubbiamente pone: che fare di Formosa? E' disposto il governo di Pechino a entrare all'Onu? Che fare del seggio permanente della Cina al Consiglio di Sicurezza? Come evitare, qualora esso vada alla Cina comunista, che Pechino si serva del diritto di veto che la Carta dell'Onu gli darebbe per bloccare ogni possibile intervento delle Nazioni Unite? L'esperienza dimostra, ha sostenuto Vinci, che l'assemblea in dibattito aperto non è in grado di dare risposta a questi interrogativi. Nicola Caracciolo "

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