Quattro anni e 5 mesi al soldato vercellese che uccise il commilitone con la baionetta

Quattro anni e 5 mesi al soldato vercellese che uccise il commilitone con la baionetta Alle Assise eli Udine II grave episodio avvenuto In oasorma Quattro anni e 5 mesi al soldato vercellese che uccise il commilitone con la baionetta Dichiarato colpevole di omicidio preterintenzionale con le attenuanti generiche e della provocazione - Il fante reagì colpendo il compagno ventunenne che gli aveva fatto lo scherzo del « gavettino » - Il P. M. aveva chiesto la condanna a sei anni e otto mesi (Dal nostro corrispondente) Udine, 20 novembre. fi giovane fante vercellese Pietro Bianco, di ZI anni, che il 29 agosto scorso, a Codrolpo, uccise con una baionetta il commilitone Angelo Pucello. macellaio, di Roma, che nrCdIsI gli aveva rovesciato addosso j | dell'acqua fredda Ilo scherzo^'| che sotto le armi si chiama « gavettino »), è stato condannato oggi dalla Corte d'Assi! se dì Udine a quattro anni, cinque mesi e dieci giorni di reclusione e alla interdizione temporanea dai pubblici uffici. La Corte d'Assise lo ha dichiarato colpevole di omicidio preterintenzionale e gli ha inflitto il minimo della pena prevista, accordandogli le attenuanti generiche e quelle della provocazione. La sentenza è stata emes I sa questa sera poco prima delle 19, dopo oltre un'ora e mezzo di camera di consiglio, segno evidente che i giudici hanno discusso la passibilità di derubricare il reato in omicidio colposo, secondo l'istanza della difesa. Sulla concessione della doppia attenuante, infatti, non vi erano, dubbi: lo stesso P.M., dott. Dlez. nel chiedere sei anni e otto mesi, cioè il minimo me- a no la diminuente delle generiche, aveva detto: « Veda la Corte se è il caso di concedere anche altre attenuanti ». Il P.M, aveva escluso la possibilità di considerare l'omicidio come colposo, ricordando a Questo proposito il pro¬ cesso per il « sorpasso con '*1 oacctavite», in cui l'imputa to, come si ricorderà, fu ap punto condannato per omicidio preterintenzionale La difesa, rappresentata dall'avv. Cingoli, di Vercelli, e dall'avv. Fioretti, di Udine, si era diviso il compito. L'aw. Cingoli ha svolto la parte di diritto, sostenendo la tesi dell'omicidio colposo e della eventuale minaccia con arma, alla luce di una ricca casistica giurisprudenziale: l'aw. Fioretti ha analizzato le circostanze emerse, affermando che queste consentono di escludere il proposito di ferire e soffermandosi in particolare sulle risultanze della autopsia, la quale accertò che il colpo non fu violento. L'imputato stamane, quando è stato interrogato, ha affermato che era andato a letto quella sera verso le 21,30. Alle 22,30 aveva sentito l fanti Gozzo e Pucello parlottare tra di loro. La luce cra spenta, ma al chiarore della luna aveva visto un fante consegnare al Pucello un sacchetto di nailon pieno d'acqua. «Improvvisamente — egli ha dichiarato — me la sentii piovere addosso. Mi alzai di scatto, andai ad accendere la luce, tornai alla branda, presi la baionetta e la puntai contro il Pucello, Volevo fargli un discorso, dirgli che era ora di finirla con gli scherzi. Invece vidi sul lenzuolo allargarsi una macchia di sangue. Io non so cosa fosse successo, forse l'avevo colpito senza volerlo nell'impeto di avventarmi; o lui ha fatto per alzarsi ed ha urtato contro la lama...».' Presidente — Lei però in istruttoria ha detto di aver estratto la baionetta e di aver colpito in un impeto di rabbia; non' ha detto che il Pu cello sj- era alzato. Imputato — E' vero, ma a me gli scherzi non sono mai piaciuti. Scherzare a parole si, ma con 1 fatti... Già nei giorni precedenti mi avevano fatto subire altri scherzi: avevo persino trovato una biscia tra le lenzuola. . Subito dopo il ferimento mi sono reso conto della gravità del mio gesto ed ho cercato di portar soccorso al mio amico e commilitone praticandogli la respirazione artificiale a bocca a bocca. Presidente — Come erano 1 rapporti tra di voi? Imputato — Di amicizia, niente altro. Dopo la deposizione dei vari testi e del prof. Antoci. perito legale, che esegui l'autopsia, e che ha precisato come la lama sia penetrata per non più di dieci centimetri, perpendicolarmente all'inizio, poi con leggerissima deviazione, dovuta però non ad un movimento del Pucello, ma alla conformazione anatomica, sono stati sentiti altri testi, fra cui il direttore, un tecnico e due operai della Chàtillon, ove il Bianco lavorava prima di partire per il servizio militare, e la fidanzata. Bruna Arrobio. Tutti hanno descritto l'imputato come un ottimo ragazzo. Giovanni Cojutti Pietro Bianco, il soldato vercellese condannato

Persone citate: Antoci, Arrobio, Cingoli, Fioretti, Giovanni Cojutti Pietro Bianco

Luoghi citati: Roma, Udine, Vercelli