I misteriosi «linfociti» che ci difendono dalle iniezioni

I misteriosi «linfociti» che ci difendono dalle iniezioni Una scoperta maturata negli ultimi anni I misteriosi «linfociti» che ci difendono dalle iniezioni Sono un tipo di globuli bianchi dotati di capacità singolari: riconoscono le sostanze nocive entrate a contatto con l'organismo e apprestano la difesa - Ora si spera di potere utilizzare le loro caratteristiche per la lotta contro il cancro Nel corso di questi ultimi cinque anni una cellula sanguigna della serie « bianca » — il linfocito — ver lungo tempo considerato, dagli stessi studiosi del sangue, come una figura di secondo piano, ita fatto carriera. Ci sono voluti quasi cent'anni prima che il linfocito trovasse la sua riabilitazione: oggi, però, esso è al centro dell'attenzione di tutti i ricercatori. Perché ci si è accorti che questo tipo di globulo bianco è uno dei più importanti « strateghi » dell'organismo; che è dotato di una prodigiosa « memoria »; che è capace di assicurare la più incessante protezione immunitaria; che è il punto chiave per la soluzione del problema degli innesti e dei trapianti; e che, forse, potrà essere sfruttato per proteggere la vita dell'uomo dagli assalti di certe cellule cancerose. Il sangue, come è noto, contiene due tipi di globuli bianchi: i «granulociti» (cellule capaci di eliminare, direttamente imprigionandoli e « digerendoli », i microbi aggressori), caratterizzati da granuli nel citoplasma e da un nucleo polilobato; ed i « linfociti », cellule rotondeggianti, senza granuli, con un nucleo tanto grande da occupare, praticamente, i 9/10 della loro superficie cellulare: e sulla funzione dei quali, sino a pochi anni fa. si sapeva ben poco. Perché, ci si chiedeva, il linfocito ha quel grosso nucleo, apparentemente sproporzionato, così « importante» da non trovare l'equivalente in tutto il resto dell'organismo? La risposta, oggi, la sì conosce: nel grande nucleo della cellula è immagazzinato il materiale chimico, estremamente complesso, che permette la « memoria » prodigiosa della cellula. Ma a cosa serve questa memoria e di che cosa si deve ricordare il linfocito? Il linfocito giovane è un soldato nato per la difesa dell'organismo. Ma è un soldato sprovveduto, un combattente solo potenziale: non ancora pronto per essere inviato al fronte. E' una recluta: e bisogna che impari a riconoscere ed a combattere il nemico. L'organismo, allora, gli fa fare un corso dì addestramento e lo invia alla « frontiera ». Il linfocito, nelle zone « frontiera » dell'organismo — quelle che sono a contatto diretto dell'ambiente esterno (pelle, mucosa respiratoria, mucosa intestinale) — impara a riconoscere i nemici che si trovano da quelle parti: cioè il microbo, il virus, il parassita, la sostanza allergizzante, tutto ciò che, in biologia, viene chiamato « l'antigene ». L'addestramento, a questo punto, è fatto: perché la memoria dì questo tipo di glo buio bianco è tale da ricordare le centinaia e centinaia di mìcrobi e di virus con cui è venuto a contatto: e da saperli sempre riconoscere per ciascun loro segno partìco- ÉlÉÉ É Linfociti al microscopio: ogni millimetro cubo di sangue contiene in media 5 milioni di globuli rossi e 7 mila globuli branchi. Di questi, 1500 sono linfociti lare. Da quel momento, quando un qualsiasi nemico attacchi l'organismo, il linfocito è in grado di mettere in azione la sua capacità di « identificazione - neutralizzazione ». La sua azione neutralizzante — che funziona silenziosamente e selettivamente, con un meccanismo analogo a quello con cui la guaina di un pugnale rende inoffensiva la lama — è quella della liberazione di anticorpi a struttura chimica meticolosamente adattabile a quella dell'antigene. Le cose, in pratica, non sono così semplici né così schematiche come può sembrare; di popolazioni linfocitarle, intanto, ne esistono due: luna, a vita breve (di circa 3-4 giorni) che, dal timo e dal midollo osseo va al sangue e dì qui ai tessuti (probabilmente a portar nucleosidi alle cellule epiteliali in rapida moltiplicazione); l'altra, a vita lunghissima (di qualche anno), impegnata in un continuo va e vieni (linfa-sangue-tessutilinfa), con una precisa e fondamentale funzione di « cellule memoria ». E' per merito di queste difese che non ammaliamo due volte di parotite o di rosolia. Al primo contatto col virus, sì, ci ammaliamo: perché i linfociti non sono addestrati; ma al secondo no: perché quando lo stesso virus torna all'attacco i linfociti hanno le armi pronte per neutralizzarlo. Funziona sempre tutto così bene in questo esercito di linfociti? Non sempre: perché, anche qui, esistono i traditori e si presentano gli inconvenienti. Qualche volta i linfociti « tradiscono » e rivolgono le loro capacità contro le strutture stesse dell'organismo: e provocano le malattie da autoanticorpi, quelle in cui l'organismo volge, per errore, le proprie difese immunitarie contro i suoi stessi tessuti. Altre volte i linfociti « perdono la memoria » e dimenticano le esperienze già vissute (feno¬ meno che si riscontra nel linfogranuloma maligno e nelle leucemie). Infine, l'efficacia stessa dei linfociti può, in particolari occasioni, diventare un inconveniente: come quando si tenti un trapianto, di tessuto o di organo, tra soggetti che non siano gemelli. I linfociti, in questo caso, non stanno certo a tener conto delle buone intenzioni e dell'utilità del trapianto. Continuano a fare il loro dovere e, quindi, attaccano, coi loro anticorpi, il tessuto estraneo: e, nel giro di qualche giorno lo neutralizzano e lo distaccano (di qui la necessità, per ottene¬ re la tolleranza di un trapianto, di « deprimere » — con appositi farmaci — l'azione dei linfociti). Il problema nuovo — quello che potrebbe anche riempire di speranze — è quello di riuscire a dirigere — secondo i nostri intendimenti — l'azione dei linfociti contro questo o quel nemico « bersaglio »: ad esempio, contro una determinata categoria di cellule indesiderabili e, quindi, da distruggere. E' chiara la speranza che ne nasce: che la missione d'avvenire, per il linfocito, sia la lotta diretta contro le cellule del cancro. il dottor X