Assolto dall'accusa di violenza su una bimba Condannato a 5 anni per altri gravi reati

Assolto dall'accusa di violenza su una bimba Condannato a 5 anni per altri gravi reati Il ffiovasiG oli Cstxiolii «alle Assiso di Asti Assolto dall'accusa di violenza su una bimba Condannato a 5 anni per altri gravi reati Il P. M. aveva chiesto 28 anni e 6 mesi - La Corte settembre '66 - Ma lo ha giudicato colpevole di lo ha ritenuto estraneo alla brutale aggressione della scolara, avvenuta nel atti immorali, corruzione di minorenni, tentata violenza ad una casellante (Dal nostro corrispondente) Asti, 20 novembre. Il manovale ventisettenne Giuseppe Pirrotta. originario di Marsala (Trapani) e residente a Canelli, comparso oggi all'Assise di Asti per rispondere — fra le altre accuse — di aver violentato e tentato di strangolare una bimba di cinque anni, è stato assolto, «per non aver commesso il fatto », da questi due gravissimi addebiti. I giudici hanno invece inflitto all'imputato (ch'è in stato di arresto) cinque anni e un mese di carcere per atti immorali continuati, tentata violenza ai danni della casellante Angela Ratto, di 41 anni, da Acqui, e corruzione di minorenni. Il P. M., complessivamente, aveva chiesto 28 anni e 6 mesi. Riepiloghiamo la vicenda. La sera del 2 settembre 1966, alla periferia di Canelli. la bimba Vincenzina ludica, di cinque anni, era stata fermata da un individuo che, dopo averla trascinata fra gli arbusti d'un prato, le aveva usato violenza tentando successivamente di strangolarla. Vincenzina ludica, subito trasportata all'ospedale di Canelli, era ricoverata in stato di « choc ». Un medico le riscontrava ecchimosi alle gambe e al collo. Il bruto, infatti, per evitare che la sua vittima potesse invocare aiuto, l'aveva stretta al collo e le aveva premuto la mano sulla bocca. Cinque giorni dopo il fatto — che aveva destato enorme impressione in tutto l'Astigiano — il Pirrotta, sposato e padre di quattro figli, veniva fermato da due carabinieri, mentre in bicicletta si dirigeva fuori dell'abitato di Canelli. Alla vista dei militi, il manovale si dava alla fuga ma ben presto veniva raggiunto. Il Pirrotta ingaggiava allora con i carabinieri una colluttazione ed aveva la meglio, riuscendo nuovamente a fuggire. Alcune ore dopo veniva trovato nascosto in un cinema di Canelli e arrestato. Il sospetto che egli fosse l'aggressore di Vincenzina Ju- dica aumentava nel corso delle indagini: parecchie donne — tra cui Reana Fogliani, di Canelli. e la casellante Angela Ratto, di Acqui — dichiaravano che il Pirrotta aveva compiuto atti immorali. La Ratto, inoltre, rivelava che il 1" settembre, mentre ella percorreva la statale per Nizza Monferrato, era stata avvicinata da uno sconosciuto che le si era gettato addosso per violentarla. La casellante aveva reagito a calci e morsi per cui l'aggressore era stato costretto a fuggire. La donna riconobbe il Pirrotta in un confronto. Il giovane manovale, davanti ai carabinieri e al giudice istruttore, respinse tutte le accuse. Anche stamane, interrogato a porte chiuse dal presidente della Corte, ha sostenuto la propria innocenza. La piccola Vincenzina ludica, dopo l'aggressione, fornì scarse ed imprecise indicazioni sul bruto, con versioni a volte contrastanti. Messa a confronto col Pirrotta, la bimba non lo riconobbe. Stamane la piccina è giunta in Assise accompagnata dai genitori. Salvatore ludica di 34 anni e Rosalia Di Dio di 33, entrambi di Piazza Armerina (Enna): il presidente ha ritenuto opportuno di non interrogarla, data la minore età. Sono stati invece escussi una ventina dì testi (in maggioranza donne e bimbi) che hanno confermato le dichiarazioni rese in istruttoria e cioè che avevano riconosciuto nel Pirrotta l'indivìduo che aveva commesso atti immorali in pubblico, togliendosi tra l'altro i vestiti. Un teste citato dalla difesa — l'industriale Pietrina Careddu, di Canelli — ha detto che l'imputato aveva lavorato nel suo sugherificio per parecchi mesi, a contatto con decine di operaie, ma che si era sempre comportato bene e non aveva mai dato motivo di lamentele. Il P. M. dott. Demetrio Pavigllaniti, nella requisitoria, ha sostenuto che si poteva affermare la colpevolezza del Pirrotta in seguito1 alla sua identificazione sulla base dei dati somatici ed in particolare attraverso i capi d'abbigliamento descritti da parecchi testi: si tratta di una maglia nera a righe bianche, che il Pirrotta indossava al momento dell'arresto. Il difensore, l'avvocato Pasta, del foro di Asti, ha sostenuto l'innocenza dell'imputato perché le accuse più gravi rivolte al Pirrotta si basavano soltanto, su elementi indiziari. La Corte, presieduta dal dottor Bogetti, si è ritirata in camera di consiglio alle 18. E' tornata in aula alle 20 e davanti a un folto pubblico il presidente ha letto il verdetto. Il P. M. ricorrerà in appello. v. m. Giuseppe Pirrotta al banco degli imputati in Corte d'Assise ieri ad Asti «iiiiitiiiiiitiiiiiiiitiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniitiiiiiiiiiiitiiiifiiiiiiiiif itiiiiiiiiiiiiiiiitiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiintiri