Investì un uomo che poi s'uccise ed è condannato per omicidio colposo

Investì un uomo che poi s'uccise ed è condannato per omicidio colposo Investì un uomo che poi s'uccise ed è condannato per omicidio colposo Il tribunale di Firenze ha ritenuto che esistesse un nesso di causalità tra il ferimento automobilistico e il suicidio (avvenuto sei mesi dopo) - Inflitti 10 mesi all'imputato (Dal nostro corrispondente) Firenze, 20 novembre. Il Tribunale penale di Firenze (presidente Longo, pjn. Spemolla) ha emesso sentenza in un processo che forse è unico nel suo genere: si trattava di stabilire se esistesse nesso fra un sinistro stradale e un suicidio; si doveva, cioè, accertare l'esistenza o ho di casualità fra le ferite riportate dall'uomo rimasto coinvolto nell'incidente e la malattia mentale che 10 portò a togliersi la vita. L'imputato era Astorre Buzzi di 71 anni, abitante a Firenze in via Ermete Zacconi 5, che doveva rispondere di duplice omicidio colposo. 11 16 aprile 1965, alla guida di una « 500 » ( che procedeva a velocità superiore ai limiti stabiliti dal Codice stradale durante l'attraversamento di un centro abitato) il Buzzi si sarebbe tenuto eccessivamentee vicino nella marcia ad una fila di auto in sosta. Fermo fra due macchine si trovava un passante, Renato Galli, che venne urtato dalla « 500 » e finì a terra ferendosi gravemente. Perduto il controllo dell'utilitaria, il Buzzi andò a schiantarsi contro due altre auto e cagionò così la mòrte di Mario Materassi, che sedeva accanto a lui. Il Galli, in seguito all'incidente, riportò fratture varie e malattia della mente (psicosi depressiva) in seguito alla quale si tolse la vita sei mesi dopo, il 20 ottobre '65. Il punto particolarmente interessante della causa era accertare se la morte del Galli fosse sopravvenuta per determinazione del tutto estranea alle ferite riportate nell'incidente provocato dal Buzzi o se, al contrario, esistessero nel Galli precedenti condizioni psichiche che avessero potuto indurlo a togliersi la vita. Si è dovuto necessariamente fare ricorso a una perizia medico-legale compiuta dai professori Barucci e Bencini ai quali si chiedeva se la malattia mentale poteva essere sopravvenuta per le ferite ri portate nell'incidente strada le. La risposta dei medici è stata affermativa: il Tribunale, basandosi sulle conclusio ni dei periti, ha ritenuto esistere il nesso di casualità fra il sinistro stradale e le sue conseguenze immediate e successive. Il collegio giudicante ha quindi riconosciuto il Buzzi responsabile di duplice omicidio' colposo e lo ha condannato alla pena di dieci mesi di reclusione con la condizionale sospendendogli per tre anni la patente di guida (il Pubblico Ministero ne aveva addirittura chiesto la revoca). Il Buzzi dovrà inoltre risarcire i danni ai familiari sia del Galli che del Materassi. g. c.

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