Il campo livornese rischia la squalifica lino al 17 marzo

Il campo livornese rischia la squalifica lino al 17 marzo PER I CLAMOROSI INCIDENTI A FINE PARTITA Il campo livornese rischia la squalifica lino al 17 marzo Il club toscano incontrerà gravi difficoltà economiche, dovendo rimanere circa quattro mesi senza incasso - E' possibile una punizione «a tempo»: lo stadio rimarrebbe chiuso per tutto il girone di andata, cioè fino al 28 gennaio - Anche un ex pugile tra la folla che è scesa sul terreno dell'Ardenza L'allenatore del Monza, Radice, racconta la drammatica avventura (Nostro servizio particolare) Milano, 20 novembre. B Livorno non potrà tornare probabilmente a giocare allo stadio dell'Ardenza, prima del 17 marzo 1968. Si prevede che l'invasione di campo organizzata ieri dai più scalmanati dei suoi tifosi, l'aggressione all'arbitro romano Sbardella e la « caccia » ai giocatori del Monza, costeranno infatti alla squadra toscana da quattro a sei giornate di squalifica. Poiché il calendario delle prossime 17 giornate riserva al Livorno dieci partite fuori casa, sei in casa, ed una di riposo, il conto è presto fatto. La chiusura dei battenti dello stedio livornese per quattro mesi infliggerebbe naturalmente un irreparabile colpo alle ambizioni della rinnovata squadra toscana e metterebbe forse a repentaglio l'avvenire stesso della società, la quale verrebbe a mancare dell' indispensabile sostentamento degli incassi casalinghi. L'unica probabilità che il Livorno sfugga ad una simile disavventura per le casse sociali risiede nei poteri discrezionali del giudice sportivo il quale potrebbe infliggere alla società labronica non una squalifica per un numero determinato di giornate ma una sospensione a tempo. Esaminati i rapporti dell'arbitro Sbardella e dei due segnalinee, l'avvocato Barbe potrebbe cioè sospendere il campo di gioco livornese sino al termine del girone di andata (28 gennaio 1968) e consentire quindi alla squadra di tornare innanzi al suo pubblico il 4 febbraio, per l'incontro con la Reggina. Il giudice sportivo dovrà, comunque, graduare l'entità della sua pena, tenendo esclusivamente conto della maggiore o minore drammaticità con cui gli incidenti verificatisi ieri gli sono stati esposti dal direttore di gara e dai suoi collaboratori. Secondo il racconto fatto dall'allenatore del Monza, Gigi Radice, e dai suoi giocatori, al ritorno in sede, l'ingiustificata esplosione d'ira dei tifosi livornesi ha prodotto meno danni del temuto. Gigi Radice ha raccontato: «Il pubblico di Livorno è trasceso perché non è riuscito a sopportare che noi potessimo pareggiare la partita a due soli minuti dalla fine. Il presunto fallo da rigore commesso da Ciceri su Nastasio e la ripetizione della punizione che ci ha consentito di segnare il goal del pareggio, sono stati solo dei pretesti. Ciceri, infatti, è giunto sul pallone prima di Nastasio e non ha commesso quindi alcun fallo da rigore. E' stato se mai Nastasio a non saltare il portiere. « In quanto alla punizione, il signor Sbardella non poteva non farla ripetere. I giocatori del Livorno avevano allestito la barriera a distanza ravvicinata e non si volevano allontanare. L'arbitro allora ha detto ai miei: non tirate se prima non fischio. I monzesi, invece, non hanno atteso il segnale. Sarebbero stati costretti a ripetere la punizione anche se avessero segnato al primo colpo. « Quando il pubblico è sceso in campo abbiamo passato momenti drammatici, ma siamo riusciti a difenderci ed a guadagnare in fretta il sottopassaggio degli spogliatoi. Qui il terzino Magaraggia ha ricevuto ancora un pugno al viso, ma solo di striscio. Poi ci siamo asserragliati negli spogliatoi e vi siamo rimasti fino a sera inoltrata, allorché la polizia ci ha condotti a Tirrenìa facendoci salire a quattro alla volta sulle camionette. Il fatto più curioso è che negli spogliatoi ho anche conosciuto uno dei miei aggressori, un ex pugi¬ le il quale mi ha detto: "Faccio 5 mila chilometri ogni anno per seguire il Livorno anche in trasferta. Non potevo rassegnarmi così ad un pareggio tanto imprevisto"». L'aggressore di cui ha parlato Radice è uno dei quattro tifosi che hanno preteso ed ottenuto di parlamentare con l'arbitro Sbardella per ottenere da lui l'assicurazione che, nel rapporto al giudice sportivo, avrebbe raccontato i fatti senza tingerli troppo di giallo. Come mai la polizia non ha ritenuto opportuno fermarlo, unitamen¬ te a quell'altro spettatore che ha invaso per primo il campo ed ha sferrato un violento pugno in pieno viso al signor Sbardella? Ecco un aspetto del clamoroso episodio un po' singolare ed inquietante che ha perciò suscitato malcelate preoccupazioni anche nel commissario agli arbitri della Lega professionisti, Giulio Campanati, il quale è stato informato oggi per telefono dallo stesso Sbardella sull'ani damento dei fatti e sulla loro conclusione. David Messina Un momento dell'invasione dello stadio di Livorno: giocatori, agenti e tifosi formano un gruppo unico (Tel.)

Luoghi citati: Livorno, Milano