Contrasti fra i vescovi sull'appello per le elezioni

Contrasti fra i vescovi sull'appello per le elezioni I lavori della Conferenza episcopale Contrasti fra i vescovi sull'appello per le elezioni Una parte (minoranza?, maggioranza?) è fortemente contraria a vincolare gli elettori cattolici - La questione rinviata a gennaio (Nostro servizio particolai-e) Città del Vaticano, 21 nov. Il Consiglio di presidenza della Conferenza episcopale italiana ha concluso i suoi lavori a Roma. Uno dei maggiori argomenti' discussi in questa sessione è stata l'opportunità che i vescovi rivolgano, come in analoghe precedenti occasioni, un appello agli elettori prima delle consultazioni politiche del 1968. Il comunicato ufficiale non vi accenna, ma si sa che la questione è stata dibattuta a fondo, senza trovare un accordo. Il problema verrà ripreso nelle riunioni che il Consiglio di presidenza (23 membri) terrà a Roma sa partire dal 16 gennaio. Una parte dell'episcopato è fortemente contraria a vincolare gli elettori cattolici al voto unitario dopo che il Concilio ha riconosciuto al laicato ampie autonomie, pur ricordando il « dovere » della gerarchia di orientare sulle questioni che toccano la morale. I vescovi hanno anche esaminato la possibilità di unificare i servizi dei quotidiani cattolici per ridurre le spese di gestione e i disavanzi. Una serie di sei « intenzioni i) di preghiera per il Capo dello Stato e per la Repubblica Italiana saranno inserite nella « Oratio fìdelium » della Messa. Verranno recitate a rotazione e più o meno rispetteranno tutte la formula seguente: « Preghiamo per il Capo dello Stato e per la Repubblica Italiana affinché progredisca nel bene e nella giustizia... ». Le « intenzioni » di preghiera sono state inviate al «Consilium» per l'applicazione della Costituzione Liturgica, cui spetterà di dare loro la formulazione definitiva. L'introduzione della « Oratio fidelium » di questi richiami è la pratica esecuzione di una norma concordataria che stabiliva che i Capitoli delle cattedrali dovessero recitare uno speciale « oremus » al termine della Messa per il Capo dello Stato (che era allora re Vittorio Emanuele III). Con la riforma liturgica anche l'« oremus » prima in vigore era stato soppresso, e si imponeva quindi la necessità di rinnovare il contenuto in applicazione del Concordato tra la Santa Sede e l'Italia. Il Consiglio di presidenza dagdsCllonslcmtlpdatlIWattrssdpscucalmlrzLVtuma■■tiiiiiiiiiiisiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii dei vescovi italiani ha anche approvato l'adozione della lingua italiana nel « Canone » della Messa secondo la versione ufficiale redatta dalla Commissione episcopale per la liturgia. E' quasi certo che l'intera Messa in italiano sarà officiata per la prima volta nelle chiese a Pasqua. Il Consiglio ha poi preso in esame le conclusioni degli studi compiuti dalla speciale commissione per il riordinamento delle diocesi della penisola, ed ha manifestato il suo parere sulle bozze di alcuni documenti, tra i quali uno, a quanto sembra, dedicato al tema del Concordato in Italia, da indirizzarsi al clero e al laicato nel mese di aprile. La prossima assemblea generale dell'episcopato si terrà, sempre a Roma, dal 19 al 24 febbraio sul tema: n I laici in Italia dopo il Concilio ». r. s.

Persone citate: Vittorio Emanuele Iii

Luoghi citati: Città Del Vaticano, Italia, Repubblica Italiana, Roma